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 2010  aprile 16 Venerdì calendario

« GIUSTO CHE CHI HA CONSENSO POLITICO PESI SULLE DECISIONI»

Chissà quanta gente si è fatta viva in queste settimane: manager, banchieri, portaborse. Tutti sul Carroccio? «Non lo nascondo, in tanti. Ma comunque nessuno di noi pensa a banchieri in camicia verde o in fila davanti ai gazebo, come pure qualcuno fece con altri partiti?».
Giancarlo Giorgetti, riservatissimo "ministro" delle finanze di Umberto Bossi, nel giorno post buriana sulle banche risponde al telefono da Madrid, dov’è in corso il summit delle commissioni Bilancio dei Parlamenti europei. Non sfuggirà però a Giorgetti che quel bossiano «alla Lega le banche del nord» sembra un salto di scala rispetto alla sua felpata mediazione con il mondo delle fondazioni, dopo la pax bancaria siglata da Giulio Tremonti con l’Acri di Giuseppe Guzzetti. Ancora ieri il Senatur è tornato a bomba: «ce ne spetta una fetta, è la gente che vuole...» «Piano», precisa Giorgetti, «quel che intende Bossi è politica nobile, perché è sacrosanto che i banchieri sappiano interpretare gli umori della società di un territorio. Le elezioni hanno cer-tificato certi rapporti di forza: la Lega riesce a rappresentare meglio di altri queste aspettative. E’ giusto che lo facciano anche i banchieri. Faccio un esempio?
Prego, Giorgetti.
I giornali si sono riempiti la bocca sostenendo che la Lega voleva " occupare"l’Expo.Noi invece abbiamo dato solo un contributo di indirizzo e controllo prima con Fruscio e adesso con Carioni.
Senza gestire potere né rivendicare poltrone. Eppure i nostri uomini sono stati accusati di essere delle Cassandre. Beh, devo dire che a due anni dalla vittoria, le nostre riserve non erano così infondate?
Adesso quindi chiederete poltrone!
Non è questo il punto. Ma se uno fa politica e ha consenso è giusto che pesi sulle decisioni. Su Expo dico: bisogna fare poche cose ma bene e in fretta, e credo si stia andando finalmente su questa strada.
Vuol dire che Tremonti si è deciso a mettere i soldi?
Tremonti è osannato proprio perché è parco. Verso Expo come verso tutto il resto, visti i conti pubblici. Darà i soldi che servono?
Torniamo alle banche. Dice Giovanni Consorte, l’ex condottiero disarcionato di Unipol: «Noi finiti in croce per una frase. La politica può indirizzare le banche ma non deve entrare nei cda, perché discriminerebbe nei crediti... ». Non si rischia, Giorgetti, di riportare le lancette ai tempi poco eroici dei carrozzoni dominati dai partiti?
Lo ripeto. Non è interesse nostro andare a gestire direttamente il potere bancario. Ma se un istituto lavora in una data realtà economica sarà il caso di sentirne gli umori. Anche i banchieri hanno le orecchie per ascoltare.
Ogni volta che salta fuori il tema banche tutti vi intestano il flop di Credieuronord. Francamente, non un bello spettacolo?
Dagli errori passati credo si debba imparare. Peraltro qui non si tratta di fare una banca nostra. Bensì di trasformare il sentimento che si è espresso nel voto al Carroccio, che non mi sembra poco, in un’attenzione maggiore all’economia reale.
Come giudica il riassetto in Unicredit e la nuova figura di country manager? E l’arrivo di Domenico Siniscalco nel CdG di Intesa San Paolo?
Abbiamo criticato le grandi banche che si erano eccessivamente staccate dal territorio, specie dopo la stagione delle fusioni. Un gigantismo sbagliato per servire le nostre imprese. Notiamo che si sta tornando al radicamento territoriale. E questo è un fatto positivo. Lo dico al di là di supposti manager in camicia verde. Invero, pochissimi.
Cosa c’è da aspettarsi su Fondazione Cariplo, tra poco si va ad un mini rinnovo?
Direi nulla, così come sulle altre fondazioni che andranno a scadenza più in là. C’è ancora un triennio davanti per Giuseppe Guzzetti. Quando scadrà si vedrà. Non capisco questo rumoreggiare.
Proporrete una nuova legge sulle fondazioni bancarie, magari più aderente allo spirito tremontiano di sottoporle alla presa degli enti locali?
No, non mi sembra all’ordine del giorno.
Forse non ce n’è più bisogno. Bpm, ad esempio, viene considerata la vostra banca, così come Massimo Ponzellini il vostro banchiere. L’altro giorno ha proposto un round di aggregazioni tra Popolari: concorda?
Può essere utile al sistema a patto di non perdere la territorialità delle Popolari. Quanto a Ponzellini, non è un banchiere in camicia verde. Solo che ritiene giusto e doveroso parlare con Bossi visto il peso che abbiamo assunto. Poi, naturalmente, ognuno fa il proprio mestiere: lui il banchiere, Bossi la politica?