Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 20 Martedì calendario

SCHEDA FIAT MONTEZEMOLO

Perché se ne va?
Lui ha detto che è perché Fiat col piano di domani entra in una nuova era. In pratica si prevede che domani sarà annunciato lo spin off dell’auto, che dovrebbe essere fatto a giugno. A quel punto l’uomo che potrà guidare l’auto di Fiat e Chrysler non potrà più essere Montezemolo, ma solo Marchionne, protagonista e artefice della rinascita del gruppo e dello sbarco in Usa.
Farà politica?
"Io in politica? Se rinascerò, in un’altra vita", ha ribadito anche ieri sera a Firenze nel corso di un incontro organizzato dall’Osservatorio permanente Giovani-Editori, presieduto da Andrea Ceccherini. E i motivi della sua scelta sono due, "nella vita ognuno deve cercare di fare il suo mestiere. Ho ricevuto pressioni importanti quando ero in Confindustria ma ci tenevo a finire il mio mandato - ha detto - né volevo che si pensasse che mi ero servito di Confindustria per fare carriera politica, come in passato qualche presidente ha fatto".
Cosa farà allora?
Resterà comunque nel Consiglio di amministrazione della Fiat e manterrà la carica di numero uno della Ferrari. Poi è: consigliere di amministrazione de La Stampa, del Gruppo francese PPR (Pinault/Printemps Redoute), di Tod’s, di Rcs Quotidiani, Indesit, Campari. Membro dell’International Advisory Board di Citi Inc. Ha fondato Charme, fondo finanziario-imprenditoriale di arredamento e design di lusso con i marchi Poltrona Frau, Cassina, Cappellini e Thonet. Presidente della Fiera Internazionale di Bologna, della Luiss (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali) e di Ntv (Nuovo Trasporto Viaggiatori).
Cosa ha fatto in Fiat?
Arrivato nel maggio del 2004, a poco più di 48 ore dalla morte di Umberto Agnelli e a 5 giorni dalla designazione a presidente di Confindustria. La presidenza si apre in tandem con la nomina di Sergio Marchionne ad amministratore delegato. Prime questioni: calo delle vendite, difficoltà in Borsa (il titolo viaggia intorno ai 5 euro), scontri col sindacato. General Motors, il diritto cioè in mano al Lingotto di vendere a Gm tutto il settore auto. Gm vorrebbe essere liberata dalla opzione, concessa al momento dell’accordo del marzo del 2000, e Torino vorrebbe valorizzarla al massimo, anche perché ha ancora aperta la partita del prestito convertendo da 3 milioni di euro da rimborsare alle banche entro la fine del 2005, pena la conversione in azioni. Il 13 febbraio 2005 la soluzione: Fiat incassa due miliardi da Gm e diventa tutta italiana. L’azienda torna all’utile dopo più di 4 anni, lancia sul mercato la Grande Punto. A fine 2005 scade il convertendo: Unicredit, Sanpaolo, Capitalia, Bnl, Mps, Abn Amro e Bnp entrano nel capitale (ne usciranno una ad una). Tramite Ifil gli Agnelli continuano però a mantenere il 30% grazie ad un apposito aumento di capitale. Nel corso dell’anno in Borsa il titolo passa da 4 euro ad oltre 7. Poi le alleanze: Ford (nel 2005), Severstal, Tata (nel 2006). Le vendite crescono, il titolo a novembre 2006 sale a 15 euro e il gruppo torna a pagare il dividendo. Nel 2007 esordisce la 500, poi la Bravo. La crisi colpisce anche Fiat, che nel 2008 in Borsa torna a 6 euro. Nel 2009 l’alleanza con Chrysler.
Che Fiat lascia?
