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 2010  aprile 20 Martedì calendario

FERMI TUTTI QUANDO C’E’ FRUTTERO

Al diavolo «La pupa e il secchione»! Al diavolo Platinette e i suoi conati di moralismo! Al diavolo la categoria infestante degli opinionisti (l’opinione inghiotte il pensiero e lo restituisce come sterco)! Al diavolo Crozza! Fermi tutti, c’è Carlo Fruttero. Persino il derby Lazio-Roma è stato anticipato per non disturbare il collegamento. Le apparizioni di Fruttero in tv, così rare e così luminescenti, esigono che si faccia silenzio intorno. Dalla quiete del suo buen retiro toscano era ospite di Fabio Fazio a «Che tempo che fa» per parlare del suo ultimo libro Mutandine di chiffon. Memorie retribuite, edito da Mondadori (Raitre, domenica, ore 20.10).
Fruttero è uno dei pochi intellettuali italiani non lagnosi, così bravo, così scrittore da permettersi uno stile. Lunga vita ai Ceronetti, agli Arbasino, ai Fruttero perché dietro di loro c’è il vuoto. «Esageruma nen», direbbe il diretto interessato, «non prendiamoci sul serio». Già, perché il suo intervento (come i suoi libri), ancora una volta si è svolto sotto il segno della sprezzatura, quel rarissimo dono per cui l’arte non deve mai parere tale, ma nascosta, creata quasi per gioco: «Ciò significa, tra l’altro, capacità di volare incontro alla critica con impeto sorridente, con la graziosa enfasi dell’incuranza di sé» (Cristina Campo).
Ha parlato di memoria zoppa, tagliuzzata, imperfetta (il solo antidoto all’invadenza della memoria formattizzata da Wikipedia), di come non sia necessario avere un’opinione su tutto (e soprattutto la sicurezza delle proprie opinioni) perché la letteratura si nutre di ritagli di verità e non si presenta mai di faccia, ma con un lineamento o di profilo tutt’al più.
Ha evocato le sigarette Gitanes papier maïs (traducendo mais con meliga, che finezza!), ha spiegato perché bisognerebbe leggere ogni anno Pinocchio, ha citato Lodovico Terzi (se il conduttore invitasse Terzi scoprirebbe un mondo insolito), ha mostrato cosa potrebbe essere la tv.
Aldo Grasso