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 2010  aprile 22 Giovedì calendario

LADY ZAPATERO, L’ANTIPOLITICA «SONO PRIGIONIERA A MADRID»

Ora si sa qualcosa in più dell’inaccessibile consorte di José Luis Rodríguez Zapatero, la misteriosa e sfuggente Sonsoles Espinosa. Si sa che, nata e cresciuta come una semplice ragazza di provincia, nella capitale frigge come in padella.
Si sa che si sente ancora e comunque un’anonima cittadina e che non rinuncerà alla sua inviolabile privacy o alla sua carriera di soprano per nessuna ragione, neppure quella di Stato. Si sa che non si è mai sentita e mai si sentirà una first lady, ruolo che lascia volentieri alla regina Sofia e alla principessa Letizia. Si sa che si sente più felice quando passeggia in incognito per i viali di Parigi, o almeno in quelli di Barcellona, che nel centro di Madrid. E si sa che non intende imporre al marito di lasciare la Moncloa. Probabilmente era proprio questo il messaggio che doveva uscire dalla sede del governo dopo i recenti pettegolezzi secondo i quali la signora Zapatero remerebbe contro una terza (e ancora abbastanza lontana) candidatura del premier in carica.
Ma siccome in nove anni di vita all’ombra della carriera politica del marito, e in sei anni alla Moncloa, Sonsoles non ha mai concesso un’intervista, il chiarimento poteva arrivare soltanto per procura, con il consenso dell’interessata. Al mensile Vanity Fair, edizione spagnola, sono state aperte le porte e le confidenze degli amici più stretti della coppia, derogando alla «legge del silenzio» solamente per il tempo di qualche vecchia domanda in sospeso. Tipo: come spiega d’aver respinto l’invito al 70 esimo compleanno del Re per andare a cantare l’Aida al Liceo di Barcellona? «Si scusò, con molta naturalezza. Aveva un impegno di lavoro. fondamentalmente una donna educata e cortese» risponde Marifé Santiago, direttrice del Dipartimento di Istruzione e Cultura dell’Ufficio di presidenza e amica personale di Sonsoles. Con la quale frequenta musei, teatri lirici e cinematografi, evitando scrupolosamente prime e vernissage. Perché, se non fosse ancora chiaro, la cultura – per la moglie di Zapatero – non è un evento mondano. La sua spesso sottolineata assenza dagli atti ufficiali, a parte gli appuntamenti istituzionali obbligatori, come la Pasqua Militare e la festa della Costituzione, è da addebitare a una drastica selezione degli impegni: «Ci sono, quando devo esserci» avrebbe spiegato la primera dama ai suoi amici. Il meno possibile. C’era, perché non poteva non esserci, al vertice del G20 in Pennsylvania, nel 2009; c’era, per la stessa ragione, al battesimo dell’Infanta Eleonor, tre anni prima; c’era, quando arrivarono in visita ufficiale Sarkozy e Carla Bruni. E, in quell’occasione, riuscì a stupirsi della gara di bellezza allestita dai giornali tra la padrona di casa e la sua ospite franco-italiana. «Chi, in Germania, si preoccupa dell’aspetto del marito di Angela Merkel?» s’interroga, come lei, Marifé Santiago.
Gli amici di León, la città in cui Sonsoles è cresciuta, si è laureata e ha sposato Zapatero, nel 1990, sono i depositari della sua nostalgia per la tranquillità perduta: «Quando si conobbero – racconta l’amica Lola – José Luis cominciava l’ascesa politica, spesso le dava buca e lei lo aspettava studiando. Era abituata ad aspettarlo». Traslocò controvoglia a Madrid, per assecondare le ambizioni politiche del marito, ma non abdicò alle sue aspirazioni personali: una lunga carriera da soprano che, con suo disappunto, viene spesso confusa con una passione amatoriale.
Alla prima audizione per entrare nel coro della Cappella Reale di Madrid, si presentò come una candidata qualunque: «Non la riconobbi – assicura il direttore Oscar Gershensohn ”, mi disse che era a Madrid per il lavoro del marito e pensai che fosse la moglie di un funzionario». Senza sbagliarsi di molto, secondo Sonsoles, che non ha modificato le abitudini dei tempi del fidanzamento: aspetta che José Luis finisca e torni da lei.
Elisabetta Rosaspina