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 2010  aprile 20 Martedì calendario

Paulson John

• New York (Stati Uniti) 14 dicembre 1955. Finanziere. Capo dell’hedge fund newyorkese che porta il suo nome • «Tre miliardi di dollari guadagnati in un anno. Mentre le Borse crollavano. E proprio grazie al crollo delle Borse [...] è il trader più pagato del 2007 [...] ha scommesso sulla crisi del mercato immobiliare, con le ben conosciute conseguenze sulle Borse, portandosi a casa quel maxi “stipendio” che gli ha permesso di superare, e doppiare, il primato 2006 (per un miliardo e mezzo di dollari) del concorrente John Arnold [...] ha lavorato come managing director per le fusioni e acquisizioni alla Bear Stearns prima di dare il via, nel 1995, al fondo hedge Paulson & Co. Paulson [...]» (“Corriere della Sera” 9/4/2008) • «[...] Un finanziere capace di guardare lontano. Uno “speculatore” che ha saputo prevedere già a metà del 2006 che quella immobiliare era una bolla che sarebbe scoppiata in fretta e ha cominciato già da allora a scommettere (e a guadagnare) sul declino dei mutui subprime. E d’altro canto il timore di un’inflazione galoppante l’ha portato a investire in oro, il bene rifugio per eccellenza, la cui domanda tende a salire in momenti di crisi finanziaria ed economica. Questo manager [...] che nel 1994 fondò la Paulson & Co., ha così tanta attenzione per il metallo prezioso da aver agganciato all’oro una classe di azioni di uno dei suoi 12 fondi in modo che la per fomance della quota tenga conto sia dell’andamento del lingotto sia di quello degli altri valori sottostanti. Salito al settantottesimo posto nella lista Forbes (2008) dei 400 più ricchi d’America con un patrimonio netto di 4,5 miliardi di dollari, Paulson, dopo aver macinato profitti scommettendo sulla debolezza del mercato immobiliare (uno dei suoi fondi, Credit Opportunities, ha guadagnato il 590% nel 2007) ha deciso di devolvere parte di questi utili (15 milioni di dollari) nell’Institute for Foreclosure legal assistance, un’istituzione non profit che aiuta chi ha sofferto della morsa predatoria dei subprime. Ma il manager dal tocco d’oro non si è fermato qui. E [...] ha investito 1,28 miliardi di dollari per acquisire dal gruppo minerario Anglo American l’11,3% di AngloGold Ashanti, operazione che gli ha permesso di diventare il secondo più grosso azionista della miniera d’oro sudafricana. [...] Laureato con lode alla New York University, con dottorato in finanza, poi Master in business administration ad Harvard (tra i migliori della classe), Paulson è, per chi lo conosce da vicino, un uomo modesto e riservato. La sua più grande stravaganza è la casa, un edificio da cinque piani a Manhattan, sull’86esima strada (angolo 5th avenue) acquistato nel 2004 per 14,7 milioni di dollari (la stessa casa costruita nel 1916 per il banchiere William Woodward, la cui famiglia ispirò il libro di Truman Capote “Answered prayers”). Per il resto lui è un uomo di famiglia. Ha due figlie. Gli piace la barca a vela, fare jogging a Central park. E l’oro» (Antonia Jacchia, “Corriere della Sera” 9/8/2009) • «[...] sospettato di aver consigliato a Goldman Sachs le operazioni che l’hanno portata sotto inchiesta. The Greatest Trade Ever, il più grande affare di sempre, è il titolo del libro che parla delle imprese sue e del suo ex braccio destro, l’italiano Paolo Pellegrini; in cui l’autore, il giornalista del Wall Street Journal Gregory Zuckerman, alle pagine 180-182 aveva fiutato l’imbroglio. Paulson, conosciuto a Wall Street come JP, non è accusato; lui stesso o Pellegrini potrebbero anzi aver fornito notizie utili alla Sec, la Consob americana. All’ottimismo americano piacciono i vincitori; e nel buio della crisi hanno trovato grande successo di pubblico alcuni libri che raccontano di chi, con la crisi, è riuscito a fare un sacco di soldi [...] Non bastava prevedere che il mercato immobiliare sarebbe crollato. Il problema era invece capire come speculare al ribasso e come resistere a lungo con costose posizioni ribassiste in un mercato che continuava a salire. Più di tutti c’era riuscito Paulson, che ostenta modi di uomo semplice, capace di andare in ufficio in autobus e di fare da solo la spesa, benché abiti in un palazzo di sei piani con piscina di 2.600 metri quadri. Prima o poi il castello dei titoli “tossici” sarebbe crollato. E spintarella per accelerarne il crollo a un certo punto è parsa necessaria. Si potevano creare titoli ancora più vulnerabili. Paulson e Pellegrini “non pensavano ci fosse nulla di male nel creare investimenti più tossici”. Un manager di Bear Stearns, Scott Eichel, dichiara di aver rifiutato: il sistema gli pareva scorretto [...] non solo la Goldman Sachs ma anche la Deutsche Bank accettarono. Nei nuovi titoli fu inserita una scelta di mutui molto recenti, su case che non avevano avuto il tempo di aumentare ancora di valore prima che il mercato cominciasse a invertire la tendenza. Lo hedge fund Paulson & Co. fu lesto a puntare ben 5 miliardi di dollari in scommesse al ribasso; Paulson e Pellegrini sostengono che “altri avevano fatto lo stesso”. Qualcuno comprò: l’indagine della Sec svela nel ruolo dei gonzi due banche europee, la tedesca Ikb e l’olandese Abn-Amro. Ikb fu la prima in Europa a restare vittima della crisi, già nell’estate 2007» (Stefano Lepri, “La Stampa” 18/4/2010).