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 2010  aprile 22 Giovedì calendario

RAI, IL CASO RUFFINI E LE POLTRONE «MOLTIPLICATE»

Rai, l’universo delle contraddizioni. Per risolvere l’intricata matassa Minoli-Ruffini, la direzione generale Rai fonda tre nuove direzioni sulle ceneri di quel Rai Digit, cioè il complesso dell’offerta digitale, che non ha mai visto la luce e a novembre venne virtualmente affidato a Paolo Ruffini (il quale presentò un piano mai approdato in Consiglio) quando venne allontanato da Raitre. Nasce Rai Premium, dove confluiranno Rai 4 (che resterà diretta da Carlo Freccero) e Rai Movie (l’ex Rai cinema più fiction). Quindi Rai Giovani, composta dai canali Rai Yoyo e Rai Gulp. Infine Rai Cinque, che si radicherà a Milano, racconterà l’Expò ma anche il made in Italy. Poltrona già prenotata dalla Lega, che comunque resterà sotto il coordinamento del vicedirettore generale Antonio Marano, plenipotenziario di Bossi alla Rai. Lo stesso accadrà per Rai Giovani a Torino.
E dov’è la contraddizione? Proprio mentre le direzioni crescono, il direttore generale Mauro Masi ha sul tavolo un piano industriale molto serrato di tagli, revisione delle spese, esodi di personale, interventi su tutte le aree di gestione che dovrebbe portare alla fine del 2012 a un attivo di 30 milioni di euro contro il buco previsto di 600 milioni (e senza aumento del canone). Masi ne parlerà mercoledì in Consiglio, sono previste due ore di esposizione.
La storia Rai è piena di direzioni aperte e chiuse. Sono in tanti, soprattutto al ministero per i Beni culturali, a rimproverare alla Rai la chiusura decisa nel luglio 2003 (direttore generale Flavio Cattaneo) di Raisat Art, unico canale satellitare culturale di un Paese che dovrebbe avere nei beni culturali un motore economico. Il pretesto fu la mancanza di interesse da parte di Sky, la piattaforma satellitare. Col digitale terrestre, molti rimpiangono Raisat Art e parlano di errore strategico.
Nel 2000 nacque «Serra creativa», tentativo di «fabbrica di idee giovani». In ufficio un tavolo da ping pong, mobili laccati in rosso, stucchi veneziani color salmone alle pareti. A disposizione dei futuri geni le inquietanti «carte della creatività» che distillavano gocce di inventiva: «fermati», «hai ragione tu», «pensa come un sarto», «ragiona come un pittore». Durò poco più di un anno.
Ma quando e come si chiuderanno i «casi» Minoli e Ruffini? Il Consiglio è slittato da ieri a martedì prossimo. Masi assicura a chi gli è vicino di considerare Minoli «un numero 1, una risorsa essenziale». Il 26 maggio Minoli compie 65 anni, età pensionabile per i dipendenti Rai, ma da tempo ha già in tasca la nuova nomina a responsabile della struttura «Rai per i 150 anni dell’Unità d’Italia», progetto che sta a cuore al Quirinale e che risponderà direttamente alla direzione generale.
La proposta di Masi per Minoli prevede venti unità di organico a sua disposizione, da individuare nell’organico di Rai Educational e Rai Storia. Un budget di 8 milioni l’anno per la realizzazione de «La storia siamo noi» (scorporata da Rai Educazione) e di «Dixit» (da Rai Storia), che Minoli continuerà a dirigere, gestire e condurre: 5 milioni sottratti portati da «La storia» più altri 3. Minoli potrà anche disporre delle risorse economiche che altre direzioni (Reti, Tg, Rai Fiction) destineranno al progetto. Avrà spazi specifici di palinsesto (quelli de «La storia siamo noi» e altri) per «conferire massima visibilità al progetto».
Ed eccoci alla moltiplicazione delle direzioni e al nodo Ruffini. Masi intende far votare martedì una proposta che prevede la nomina dell’ex direttore di Raitre a direttore di Rai Educazione (con i canali Rai Storia e Rai Scuola) e di Rai Premium, con l’incarico di collaborare col direttore generale per il completamento strutturale e organizzativo della direzione stessa. In quanto al budget, il Cda Rai reintegrerà i 5 milioni a Rai Educazione. Una discussione in extremis, a un passo dalla causa in tribunale, nonostante il presidente Paolo Garimberti, dalla fine di febbraio, abbia continuato a inserire nell’ordine del giorno il problema dell’ex direttore di Raitre. Come si sa, Ruffini il 29 aprile si troverà davanti al giudice del lavoro con l’articolo 700, ovvero con carattere di urgenza. Vista l’offerta così come si sta delineando, l’ex direttore di Raitre potrebbe continuare il suo percorso che lo porta di fronte alla magistratura del lavoro chiedendo il reintegro a Raitre parlando di «demansionamento» e di «rimozione politica» da Raitre.
Le direzioni aumentano e nel frattempo restano senza incarico almeno quattro direttori: Piero Badaloni, Stefano Gigotti, Sandro Testi e Antonio Caprarica (trasferito a Londra in attesa di nomina a commentatore di fatti europei). E almeno quattro vicedirettori come Raffaele Genah (Tg1), Lella Marzoli (Giornale radio), Giuseppe Casagrande e Dario Carella (TgR).
Paolo Conti