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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

LA MAPPA DEL POTERE LEGHISTA - GREEN POWER


Quando Giancarlo Giorgetti tira fuori dalla tasca interna della giacca la sua agendina nera, qualcuno nella Lega nord spera. In una poltrona, in un incarico, in un mandato. Giorgetti, sottosegretario all’Economia, è infatti l’uomo di fiducia del leader della Lega Umberto Bossi nel mondo delle banche e delle imprese, pubbliche e non. E in quell’agendina sono segnati sia i nomi dei leghisti che contano sia di quelli che vorrebbero contare. Per manager in cerca di collocazione, ex onorevoli a caccia di poltrone, consiglieri rimasti a piedi, la differenza tra tornare ad avere un peso e restare nell’anonimato è la stessa che passa tra l’avere il proprio nome in quell’agendina oppure no. Esserci o non esserci, questo è il problema dei lumbard.

A sua volta Giorgetti si fida solo di tre persone: Francesco Belsito, neosottosegretario alla Semplificazione e vicepresidente della Fincantieri; Leonardo Carioni, presidente della Provincia di Como e consigliere dell’Expo; e Dario Galli, presidente della Provincia di Varese e membro del cda della Finmeccanica. Questo quadrumvirato deciderà buona parte delle poltrone che la Lega si accinge a occupare. Ecco quali sono.

Banche

In Padania quando si parla di banche si parla di fondazioni. E quando si parla di fondazioni si parla di soldi. Centinaia di milioni che questi enti incassano dagli istituti di credito dei quali sono azionisti e distribuiscono sul territorio in progetti di cultura, assistenza, sanità. Ovvio che siano proprio le fondazioni la vera ossessione del Carroccio, ma i bizantini regolamenti di nomina degli organi dirigenti obbligano i leghisti a frenare i loro «animal spirits». Per questo si torna a parlare di riforma della legge sulle fondazioni bancarie, così da rendere le nomine più aderenti al quadro politico locale, riprendendo in mano il progetto del ministro dell’Economia Giulio Tremonti contro il quale le fondazioni fecero muro.

Il caso piemontese spiega bene la situazione. I presidenti in due delle tre più importanti fondazioni bancarie italiane, la Fondazione della Cassa di risparmio di Torino (terzo azionista dell’Unicredit con il 3,6 per cento) e la Compagnia San Paolo (primo socio dell’Intesa Sanpaolo con il 9,8), sono di competenza del Comune di Torino, guidato dal sindaco pd Sergio Chiamparino. Alla Fondazione Crt, inoltre, 12 dei 24 consiglieri sono nominati dagli enti locali, ma scadranno nel 2013 e il neogovernatore Roberto Cota avrà diritto di nominarne solo uno. L’uomo forte nella Crt (175 milioni di erogazioni nel 2009) è Fabrizio Palenzona, atteso alla prova del 13 aprile, quando il consiglio d’amministrazione dell’Unicredit, di cui è vicepresidente, dovrà approvare la fusione delle sette banche locali, operazione avversata dai leghisti. Chi si opporrà con più decisione (gli occhi sono puntati anche sul vicepresidente vicario Luigi Castelletti) guadagnerà punti presso i nuovi governanti.

In crescita sono dati il segretario generale della Fondazione Crt, Angelo Miglietta (neoconsigliere delle Generali), e il vicepresidente Giovanni Quaglia, che guida anche l’autostrada Torino-Savona ed è consigliere della municipalizzata Iride. Quaglia è indicato da una provincia passata al Carroccio, quella di Cuneo, dove la Lega vuole spazio nella locale fondazione bancaria, seconda azionista della Banca regionale europea e socia dell’Ubi, dove punta a un posto nel comitato di controllo. Vicino alla Lega è poi Domenico De Angelis, amministratore delegato della Popolare di Novara.

