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 2010  aprile 22 Giovedì calendario

SE IL VULCANO SI ARRABBIA NON C’ENTRA L’IRA DEGLI DEI - I

terremoti? Tutta colpa delle donne. Sembra una battuta da bar, ma è invece la serissima diagnosi dell’iraniano Kazim Sadeghi. I costumi femminili sempre più corrotti sono all’origine dei cataclismi. Le donne non si vestono secondo le regole. Gli uomini perdono la testa. Si diffondono promiscuità e adulterio. La società impazzisce. E imperversano i terremoti. Sadeghi non è uno qualsiasi. L’ayatollah Khamenei lo ha scelto come vice per la guida della preghiera del venerdì. Il monito sull’immoralità generatrice di cataclismi va ben oltre le regole coraniche. Il presidente Ahmadinejad ha da poco annunciato nuovi terremoti in Iran, Paese ad alto rischio sismico, ed in particolare a Teheran. I dodici milioni di abitanti della capitale sono troppi. Soprattutto quando lo contestano. Ne sposteremo una parte, ha annunciato il presidente.
L’uso della religione per far fruttare politicamente un cataclisma non è prerogativa dell’Islam. Per il telepredicatore cristiano Pat Robertson, l’uragano Katrina ha punito l’America per aver legalizzato l’aborto e la catastrofe di Haiti deriva dal patto col diavolo contratto dagli haitiani per liberarsi dai francesi. Neppure è prerogativa dell’Islam l’uso magico della religione. In una ricerca sull’Africa subsahariana, il Pew Forum ci informa che se il 30% dei musulmani crede in sacrifici agli spiriti contro il male, lo stesso avviene per il 25% dei cristiani. Ben diversa la lezione della campagna di preghiera che ha votato i cattolici cileni alla solidarietà nazionale dopo il terremoto; o l’esempio del pastore luterano che guidò nella ricostruzione i parrocchiani di Kirkjubæjarklaustur dopo la grande eruzione islandese del 1783.
Davanti alle forze della natura, e ancora sotto le ceneri del vulcano Eyjafjallajökull, ribolle quella miscela di antico e nuovo, di mondano e fideistico, di interessi e devozione, che è la cifra del religioso nel mondo secolarizzato. La differenza che conta non è più tra fede e scienza; e neppure tra religioni buone e religioni cattive. Ma tra credenti responsabili e non. Tra credenti che amano la terra e credenti che la temono.
Marco Ventura