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 2010  aprile 21 Mercoledì calendario

IL RITORNO DELLA FAMIGLIA ALLA GUIDA

Gli Agnelli si riprendono la Fiat nel momento in cui il Lingotto si divide in due, da una parte il non-auto (trattori, camion e altre attività), dall’altra l’auto per affrontare altri cinque anni terribili per la crisi mondiale, dopo quelli altrettanto turbolenti per la crisi finanziaria superati grazie al ”convertendo” delle banche. Luca Cordero di Montezemolo annuncia l’abbandono della presidenza Fiat e al suo posto sale John ”Yaki” Elkann, attuale vice, l’erede designato dal nonno Gianni Agnelli che a soli 21 anni lo volle nel cda del gruppo dopo la morte improvvisa di Giovannino, figlio di Umberto, destinato a prendere in mano la Fiat. Elkann a 34 anni, siederà su quella poltrona che l’Avvocato conquistò nel ”66 a 45 anni. Il ”Nipote perfetto” come lo ha definito il Financial Times qualche anno fa, diventa il plenipotenziario del gruppo aggiungendo alla presidenza di Exor gli incarichi nel gruppo industriale e prossimamente anche quello nella Giovanni Agnelli sapaz che gli cederà Gianluigi Gabetti, il super-consigliere che ha ispirato a giugno 2004 il traghettamento da Umberto, appena scomparso, all’accoppiata Montezemolo-Marchionne, con una mossa della famiglia per sventare il tentativo dell’allora timoniere Giuseppe Morchio di aggiungere alla carica di a.d. anche quella di presidente per impossessarsi del gruppo. Una tripletta che salda il controllo societario e ”politico” degli Agnelli attraverso il delfino, figlio di Margherita, la primogenita dell’Avvocato. Il passaggio di consegne tra Montezemolo e Elkann segna la fase nuova che affronterà il Lingotto attraverso un piano che l’a.d. Sergio Marchionne, dopo il consiglio odierno anticipato alle ore 8,30, annuncerà al mercato. Con l’obiettivo, previa separazione mediante scissione proporzionale, di Iveco, Cnh, Comau, Magneti Marelli, di puntare a 5,5 milioni di vetture per il 2015 - due milioni in più - di cui circa la metà prodotte da Chrysler. Con la scissione, da perfezionare forse entro fine anno, la newco con camion, trattori e attività minori e una quota parte dei 5 miliardi di debiti, sarà automaticamente quotata in borsa con un valore che dovrebbe aggirarsi al 75-80% dell’attuale valore di mercato. La società sarà controllata al 30% da Exor e dagli attuali azionisti di Fiat secondo un rapporto di concambio che dovrebbe aggirarsi su due nuove azioni per ogni titolo posseduto. L’avvento di Elkann ai vari livelli societari fuga il timore di un disimpegno della famiglia che anzi rafforza la presa sul gruppo, ma la separazione servirà a creare le premesse per le aggregazioni dell’auto, che si porterà dietro il 20% di Chrysler destinato a salire al 51% nel 2013. Il neopresidente sogna «una Fiat più forte, col cuore e testa in Italia». Eppure ieri mattina, alle prime indiscrezioni dell’uscita di Montezemolo, nel governo ci sarebbe stato qualche brivido: nessuno dell’esecutivo infatti era stato informato del cambio della guardia. Sembra che il ministro Claudio Scajola, d’intesa con Silvio Berlusconi e Gianni Letta, si sia messo in contatto col presidente uscente che l’avrebbe tranquillizzato: l’avvicendamento non prelude a una de-italianizzazione di Fiat sancita nel piano al 2014, ma sarebbe la fine di un’éra e l’inizio di un nuovo ciclo. Poi le visite istituzionali al Quirinale e a palazzo Chigi. Con Elkann nel ruolo di azionista che prende a cuore le sorti dell’impresa di famiglia, forte di un ruolo anche fuori da Torino riconosciutogli di recente con l’ingresso nel comitato di presidenza di Confindustria.