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 2010  aprile 20 Martedì calendario

IMMAGINAZIONE E CORAGGIO LA STORIA DI EDGARDO SOGNO

Ho letto sul «Corriere» la rievocazione che Aldo Cazzullo fa del presunto’ o vero’ tentativo di golpe da parte di Edgardo Sogno. Lei che ne pensa di quella confessione che Sogno rilasciò... post mortem? La ritiene sincera oppure un’ennesima esibizione del personaggio, in verità stravagante?
Gianni Celletti
giovanni.celletti@tin.it
Caro Celletti, le confesso che anch’io ho qualche dubbio. Sogno non era bugiardo e non era neppure un «miles gloriosus», un soldato fanfarone incline a vantarsi di gesta mai compiute. Aveva grandi passioni politiche ed era certamente un «cold war warrior», un guerriero della guerra fredda, come gli americani definivano tutti coloro per cui la lotta anticomunista era una necessaria crociata. Negli anni Settanta, quando l’Italia era, non soltanto ai suoi occhi, il grande malato d’Europa, giunse indubbiamente alla conclusione che la nostra democrazia consociativa fosse del tutto incapace di tenere testa alla minaccia terroristica e destinata quindi a diventare sempre più impotente e insignificante. Di tutti imodelli politici che avrebbero potuto adattarsi alla situazione italiana quello gollista gli sembrò il migliore. E l’idea di un colpo di Stato «liberale» contro il condominio Dc-Pci apparteneva indubbiamente alla sua cultura politica. Ma non escludo che una parte delle vicende raccontate a Cazzullo abbia avuto luogo principalmente nella sua mente.
Ho conosciuto Sogno al ministero degli Esteri, dove fece una carriera tempestosa ed ebbe un memorabile diverbio con Amintore Fanfani. L’ho frequentato con una certa assiduità negli ultimi anni della sua vita, quando cercava un nuovo spazio nella politica italiana. Ho letto i suoi libri, spesso scritti con una straordinaria verve letteraria. Conosco le sue virtù, i suoi difetti e quella straordinaria combinazione di virtù e difetti che lo rendeva al tempo stesso affascinante e imprevedibile. Una delle sue principali caratteristiche era l’attivismo impaziente. La storia delle sue avventure è piena di momenti in cui Eddy, come lo chiamavano gli amici, comincia ad agire mentre gli altri si stanno ancora interrogando sul da farsi. Le sue fughe e le sue azioni sono spesso piani fulminei concepiti in condizioni di estrema emergenza e di grande pericolo. La tentata liberazione di Ferruccio Parri a Milano, in un albergo di via Santa Margherita presidiato dalle SS, fu contemporaneamente ammirevole, irrealizzabile e irresponsabile. Sogno non predispose un piano razionale. Scrisse la trama di un dramma d’avventure, vestì i panni dell’eroe e andò in scena senza preoccuparsi di ciò che sarebbe accaduto alla fine del copione. Quali potevano essere le probabilità di successo di una operazione in cui il liberatore, vestito con una uniforme tedesca, sarebbe stato scoperto non appena avesse aperto bocca?
Ecco le ragioni per cui, caro Celletti, ho qualche dubbio sul golpe di Sogno. Eddy lo concepì e cercò probabilmente di realizzarlo. Ma credo che i potenziali congiurati lo abbiano ascoltato, quando esponeva i suoi piani, con scetticismo e incredulità.
Sergio Romano