Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 21 Mercoledì calendario

IL DOSSIER UN ANNO FA: "UNA ZONA PERICOLOSA"

Morire in gita scolastica, in una delle perle del Mediterraneo. Dal presidente Napolitano ai presidenti delle Camere, dal ministro dell’Istruzione Gelmini al Consiglio comunale della capitale, è grande il cordoglio per le due studentesse vittime dell’ennesima tragedia ambientale. Una tragedia ancora una volta annunciata? Mentre le famiglie degli alunni, arrivate a Ventotene, toccano la roccia di tufo che si sgretola fra le dita e non hanno dubbi sul fatto «si poteva immaginare che qualcosa succedesse, dopo tante piogge», il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo parla di «intollerabile tributo di vite umane al dissesto del territorio». E fa notare che, per quanto gran parte delle coste dell’isola siano considerate aree «ad alto rischio», «cala Rossano, la zona in cui c’è stato il crollo era una delle poche considerate sicure». Come del resto sostiene lo stesso sindaco Assenso, che racconta di altre spiagge bandite, ma non quella.
All’Idv non basta. «Non si può morire in gita scolastica. Il governo deve venire immediatamente a riferire sui rischi idrogeologici del nostro Paese», sbotta Stefano Pedica. «Serve una mappa idrogeologica del territorio e bisogna investire in opere di risanamento per prevenire tragedie che non devono verificarsi», dice, e chiede che la Protezione Civile, «che invece di prevenire catastrofi viene spesso impiegata per grandi eventi, preoccupata di dare gli appalti ai suoi amici, torni a fare il suo mestiere».
E sì che proprio il caso Ventotene era stato sollevato poco più di un anno fa da un gruppo bipartisan di senatori. Lo ricorda Raffaele Ranucci, Pd, nella commissione Ambiente di palazzo Madama. L’interrogazione chiedeva al governo «provvedimenti d’urgenza per mettere in sicurezza l’isola e scongiurare seri pericoli per gli abitanti». Senatori del Pd come Zanda, Gasbarri e Della Seta, del Pdl come Ciarrapico e Gramazio, più Rutelli per l’Api, si rivolgevano a Berlusconi, a Maroni, a Scajola e, naturalmente a Prestigiacomo. Ranucci rammenta che nel novembre del 2008 c’erano state delle piogge torrenziali e il muro perimetrale dell’ex caserma, dal lato del porto romano, quasi sotto al paesino, era apparso a rischio di crollo.
Poi c’erano state ulteriori mareggiate, tanto che un’ordinanza di quello stesso novembre aveva proclamato lo stato di calamità naturale su tutta l’isola, e il sindaco aveva fatto avere alle varie istituzioni la relazione riepilogativa dai danni, chiedendo contributi di 6 milioni di euro per «opere urgentissime».
«Non si può pretendere che a farsi carico di spese così ingenti siano Comuni di 300 anime. Che poi magari ospitano migliaia di turisti, come accade anche a Ponza», afferma Ranucci, mentre il centrista D’Alì, presidente della commissione, propone un «fondo di rotazione per aiutare le isole minori».
Il fatto è che né Stato né Regione sembrano navigare nell’oro. «Se non si può o non si vuole intervenire strutturalmente, almeno si spenda in un monitoraggio attento, un controllo continuo che permetta di bandire le zone più a rischio», insiste Ranucci. Ed è quel che oggi sostiene Polverini, accorsa subito a Ventotene. La neogovernatrice del Lazio dice di aver chiesto ai tecnici una relazione dettagliata sugli interventi effettuati sulle coste del Lazio, in particolare sulle isole. E critica la gestione precedente che si sarebbe mossa con «interventi estemporanei, senza un vero programma di monitoraggio e di intervento complessivo».