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 2010  aprile 21 Mercoledì calendario

Dario Brazzo, 50 anni. Di Villadose in provincia di Rovigo, sposato e padre di due ragazzi, imbianchino, titolare di una piccola ditta individuale, «gran lavoratore, uomo affidabile e molto onesto, estroverso, vivace», da un paio di mesi s’era fatto «cupo, silenzioso», tanto che il figlio Andrea, 25 anni, di continuo gli chiedeva: «Cos’hai papà?»

Dario Brazzo, 50 anni. Di Villadose in provincia di Rovigo, sposato e padre di due ragazzi, imbianchino, titolare di una piccola ditta individuale, «gran lavoratore, uomo affidabile e molto onesto, estroverso, vivace», da un paio di mesi s’era fatto «cupo, silenzioso», tanto che il figlio Andrea, 25 anni, di continuo gli chiedeva: «Cos’hai papà?». Lui ogni volta gli rispondeva che tutto andava bene, e invece in cuor suo era disperato perché il lavoro era calato, in più tre clienti che gli dovevano un sacco di soldi non scucivano un centesimo e così s’era ritrovato pieno di debiti e soffocato dalla vergogna di non poter pagare i dipendenti e mantenere la famiglia. Lunedì sera scesa nel garage della sua casetta, legò una corda a una trave, un capo se lo passò attorno al collo, e si lasciò penzolare. Un biglietto: «Grazie a chi non mi ha pagato». Serata di lunedì 19 aprile in una casa a Villadose in provincia di Rovigo.