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 2010  aprile 21 Mercoledì calendario

MAMMA CHE TV

La mamma lancia il suo appello alla figlia per riuscire finalmente a ritrovarla. Sono tanti anni che lo desidera. La conduttrice di Festa Italiana, la trasmissione del pomeriggio di Raiuno, Caterina Balivo, dà il meglio di sé. Stimola l’ospi - te e - pur precisando che lei non può cercare nessuno - nei fatti appoggia questa aspirazione compressa dalla gabbia della legge. Non spiega che la ex bambina invocata davanti a milioni di telespettatori (ora divenuta una giovane donna) si è ricostruita una nuova vita in una famiglia che l’ha accolta come se fosse una figlia e che potrebbe vivere questo evento come un trauma. Nessuno pensa a quella fucilata nel salotto di casa che disintegra in un attimo un fragilissimo equilibrio costruito in più di un decennio. Non c’è tempo per spiegare che la legge tutela solo la parte debole, la figlia adottata, e sacrifica le aspirazioni, magari legittime ma tardive, della mamma naturale. La televisione del pomeriggio sulla rete ammiraglia del servizio pubblico non ama le spiegazioni e punta solo alle emozioni. Non si cura delle conseguenze dell’amore, non pensa al futuro degli altri ma vive nel presente dello spettacolo. Così nessuno ferma la mamma quando rivela l’età esatta della ragazza e anche l’anno nel quale è stata adottata. Lo scopo della trasmissione è in fondo quello. C’è anche una rubrica dal titolo apposito: ”Ti cerco”. Quando viene a conoscenza di questa trasmissione andata in onda il 10 marzo scorso il presidente del Tribunale dei minori di Genova, Adriano Sansa, già sindaco della città, salta sulla sedia. La legge prevede una muraglia cinese tra la famiglia naturale e il bambino adottato. Per esempio, la cartella clinica che rende identificabile la donna che non ha riconosciuto il proprio nato può essere data in copia solo dopo cento anni. Sansa scrive immediatamente al Garante della privacy. L’autor ità nel frattempo aveva già ricevuto gli esposti della famiglia adottiva, che fortunatamente era riuscita a tenere nascosta la notizia alla ragazza. L’Autorità garante presieduta da Francesco Pizzetti affida gli accertamenti al commissario Mauro Paissan e a tempo di record arriva il provvedimento di blocco del trattamento dei dati nei confronti di Festa Italiana. La caccia alla famiglia naturale è interrotta. Non solo e non tanto per la puntata del 10 marzo, che autonomamente la Rai, dopo l’incontro con gli esperti dell’Autorità garante aveva provveduto a ritirare da Internet, quanto riguardo alle due puntate successive. Festa italiana infatti era tornata a lasciare spazio ai familiari naturali alla ricerca dei figli adottivi nelle puntate del 30 marzo e del primo aprile. In un caso la violazione è ancora più grave: mentre una donna matura invoca nella commozione del pubblico e della conduttrice il ricongiungimento con la sorellina che tanti anni prima era stata affidata, come lei, a una famiglia adottiva, scorrono le immagini in bianco e nero della famiglia naturale. Così tra un’inquadratura glamour delle gambe della conduttrice e uno stacchetto musicale, sull’ammira - glia del servizio pubblico va in onda l’ultima invasione della vita delle persone. La più violenta. Anche perché incurante delle proteste dei diretti interessati. L’Anfaa, l’associazione delle famiglie adottive che ha denunciato al Garante gli ultimi tre casi, aveva già pubblicato nell’apr ile del 2009 la lettera di diffida di un avvocato di una figlia adottiva. La diffida indirizzata a Festa Italiana e ai legali e dirigenti della Rai ricostruiva una storia agghiacciante. Un pomeriggio una signora era stata chiamata a casa da un redattore di Festa Italiana che le aveva svelato la sua vera storia. Ecco quello che scriveva il legale: ”Nel corso di queste tre telefonate il giornalista proponeva alla mia cliente dapprima di recarsi a Roma il giorno successivo a un incontro con la redazione per ascoltare l’appello registrato in video da detta signora (la mamma naturale, ndr) per poi, il giorno successivo incontrare la stessa e il di lei figlio e quindi, nel pomeriggio medesimo registrare la puntata. La mia cliente veniva richiamata alle ore 19, in questa quarta telefonata le veniva letta la sua ”sche - da” contenente a dire del conduttore la sua vera storia ovviamente narrata dalla sua supposta madre naturale... la signora in questione avrebbe riferito che, a causa di sue temporanee difficoltà, la bambina sarebbe stata in un primo tempo collocata in un istituto di una città del nord Italia e poi le sarebbe stata portata via, con l’inganno, da una famiglia benestante che si era offerta di mantenerla. Al termine della lettura della scheda la mia cliente, era comprensibilmente confusa... la mia cliente chiedeva di non essere più disturbata”. L’avvocato per porre fine a questo stillicidio era stato costretto a scrivere chiaramente alla Rai che il comportamento sopra descritto violava la legge. Giorgio Gambino, autore della trasmissione, nega: ”I fatti non si sono svolti in quel modo e comunque non c’è stata nessuna conseguenza legale”. Forse anche per questo, nonostante quella diffida, Festa Italiana per mesi ha continuato a mandare in onda servizi che puntavano a rintracciare i figli adottati. Fino a quando il Garante della privacy è intervenuto con un provvedimento dell’8 aprile scorso che ordina alla Rai di bloccare ogni diffusione, anche su Internet delle tre puntate del 10 e 30 marzo e del primo aprile. Il relatore del provvedimento Mauro Paissan spiega: ”La legge sull’adozione è chiara e tutela solo il figlio adottivo. Solo lui può chiedere di sapere il nome del genitore naturale dopo i 25 anni di età e con determinate cautele. Mentre non permette alla madre naturale di fare questo percorso al contrario. Comunque la legge affida al Tribunale dei minori questa delicatissima valutazione che non può essere certo fatta da Caterina Balivo e dalla Rai. Rispettiamo i sentimenti delle mamme e dei fratelli, ma quella che va condannata è la spettacolarizzazione in una materia così delicata”.