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 2010  aprile 21 Mercoledì calendario

MARCHIONNE GUIDA DA SOLO GLI AGNELLI SCENDONO DALL’AUTO

Non si ricordava un giorno così per il titolo Fiat da una vita. In una sola seduta in Piazza Affari le azioni ordinarie del gruppo torinese sono aumentate del 9,26%, e il titolo ha chiuso a 10,42 per cento. Balzo in avanti a due cifre per le azioni di risparmio e quelle privilegiate.
In poche ore la capitalizzazione di Borsa è cresciuta di 961,8 milioni di euro (843,43 le ordinarie, 70,99 le privilegiate e 47, 41 le risparmio). Quasi un miliardo di euro in più: quattro volte il balzo in avanti della scuderia Fiat nel febbraio dell’anno scorso, dopo che il governo annunciò il varo degli incentivi per rottamare le auto. Tanto che fra le grida è circolata una battuta velenosa: ”Allora era meglio rottamare l’autista!”.
La scommessa
Tanta effervescenza in realtà non è legata alla rottamazione (volontaria) di Luca Cordero di Montezemolo, che sarà pure accompagnata dai suoi incentivi. L’entusiasmo sembra legato invece alla previsione di quanto spiegherà oggi l’amministratore delegato del gruppo, Sergio Marchionne, presentando il piano industriale 2010-2014: il cuore di quel documento sarà la separazione dell’auto dal resto della Fiat. I mercati scommettono su uno spin-off destinato agli attuali azionisti, che dovrebbe valorizzare le attività auto motive attraverso una nuova società in cui confluisca anche Chrysler. Ma l’ipotesi non è l’unica in campo: si accredita anche l’eventualità di svuotare semplicemente Fiat Group dell’auto, che sarebbe apportata a Chrysler e lasciando in pancia alla holding ora guidata da John Elkann i marchi delle altre attività industriali (Iveco, Comau, Cnh, Magneti Marelli e Teksid) oltre alle attività diverse (editoria e pubblicità). In una ipotesi si potrebbe arrivare a una diluizione delle quote degli azionisti e quindi anche della famiglia Agnelli attraverso Exordiluendo il controllo del gruppo e naturalmente attirando di più l’interesse del mercato. Nell’altra ipotesi più temuta anche da politici e sindacalisti italiani l’asse dell’auto si sposterebbe più facilmente verso gli Stati Uniti, dove Marchionne probabilmente resterà a tempo quasi pieno, e diventerà più fragile la presenza degli stabilimenti produttivi in Italia.
Ombre sinistre
E’ soprattutto questo il fantasma che attende l’ufficializzazione del piano di oggi. Perché non in pochi hanno temuto che la spugna gettata ieri da Montezemolo fosse proprio legata a un piano auto politicamente difficile da gestire. Lo ha capito il presidente uscente e davanti ai giornalisti ha voluto subito gettare acqua sul fuoco: «Un piano», ha sillabato, «ambizioso e ampio, che approvo totalmente».
Franco Bechis, Libero 21/4/2010