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 2010  aprile 20 Martedì calendario

I POLITICI (PD) SONO GI IN BANCA ECCO LA MAPPA

C’è voluto Umberto Bossi a sollevare il velo di ipocrisia sul sistema bancario italiano. Che sarà indipendente come rivendica dal governo e dalle maggioranze, ma ancora assai legato a doppio mandato al suo passato e con una dose di politicizzazione interna che non ha eguali nel resto di Europa. Sono 157 infatti i consiglieri di amministrazione di banche e fondazioni bancari reclutati (e spesso imposti) nell’area dei politici di professione. Grazie ai diritti anche statutari di numerosi enti locali i politici trombati, che non riescono più ad essere rieletti o anche ricandidati, da anni hanno scoperto un secondo mestiere: il banchiere. A scorrere i curricula non è una caratteristica generica della politica, ma occupare banche sembra davvero una passionaccia della sinistra italiana, e in gran parte degli ex comunisti. Era dunque fuori luogo la celebre esultanza di Piero Fassino ”abbiamo una banca!” al telefono con Giovanni Consorte pronto a scalare la Bnl con Unipol. O almeno non era una novità: allora come oggi il Pd poteva contare già su decine di banche e fondazioni bancarie in cui aveva inserito la propria classe dirigente. Appartengono tutt’oggi a quell’area 114 consiglieri sui 157 che possono vantare una carriera politica alle spalle. Assai magro il bottino del centro destra: 20 consiglieri in tutto, uno strapuntino. Inferiore perfino al numero di consiglieri (23) appartenenti a partiti della Prima repubblica: dai dc ai liberali, dai socialdemocratici ai socialisti. Dei 157 ben 46 possono raccontare ai colleghi nati a cresciuti solo nella finanza di avere avuto una esperienza in parlamento, o alla Camera o al Senato. Ma anche gli altri 111 politici in banca non hanno ricoperto ruoli di secondo piano: sono stati sindaci, assessori, consiglieri comunali, provinciali e regionali. Hanno attraversato tutte le stagioni della politica: erano comunisti, poi pidiessini, diessini, e ora che fanno i banchieri non hanno abbandonato il legame: spesso fanno parte di organismi dirigenti o si sono dati da fare addirittura come soci fondatori del Pd. Accade perfino nelle due banche più grandi.
BANCA INTESA
In Banca Intesa siede un ex deputato dei Democratici di sinistra, come Ferdinando Targetti. In Unicredit group nel board di comando c’è Marianna Li Calzi, che fu sottosegretario in tre governi di centrosinistra. In Unicredit banca ben quattro consiglieri di amministrazione hanno un passato politico: Paolo Pignata (sindaco Dc nel trevigiano); Luigi Gilli, fino al 2009 assessore Pd nella giunta regionale dell’Emilia Romagna; Giovanni Spandonaro, 24 anni sindaco di Asti, poi assessore provinciale (Pd) ed Emilio Lombardi, segretario piemontese dei repubblicani europei, co-fondatore della lista Insieme per Bresso e poi assessore regionale nella giunta guidata proprio dalla signora del Pd piemontese. Sembra una sorta di parlamentino la Fondazione Banca del Monte di Parma: quasi tutti vengono da esperienze politiche. C’è un ex parlamentare dei Ds, Giordano Angelini, nel consiglio della cassa di risparmio di Ravenna, peraltro presieduta da Antonio Patuelli che è stato deputato e vicesegretario nazionale del Pli. Non è mai stato eletto invece Pier Giorgio Bettoli, presidente Fondazione Monte cassa risparmio Faenza, ma si dà un gran daffare nel suo partito dichiarato di appartenenza, il Pd, presso cui ha sottoscritto la lista per candidare alla segreteria Franceschini. Come lui ha fatto Stefano Zanoli, vicepresidente Fondazione cassa di risparmio di Carpi, membro della locale assemblea del Pd.
LE REGIONI ROSSE
A Biella rappresenta addirittura la storia della politica locale il presidente della Fondazione della cassa di risparmio, Luigi Squillario: ha fatto il sindaco per 10 anni, prima dc, poi ppi e ora continua a fare politica nel Pd. Assai politicizzato area Pd anche il cda della Fondazione Cassa di risparmio di Bologna. I casi sono tutti simili, e disseminati un po’ in tutta Italia, anche se i consigli più lottizzati da ex politici sono nelle regioni rosse del centro Italia (Emilia e Toscana). Il vizietto per altro contagia un po’ tutti. Giusto l’altro giorno provava a correggere il tiro di Bossi il ministro dello sviluppo Economico, Scajola: «la politica deve stare fuori dalle banche». Parole sagge. Bisognerebbe farle riecheggiare anche vicino alla sede della Cassa di risparmio di Genova, dove il consiglio nacque grazie a un’intesa bipartisan fra Burlando e lo stesso Scajola. Così alla vicepresidenza è arrivato un ex deputato dc poi considerato vicino al Pdl. Di nome fa Alessandro. Di cognome Scajola. Non è omonimia: è il fratello.