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 2010  aprile 16 Venerdì calendario

LETTERE A CALABRESI

Adro: vicenda con sfumature ma mai umiliare dei bambini -
Non voglio giustificare gli abitanti di Adro che protestano contro l’imprenditore che ha pagato il debito alle famiglie non paganti. Ma è indubbio che in questa Italia fatta di furbetti, di opportunisti, di falsi invalidi, di evasori, e di finti poveri, molta gente sia portata a pensare male a prescindere.
Non conosco di persona la realtà economica di quelle famiglie, ma vedendo rom che continuamente chiedono elemosina ma girano in Mercedes da 120mila euro, o dichiaratori di redditi bassisimi che però volano al mare ogni weekend, qualcuno ha pur il diritto di pensar male? In quel Nord, abituato alla dignità pubblica, al rispetto delle regole più di ogni altra parte del paese, magari il vedere i bambini con la maglietta griffata, la mamma colla borsa firmatissima e il papà colla macchina nuova, può far pensare che magari i soldi per la retta si potevano pure trovare?
Oppure, vecchio metodo italiano, si stringe la cinghia e si paga la retta per non mancare a un obbligo istituzionale (una volta era dignità), poi magari a far la spesa non si comprano dolci o giocattolini nuovi per una settimana. Oppure si rinuncia alla Wii (che magari è in bella mostra nel salotto di casa con almeno 50 giochi diversi).
La mia infanzia (cresciuto in centro Italia) è stata costellata di rinunce causa famiglia monoreddito, ma i miei genitori prima pagavano il dovuto, poi col resto ci si «campava». E me lo spiegavano con calma, semplicità e serenità. Mai il contrario, pretendendo che le istituzioni ci aiutassero.
Ripeto, non so se ad Adro ci siano furbi approfittatori, ma averne il sospetto, per me, è legittimo. E se qualche Adrese (o Adrino?) di troppo si lamenta, magari qualcosa sotto sotto c’è…
STEFANO D.
Per rispondere ai dubbi e per cercare di fare chiarezza in questa storia ieri abbiamo mandato Michele Brambilla a Adro.
Il suo reportage, che pubblichiamo oggi, mi sembra importante perché e capace di mettere in evidenza tutte le sfumature di questa complicata vicenda.
Io ho una sola certezza: che le eventuali colpe o responsabilità dei padri non possono essere fatte pagare ai figli: non far salire dei bambini sullo scuolabus o lasciarli fuori dalla mensa è una umiliazione che non meritano.
Gli amministratori locali farebbero meglio a rivalersi sui genitori anziché mettere degli scolari all’indice, isolandoli dal resto della loro classe.