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 2010  aprile 22 Giovedì calendario

TRA I DUE LITIGANTI TREMONTI GODE

La rete contro le élite. O del moto immobile di Giulio Tremonti. Se c’è un protagonista del PdL che ha tutte le ragioni per conservare un religioso silenzio in queste ore è il ministro dell’Economia. Il quale oggi prenderà parola alla direzione convocata per il sommovimento generato da Gianfranco Fini proprio dopo che, due giorni fa, è saltato un incontro organizzato dalle due fondazioni che si richiamano ai due protagonisti, Res Publica e FareFuturo. Si sarebbe dovuto chiamare ”Flussi migratori e sistema Italia”: ha dato forfait il presidente della Camera. Dire che si sarebbe trattato di un passaggio di consegne è forse superficiale, ma non lontanissimo dal vero. La primavera 2010, politicamente fatta dell’avanzata leghista e di un’opposizione al governo che si consuma tutto dentro al PdL, anche per assenza di quella vera, restituisce un solo, attendista, vincitore.
PROFETA IN PATRIA
 una vittoria strategica: il ministro lavora dietro le quinte, parla poco e con toni a metà tra il vaticinio e il vetriolo. Anche oggi si presenterà senza un discorso scritto ma con le idee cartesianamente chiare e distinte di chi non è in necessità di strepitare o di infierire, ma può permettersi di osservare l’implosione altrui. Tra rete ed élite, la manovra tremontiana mette davanti la prima. L’accelerazione di Fini poggia su un network istituzionale e mediatico, fatto di asse saldo con il Quirinale, di ottimi rapporti con la stampa, di un manipolo di fedelissimi, di appoggi internazionali. Il portato di queste ore restituisce una fuga in avanti priva di un autentico respiro. Molto dipenderà dai toni, dalla regìa e dall’esito della lunga direzione di oggi, ma il presidente della Camera pare destinato a un ruolo contemporaneamente più riconoscibile e meno efficace. Fare l’azionista di minoranza di un partito che non è esattamente la Democrazia cristiana quanto a organizzazione interna, per di più in un sistema elettorale senza le preferenze e con un leader irraggiungibile nel consenso, significa di fatto veder crollare le chance di gareggiare nell’imponderabile fase che va sotto il nome di successione a Berlusconi. Una partita che pare impensabile giocare, oggi, contro il capo e non con lui. Rispetto a Fini, Tremonti potrà raccogliere il frutto di una manovra di reti che l’ha portato a capitalizzare al massimo il momento felice della Lega Nord, partito che vede il ministro come vertice privilegiato del rapporto col PdL su cui si basa il governo. Il tecnocrate che faceva diventare matti i cattolici sforbiciando i fondi alle scuole non statali o con una gestione ”poco gradita” del 5 per mille è stato ricevuto da un certo Benedetto XVI, col quale i rapporti sono solidi da tempo. Il ministro mani di forbice protagonista di uno scontro aperto con le Fondazioni bancarie e disposto alla faccia dura con i grandi capi degli istituti italiani si è seduto al desco con Giovanni Guzzetti e con gli stessi capi ha stretto una pace che permette al premier di paragonare la situazione del credito nel nostro Paese a quella dei partner senza sfigurare. Il bizzoso e imitatissimo ”commercialista di Sondrio” (come lo chiama Renato Brunetta: la sconfitta di Venezia, dicono i maligni, è la ciliegina sulla torta dell’ascesa tremontiana) di cui i giornali amano raccontare il
rapporto dialettico col premier e dispotico con i colleghi ha scalato la vetta delle beatitudini incassando una santificazione da Berlusconi che qualcuno ha letto come giustificazione preventiva di eventuali manovre correttive.
LA LETTERA DI CDB
Il grande assalto che sarebbe partito su via XX Settembre in caso di scivoloni elettorali alle Regionali (situazione conosciuta da Tremonti nel 2004), fatto di contestazione della linea del rigore, è stato scongiurato dalle vittorie di Lazio e Piemonte e consegna al superministro una gestione, se non tranquilla, di sicuro meno accidentata di quella che lo vide esposto, sei anni fa, al martellamento del ”sottogoverno” Udc-An. Non solo: per paradosso, l’azione politica di un Fini che contesta la supremazia della Lega nell’agenda dell’esecutivo finisce esattamente per realizzare questa profezia, emarginando chi dovrebbe contrastarla sui banchi del governo, in Parlamento, sul territorio. E Tremonti, senza sgomitare, è lì, tra Bossi e Berlusconi: il federalismo fiscale passerà da lui e dai supertecnici che si muovono sull’asse Carroccio-ex FI. Nella dimensione nazionale e nel rapporto col Sud si giocherà la vera partita.
E poi, se il peso di un contendente ha da misurarsi dalla statura dei suoi rivali, Fini deve guardarsi da troppe amicizie in campo avverso; Tremonti scatena livori d’eccezione: oggi sul Foglio sarà pubblicata una lettera di Carlo De Benedetti. Un lungo intervento di politica economica, con ampi cenni alla politica fiscale (!) e pare una ragionata critica al ministro dell’Economia. Che da oggi, anche per questo, può sentirsi in tasca la tessera di numero due.