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 2010  aprile 20 Martedì calendario

ARBORE E «IL PAP’OCCHIO»: NON RIFAREI UN FILM SUL PAPA

La resurrezione di Arbore. Il Pap’occhio, il suo primo film da regista, 30 anni fa uscì nelle sale, fu sequestrato per vilipendio religione, riuscì. Coprodotto dalla Rai, non è mai andato in onda. Da domani, grazie a 01, habemus dvd (restaurato). Sorrisi, buonumore, belle ragazze: è arrivato Renzo. Sembrano belle perfino le Sorelle Bandiera con la loro trans-comicità. Ma al centro del suo film in cui scherza coi tabù della Chiesa c’è un giovanissimo Roberto Benigni in un monologo record di 9 minuti sospeso tra Dio e Carlo Marx condannato a dire «Dio c’è»; c’è il gruppo del suo tv cult L’altra domenica, Andy Luotto, Michel Pergolani, Mario Marenco, Milly Carlucci nei panni di una suora che fa l’annunciatrice tv, Isabella Rossellini col fidanzato dell’epoca Martin Scorsese che alla serata Oscar de La vita è bella disse: «Roberto lo conobbi sul set di un film così strampalato che non so spiegarlo in inglese». «Non sapete quanto fu difficile dire Azione a Scorsese » racconta Renzo. Ingrid Bergman, madre di Isabella, vide il film e «rimase perplessa».
Arbore sognò (per davvero) che il Papa lo chiamasse a fare la tv del Vaticano, preoccupato per l’allontanamento dei fedeli, affidando l’inaugurazione a uno show in mondovisione condotto da Renzo e questa è la trama del film. Lui scherza coi santi, però «in modo rispettoso, amabile, goliardico; viene fuori la mia fede che resiste, quando servivo messa da bambino». Eppure c’è chi trasalì, quando «in una caricatura del quadro L’ultima cena un Signore dice con la chitarra: prima che questo gallo canti, uno di voi mi tradirà ». «In fondo è uno dei primi musical italiani, 17 brani, 5 gospel in napoletano, Azzurro fatta con le pernacchie, cosa che Paolo Conte non mi ha mai perdonato, i Getsemani come un gruppo jazz che suona in un orto...».
 come se fosse nuovo di zecca visto che era sparito da trent’anni. Dopo lo stop riuscì nelle sale e divenne un piccolo cult («non lo avrei mai immaginato » ) incassando alla fine l’equivalente di 25 milioni di euro. La Rai non l’ha mai mandato in onda (ma lo speciale di un’ora con aneddoti irresistibili si vedrà presto su Raitre) per l’ambiguità del verdetto del tribunale: «Né assolto né condannato, amnistiato» dice Arbore. Ricorda che in tribunale Benigni bisbigliò una provocazione all’orecchio del giudice Infelisi: «Il film è talmente cattolico che è come se Arbore avesse preso i soldi dal Vaticano». Oggi, 30 anni dopo, con la Chiesa imbronciata sui suoi fantasmi, «non rifarei un film sul Papa, sarebbe pesante». E incassa il plauso del portavoce dell’Opus Dei: «Altro che blasfemo, è un film apostolico in stile cristiano, che invenzione papa Wojtyla atletico preoccupato dei giovani che si fanno gli spinotti». Wojtyla (l’attore, quasi un sosia, è Cesare Gigli) ripassa i discorsi con l’insegnante d’italiano che lo riprende e la gag nasce da un fatto vero, quando il Papa disse quando fu eletto disse dal balcone: «Se sbaglio mi corrigerete».
Valerio Cappelli