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 2010  aprile 22 Giovedì calendario

I MODELLI MATEMATICI E LA REALTA’ COME ILLUSIONE

Con il blocco dei voli e il faticoso rientro alla normalità c’è un nuovo imputato. Non più la natura che rivela il suo volto indifferente ai desideri umani o la stessa imprudenza di Homo sapiens ma… la matematica. Di fronte all’imprevista esplosione del vulcano islandese, gli esperti hanno fatto ricorso a un qualche modello matematico: nella fattispecie, a quelli che analizzano le dinamiche delle polveri inquinanti nell’atmosfera. Abitualmente noi tutti «pensiamo per modelli», anche se non ne siamo sempre consapevoli. Pensiamo alla cartina della città dove abitiamo, che consultiamo per raggiungere un qualche edificio: un cinema, un teatro, un museo, ecc. Individuato l’obiettivo sulla carta siamo in grado di ricavare anche le istruzioni per raggiungerlo nella realtà. Ma una carta geografica di Milano non è la Milano reale, è solo una sua versione semplificata e «maneggevole». Lo stesso si può dire delle equazioni matematiche che prima traducono in numeri situazioni reali e poi vengono trattate ricorrendo a potenti calcolatori. In tutti questi casi si operano semplificazioni e approssimazioni, un po’ come quando i mercanti tengono conto delle merci inviate, ma non degli involucri in cui le spediscono. L’immagine era già di Galileo Galilei; ma oggi sappiamo, persino da qualche storiella di Paperon de’ Paperoni, che trascurare come irrilevante qualche dato può portare a una cocente delusione e a un ingente danno economico!
Il punto che i critici impazienti della modellizzazione matematica dimenticano è che questa procedura non è solo scienza, ma anche arte, poiché sceglie fra modi diversi di analizzare il problema, modi che hanno virtù e vizi differenti. Così, nel caso in questione, alcuni modelli permettono di tracciare i flussi delle varie «polveri» per ampi settori dell’atmosfera, ma sono di grana grossa e non consentono previsioni precise sui dettagli. Altri, invece, sono di risoluzione molto più fine, ma questa maggiore esattezza locale rende difficile la generalizzazione globale. Basta un piccolo scarto dalla realtà nella rilevazione dei dati che vengono introdotti nel modello per ottenere una «previsione» sballata! Lo sapevano già – a proposito di meteorologia – grandi fisici e matematici all’inizio del secolo scorso, prima ancora che si disponesse del computer. L’impiego del quale oggi non dispensa da quella finezza interpretativa che è necessaria perché non si prenda il modello per la realtà, nell’illusione che «i numeri» sciolgano da sé le nostre preoccupazioni politiche ed economiche.
Giulio Giorello