Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 22 Giovedì calendario

OBAMA CAMBIA SCUOLA


Molti presidenti si accontenterebbero di celebrare la storica approvazione della riforma sanitaria, un obiettivo inseguito in America da più di cento anni. Obama no. Prima ancora di essersi assicurato gli ultimi decisivi voti, il presidente americano era già partito alla carica per promuovere una riforma radicale dell’istruzione primaria. L’obiettivo è di "preparare ciascun bambino, dovunque in America, a vincere la competizione con qualsiasi lavoratore, in qualunque parte del mondo".

L’enfasi sull’istruzione non è sorprendente. Nei paragoni internazionali sulla performance in matematica e lettura gli Stati Uniti sono agli ultimi posti dei paesi sviluppati (anche se al di sopra dell’Italia). Per di più la variabilità dei punteggi è tra le più alte (anche se inferiore a quella italiana) segno che una fetta consistente di ragazzini è tagliata fuori da un livello di istruzione sufficiente per riuscire nella vita.

Quello che è più sorprendente sono le linee della riforma che Obama vuole proporre, sintetizzate in un passaggio del suo discorso di presentazione: " ora che ci aspettiamo di più dai nostri studenti. ora che cominciamo a ricompensare i bravi insegnanti e smettiamo di trovare scuse per i cattivi. ora che domandiamo risultati dal governo ad ogni livello".

L’approccio tradizionale al problema dell’istruzione è sempre stato quello di spendere più soldi e ridurre il numero di studenti per classe, anche se manca evidenza empirica che questo abbia alcun effetto sulla performance degli studenti. Obama rigetta quest’approccio in favore della meritocrazia. Giustamente il presidente americano identifica nella mancanza degli incentivi per gli insegnanti uno dei mali del sistema educativo americano. Grazie al potere dei sindacati il salario di un insegnante cresce solo sulla base dell’anzianità e non del merito. Giovani insegnanti che danno l’anima per i loro allievi guadagnano la metà degli insegnanti più anziani che passano le loro ore a mostrare film agli studenti.

Obama vuole rivoluzionare questo sistema, premiando gli insegnanti più bravi, ma anche quelli che lavorano nelle zone più povere e quindi più svantaggiate. Il metro per i bonus non sarà dato dal semplice punteggio degli studenti, ma dall’aumento di questi punteggi che gli allievi riusciranno a conseguire durante l’anno scolastico. In altri termini, un insegnante non sarà considerato bravo se insegna in una scuola di ricchi dove i bambini sono tutti al di sopra della media nazionale, ma solo se riesce ad elevare il punteggio dei bambini che gli vengono assegnati. Tanto più un insegnante riesce ad aumentare la performance dei suoi studenti, tanto più sarà pagato. Non solo gli insegnanti migliori saranno premiati, ma i peggiori saranno puniti. Obama è stato chiarissimo su questo punto.

Con grosso scorno dei sindacati, Obama si è anche dichiarato a favore delle ’charter school’, un interessante esperimento che si è sviluppato in America negli ultimi vent’anni. Le ’charter school’ sono scuole pubbliche non confessionali che operano al di fuori del sistema scolastico tradizionale, ma che si impegnano con un charter a raggiungere certi risultati minimi in termini di performance. come se in Italia i genitori di un quartiere ottenessero di gestire una scuola con finanziamenti pubblici al di fuori delle regole del provveditorato. Secondo la maggior parte degli esperti queste scuole non solo ottengono risultati migliori a costi inferiori, ma migliorano anche la qualità media dei distretti in cui operano grazie alla pressione competitiva che esercitano.

La riforma di Obama non è solo all’insegna degli incentivi, ma si impegna seriamente anche sull’uguaglianza dei punti di partenza. L’evidenza empirica mostra che gli studenti meno abbienti partono svantaggiati all’inizio della loro carriera scolastica e perdono terreno rispetto agli studenti più abbienti durante l’estate, che passano in attività meno intellettualmente stimolanti. Per questo Obama ha proposto un allungamento dell’anno scolastico ed un aumento dei programmi di istruzione per i bambini meno abbienti tra zero e cinque anni.

Lungi dal sedersi sugli allori, con questa riforma Obama si ricolloca al centro dello schieramento politico, prendendo il meglio che sia la destra che la sinistra possono offrire su un fronte di primaria importanza per tutti. troppo sperare che un po’ di questa saggezza politica pervada anche l’Italia?

La nostra scuola ne ha più bisogno di quella americana.