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 2010  aprile 20 Martedì calendario

LA PREDIZIONE DI GRAMSCI: I PARTITI UNITARI FALLISCONO

«Scissione o sfacelo?», se lo chiedeva Antonio Gramsci, sull’«Ordine nuovo», nel dicembre del 1920. Il leader comunista faceva alcune osservazioni che - con tutte le ovvie differenze che è inutile sottolineare e chiedendo infinite volte scusa per questo acrobatico accostamento, ma con la storia si può pure giocare - gli attuali sostenitori della rottura netta fra Berlusconi e Fini e della fine del mito dell’unitarismo, rivelatosi poco funzionante sua a sinistra sia a destra, potrebbero rispolverare. «Cos’è dunque l’unitarismo?», domandava Gramsci. Risposta: «E’ un malefizio occulto che determina discordia maggiore e più vasta di una scissione». Quel grande intellettuale politico parlava anzitempo della crisi del Pdl e di quella del Pd, ovvero dell’odierna maledizione dei partiti unitari che non sanno stare insieme? «Spesso gli unitari per forza - incalza Gramsci - sono quelli che spaccano davvero i partiti». E quasi quasi sembra gramsciano, oltre che finiano, uno dei grandi sostenitori del presidente della Camera, Carmelo Briguglio, quando - come ha fatto ieri - dice: «Se non ce la fa a stare insieme e unito, meglio che il Pdl si divida in due squadre. Sarebbe una decisione realistica».
Di sicuro, a parte Gramsci e Briguglio, e quest’ultimo ringrazi per il nobile accostamento, sembra passato un millennio da quando in nome del mito della fusione fra le culture della sinistra e della fusione fra le culture della destra nacquero il Pd (2007) e il Pdl (2008). Le identità plurali, la ricchezza delle diversità che producono nuove sintesi più ”alte”, gli amalgami, le mescolanze, le ibridazioni: la politica, in questi anni, pensava di aver scoperto in tutto ciò, in queste belle parole, in queste nobili aspirazioni unitarie, la chiave del futuro e la definitiva via d’uscita dal ”900 degli steccati ideologici e degli orticelli mono-culturali. E invece...
Destra e sinistra, ovvero i due partitoni che presumevano di diventare modernamente acchiappa-tutto, si trovano alle prese con il ”fuoriuscitismo” che è quanto di più antico possa proporre la tradizione italiana. Un co-fondatore, Rutelli, se n’è andato dal Pd e il partito da cui proveniva, la Margherita, frutto della mescolanza fra prodiani, rutelliani, ex democristiani, radicaloidi e simil-verdi, s’era rivelato una maionese impazzita. Cioè l’ennesima riprova di quanto la grande promessa dell’unitarismo spesso fallisce. O diventa uno stillicidio di posizioni opposte, costrette malamente a convivere: e basti vedere - polifonia o caos? - la babele delle diverse posizioni che, dalle riforme istituzionali alla legge elettorale, dalla riforma della giustizia ai temi del lavoro e del partito, animano o tolgono l’anima al Pd dilaniato su tutto. E attraversato, fra l’altro, dai mal di pancia di una parte dei cattolici che temono di morire socialdemocratici in casa Bersani.
Fece flop, e riecco Gramsci, nel 1921: e questo è stranoto. Un altro caso di unitarismo fallito è rappresentato dalla scissione sindacale del ”48. Dalla Cgil, fino ad allora composta da tre componenti principali e assai diverse, comunista, socialista e cattolica, dopo lo sciopero generale che seguì all’attentato a Palmiro Togliatti uscirono prima i cattolici, poi i repubblicani e i socialdemocratici.
Tornando all’oggi, e sorvolando sulle unioni e disunioni nella galassia di Rifondazione Comunista, un caso minimo e gustoso è la fuoriuscita - ieri - di Katia Bellillo da Sinistra, ecologia e libertà, che è nata da una fusione, a cui l’ex ministra aveva aderito in seguito a una scissione dal Pdci, frutto a sua volta di una scissione da Rifondazione la quale a sua volta in origine aveva visto l’unione e disunione fra Bertinotti e Cossutta.
I partiti mono-identitari - la Lega, l’Udc, l’Italia dei Valori - si stanno insomma rivelando più resistenti dei due partitoni dalla vocazione centripeta e dal destino centrifugo. O, ma Gramsci non apprezzerebbe, da separati in casa, come Fini e Berlusconi sono stati finora e, se non arriva il divorzio, continueranno a stare ancora. Come prima e peggio di prima.