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 2010  aprile 21 Mercoledì calendario

SE GLI AEREI NON VOLASSERO PI

«Ho inventato il Tgv perché odiavoi treni». Lapidario, Roger Tallon, il "padre" dei treni ad alta velocità francesi. Innamorato dei viaggi aerei, stanco dei ritmi "da diligenza" dei convogli su rotaia (a suo dire: la Francia deteneva già negli anni 50 i record di "vitesse"...), Tallon ebbe la più semplice delle idee: portare con le ruote per terra tutto quanto di positivo ha il trasporto in aria.
L’impatto fu epocale. Gare de Lyon, Parigi, inizio anni 80: un "coccodrillo" arancione, dalle forme fantascientifiche, si ferma a pochi centimetri dalle mie spalle, tra sbuffi d’aria compressa e stridore di freni. Un balzo nel futuro, l’idea materializzata di un nuovo modo di viaggiare. I chilometri all’ora a quel tempo erano 250, i minuti per andare dalla capitale a Lione (circa 500 chilometri) solo 120. Ecco, ai viaggiatori da Parigi a Lione la nube del vulcano islandese non ha fatto un baffo. Così come a quelli da Milano a Roma, arrivati finalmente – pure loro – alle gioie dell’alta velocità ferroviaria, anche se con un "modesto" ritardo di 30 anni sui vicini francesi. I quali, a loro volta, non erano affatto i pionieri: vent’anni prima, mezzo secolo fa!, erano partiti i giapponesi, con lo Shinkansen, l’immaginifico "treno- proiettile". Il mondo cambia, i treni cambiano. E, qualche volta, si prendono la rivincita. La Spagna, la Germania, la Cina, Taiwan, la Corea sono già passate da tempo alla fase operativa, con migliaia di chilometri di linee in funzione.
Il sogno cinese di un treno super-veloce da Shanghai al cuore dell’Europa è e resta, appunto, un sogno. Anzi, un’idea-limite, una felice provocazione, una spinta verso il domani. Proprio la Cina è il paese che già va oltre il concetto di treno-sui-binari,con l’incredibile Maglev sospeso nell’aria su " cuscinetti" magnetici, treno-aereo nel senso pieno del concetto, dall’aeroporto di Shanghai al centro della città toccando i 450 chilometri all’ora. Interni da fantascienza, solo sette minuti di viaggio in ambiente ipertecnologico, con accelerazioni e frenate impercettibili. E sui lunghissimi percorsi? Il ponte sullo Stretto di Bering, a cui qualcuno sta realmente pensando, renderebbe possibile il collegamento via terra Mosca-New York (già ora,all’insaputa di molti,grandi quantità di merci attraversano tutta l’Asia sui binari della Transiberiana). Come dire, le più spinte "farneticazioni" di Jules Verne portate nella realtà del XXI secolo.
E allora, via sulle tracce di Verne. Degne di lui sono le grandi navi transoceaniche, dedicate al trasporto merci, capaci di andare molto, ma molto più veloci di adesso e di consumare molto, ma molto di meno. Portacontainer di dimensioni colossali, che in alto mare tirano su un’altrettanto gigantesca vela e sfruttano il potere del vento. Come quella salpata nel gennaio 2008 da Bremerhaven, in Germania, alla volta del Venezuela, dotata di un enorme "aquilone" di oltre 160 metri quadri. Vento + computer, passato + futuro: la vela, controllata dai monitor di bordo, volteggia a 200 metri di altezza, laddove i venti sono particolarmente stabili, fornendo un significativo ausilio ai motori di bordo.
Oppure, restando nelle più piccole acque di casa nostra, diamo finalmente il via al cabotaggio, alle cosiddette "autostrade del mare", con i tir che salgono su numerosi e funzionali traghetti, disintasando le affollatissime autostrade. A bordo, poi, servizi stile crociera, casinò galleggianti, città di luce staccate dalla terraferma, come il Rex che passa davanti ai riminesi sognanti nell’Amarcord di Fellini.
E sulle nostre povere, vecchie, soffocate strade? Qui è il cinema, la libera fantasia di scenografi e registi a venirci in aiuto. I nastri d’asfalto sospesi nell’aria di Metropolis
prima e di Blade Runner poi (che al film muto di Lang evidentemente s’ispirava) con le loro macchine guidate da dispositivi elettronici capaci di ridurre al minimo consumo energetico e rischi d’incidenti. Anzi, macchine elettriche e totalmente ecologiche, come i prototipi intravisti negli ultimi saloni in giro per il mondo: tutta la carrozzeria trasformata in batteria, nessun bisogno di ricariche, solo la luce del sole per poter camminare.
Ma la vera alternativa di massa agli aerei è rappresentata dai treni. Ovviamente sulle distanza giuste, diciamo fin verso i mille chilometri (più o meno il percorso da Marsiglia a Parigi). Tre ore al massimo di percorrenza, il paesaggio che ti sfreccia dai finestrini, come una continua, sempre rinnovata, velocissima carrellata cinematografica. Proprio quel treno verso cui rilancia ancora il Giappone: un Maglev da 500 chilemetri all’ora che, tra 15 anni, servirà gran parte del paese come un’immensa, velocissima metropolitana.
Sfreccia, il treno sfreccia. Non sarà più un mito, come il Settebello simbolo della ricostruzione italiana, non sarà più il "treno dei signori" come in una celebre canzone di Francesco Guccini. il treno di tutti e di tutti i giorni, quello sognato - con i piedi per terra - da Roger Tallon. L’aereo sui binari che libera "slot" per l’aereo lassù in cielo. Treno-aereo: vuoi vedere che dalle ceneri nasce una Santa Alleanza?