Un fatturato di 50,1 miliardi di euro e un utile di gestione ordinaria di 1,1 miliardi nel 2009, società localizzate in 50 paesi e rapporti commerciali con clienti in oltre 190 paesi. Il gruppo è presente nel settore dell’editoria con il quotidiano La Stampa e nella pubblicità con Publikompass. Il 56,2% dei ricavi è generato dall’area automobili, il 20,1% da macchine per l’agricoltura e le costruzioni, il 14,2% da veicoli industriali , l’8.5% da componenti e sistemi di produzione e l’1% da altre attività. Fiat controlla il 100% di Fiat group Automobiles, Maserati, Iveco, Fiat Powertrain technologies, Magneti Marelli e Comau, l’85% di Ferrari, l’89,3% di Cnh e l’84,8% di Teksid. In Italia ha 64 stabilimenti, in Europa 57, nel Nord America 16, nel Mercosur 27 e nel resto del mondo 24; può contare su 190 mila dipendenti di cui 42,3% nel nostro Paese. L’attività di ricerca e sviluppo è svolta in 117 centri, di cui 48 in Italia.
Quale sarà il nuovo assetto?
Marchionne presidente e ad di Fiat auto, dopo lo spin off, Elkann a capo dell’altra Fiat, che dovrà trovare un ad.
Perché la Borsa è così contenta?
Secondo analisti citati dal New York Times, lo spin off del settore auto che potrebbe essere confermato tra stasera e domani da Fiat darebbe al gruppo risorse per l’espansione internazionale e aprirebbe la strada a nuove alleanze. Il giornale americano cita Gabriele Parini, un analista di UniCredit, secondo cui lo scorporo del settore auto potrebbe portare a un ’re-rating’ delle altre divisioni del gruppo e significherebbe per Fiat una minore esposizione alla natura ciclica del business dell’auto. "Potrebbe aprire la strada a futuri potenziali accordi con altri produttori di auto, consentendo ad esempio uno scambio di azioni di minoranza con un potenziale partner", ha detto Parini secondo cui tuttavia potrebbe esser difficile finalizzare questo tipo di accordo prima della fine dell’anno, perché le registrazioni sono ancora deboli nel mercato italiano e perché Chrysler ha appena avviato il piano di ristrutturazione.
Le ipotesi allo studio sono due: quella di creare una società nella quale fare confluire le attività auto di Fiat e Chrysler lasciando nella vecchia società le altre attività industriali (Iveco, Cnh, Teksid, Magneti Marelli, Comau) oppure, in alternativa, togliere dalla Fiat le attività non auto. Oltre alle modalità, se l’operazione sarà varata, bisognerà capire i tempi entro i quali verrà attuata.
Collegata all’eventuale decisione dello spin off c’è la questione del rapporto futuro tra la famiglia Agnelli e l’Auto. L’operazione potrebbe in prospettiva condurre a una diluizione della quota di controllo della dinastia torinese che manterrebbe comunque, attraverso la finanziaria Exor, una quota rilevante. Già un anno fa John Elkann non ha escluso che, nel caso di un’alleanza, la famiglia possa rinunciare al controllo: "purchè sia un buon matrimonio", ha detto. L’obiettivo cioè è quello di rendere l’Auto un business forte per competere a livello mondiale e quindi in grado di portare valore agli azionisti.
L’alleanza con Chrysler come va?
Domani si vedranno anche i piani del gruppo americano. L’obiettivo è sempre quello di produrre assieme 5,5 milioni di auto entro il 2014. Gli analisti per ora non sono ottimisti. Nel primo trimestre le vendite sono calate del 5% rispetto al +16% del settore. Gm, per esempio, ha fatto +17%. Il gruppo avrebbe in cassa circa 5 miliardi di dollari, e in media spende 3.357 dollari in incentivi per la vendita di ogni veicolo. Nessun altro gruppo in Usa spende tanto (la media è a 2.705 secondo Autodata). Chrysler conta di ripartire con una dozzina di auto basate sulla tecnologia Fiat da produrre tutte entro il 2014, per rilanciare la sua offerta (molto debole, oggi, perché il fondo Cerberus aveva bloccato i nuovi progetti). La prima ad arrivare sarà la 500, in arrivo a dicembre. ” carina, ai ragazzi piacerà, ma non è il prodotto capace di fare la differenza” secondo Oliver Hazimeh, partner del gruppo di consulenza PRTM.