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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

Alla gara del gossip vince chi va veloce Il pettegolezzo da arma di distruzione di massa (di reputazioni e quiete familiare) si è trasformato in strumento politico, di coesione sociale, di evoluzione della specie

Alla gara del gossip vince chi va veloce Il pettegolezzo da arma di distruzione di massa (di reputazioni e quiete familiare) si è trasformato in strumento politico, di coesione sociale, di evoluzione della specie. […] Lo prova il fatto che, a metà gennaio, un gruppo di ricercatori si è riunito a Roma per il seminario Le virtù del pettegolezzo. Tesi: l’uomo è diventato un essere socialmente evoluto grazie alla sua innata propensione al chiacchiericcio. […] Secondo il gruppo di ricerca Gecs dell’Università di Brescia, inoltre, il gossip è efficace strumento di pressione politica ed economica. Ogni riferimento a Noemi Letizia, al D’Addario-gate e al debole di Piero Marrazzo per le trans è tutto fuorché casuale: sono esempi del potere dirompente del pettegolezzo usato male e gestito peggio. In più, secondo gli studiosi bresciani, le reputazioni influenzerebbero gli investimenti in Borsa. Basta un rumor di troppo sullo stato di saluta di un magante (vedi alla voce Steve Jobs, il patron di Apple) o sulla sua situazione sentimentale per dirottare altrove i capitali. E il pensiero vola alle 13 amanti per colpa delle quali la ”multinazionale” Tiger Woods ha rischiato di dire addio a golf e sponsorizzazioni miliardarie. In un’intervista al Corriere della Sera l’imprenditore Matteo Marzotto ha confermato: «In Borsa esiste una parte di irrazionalità, legata a suggestioni esterne, condizionamenti da parte degli ”hai sentito?”. I rumors hanno un peso, su tutte le piazze». Ma perché un pettegolezzo sia davvero efficace deve anche diffondersi velocemente. Ora, grazie a un gruppo di ricercatori romani dell’Università La Sapienza, si può persino calcolare quanto in fretta. Nel corso delle ”Olimpiadi degli algoritmi”, il Soda 2010 (Symposium on Discrete Algorithms) di Austin (Texas), il professor Alessandro Panconesi e i suoi collaboratori hanno infatti presentato l’algoritmo del gossip, un calcolo matematico che permette non solo di descrivere il giro che fanno le chiacchiere, ma anche la velocità con cui si diffondono attraverso le Reti, soprattutto telematiche: Twitter, Facebook, blog. Ma non sarà che tutto questo parlar bene del gossip ha un secondo fine? Sembrerebbe di sì, vista la diffusione rapidissima di una nuova forma di marketing, il word of mouth (Wom), cioè il passaparola. Nulla di nuovo: sull’opinione condivisa circa un prodotto si sono costruite fortune e sventure. Ma, ultimamente, del passaparola s’è fatto un uso folle troppo disinvolto: sempre più spesso leggiamo notizie in cui i nomi delle star (soprattutto internazionali) sono associati a brand e aziende nostrani. Molte di quelle notizie non sono vere, ma nessuno le smentirà mai. In fondo sono innocue, non danneggiano nessuno e in più fanno un gran bene alle aziende. Tutto perfetto? Forse. Ma siccome il terreno del gossip "commerciale" è assai scivoloso è nata Wommi (Word of mouth marketing Italia) un’associazione italiana che riunisce gli esperti di Wom allo scopo di suggerire un codice etico da adottare. Perché va bene chiacchierare per evolversi, ma che almeno le chiacchiere siano fondate. Altrimenti poi c’è chi, come il critico d’arte Philippe Daverio, arriva a dire che il gossip è morto e che i salotti, per quanto buoni siano, non hanno più motivo d’esistere. E figuriamoci se a Novella possiamo permettere che accada una cosa del genere.