Più complicata è la situazione al San Paolo di Torino (129 milioni le erogazioni previste nel 2010), dove solo un consigliere su 21 è nominato direttamente da Cota e dove il presidente Angelo Benessia scadrà solo nel giugno del 2012.

Benessia e Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, hanno prudentemente deciso prima delle elezioni la lista comune dei candidati al consiglio di gestione della prima banca italiana, l’Intesa Sanpaolo (leghisti: non pervenuti) della quale controllano il 14,4 per cento e dove si sta mettendo in luce Marcello Sala, consigliere di gestione e simpatizzante leghista. Ma per i lumbard fare breccia nella Fondazione Cariplo, che ogni anno distribuisce 200 milioni sul territorio, sarà difficile. Anche il mandato di Guzzetti scadrà nel 2012 e i meccanismi di nomina impediranno di approfittare del rinnovo, a maggio, di sei consiglieri su nove.

In Piemonte e Lombardia, insomma, la strada dei leghisti sarà lunga e in salita, ma potranno contare sul presidente di Popolare di Milano e Impregilo, l’ex prodiano Massimo Ponzellini, convertito al verbo di Bossi dal cugino Giorgetti.

In Veneto, invece, dove sono considerati vicini alla Lega Vincenzo Consoli, capo della Veneto banca, e Gianni Zonin, della Popolare di Vicenza, tutto gira attorno alla Fondazione CariVerona. Nel 2009 ha investito sul territorio 80 milioni e ha un consiglio di indirizzo composto da 32 persone delle quali 17 di nomina politica. A ottobre il presidente Paolo Biasi scadrà e la Lega non vede l’ora di sostituirlo contestandogli il flop del progetto «cittadella della finanza» a Verona (oggettivamente ambizioso). La partita Biasi è decisiva perché la fondazione veronese è socio (4,99 per cento) dell’Unicredit e perché detiene il 3,1 della Mediobanca. Ciò significa che, se gli uomini del neogovernatore del Veneto Luca Zaia vogliono fare breccia nella finanza che conta, la strada più rapida passa proprio per la fondazione di Verona, dove su 30 consiglieri sette sono nominati dagli enti locali in mano leghista.

Sempre in Veneto sono in rialzo le quotazioni di Amedeo Piva, presidente delle Bcc regionali, mentre per sostituire Dino De Poli al vertice della Cassamarca (0,8 per cento dell’Unicredit) si dovrà attendere il 2012. A De Poli si contestano una gestione autocratica, investimenti criticati, debiti verso le università, un rosso di 20 milioni nel bilancio 2008 e lo sgarbo di aver nominato il nuovo segretario generale, Carlo Capraro, senza aspettare l’insediamento del nuovo governatore. I nomi in crescita sono quelli di Luca Antonini, consigliere per il federalismo del ministro Giulio Tremonti e membro della stessa Cassamarca, Nicola Tognana, anch’egli consigliere della Cassamarca, l’avvocato Massimo Malvestio, Giorgio Palù, docente di microbiologia all’Università di Padova, e Sandro De Nardi, docente di diritto costituzionale sempre a Padova. Potrebbe anche farsi rivedere Francesco Arcucci, ex capo della Credieuronord, banca leghista salvata dall’ex amico Gianpiero Fiorani all’epoca dei «furbetti del quartierino».

Tra i banchieri d’affari è da citare Marco Baga, oggi capo del merchant bank della Banca Profilo, che in passato ha curato la fusione di diverse municipalizzate nelle aree di coltura leghista.

Grandi opere

I due pilastri nel settore delle costruzioni sono i sottosegretari alle Infrastrutture Mario Mantovani (già sindaco pdl di Arconate ma vicino alle posizioni leghiste) e Bartolomeo Giachino, tecnico cuneese, che ha la delega su trasporto intermodale e stradale. Avranno voce in capitolo nelle nomine all’autostrada Serravalle, che spetterebbero alla Provincia di Milano (Pdl), ma all’interno di un accordo complessivo potrebbe spuntare alla presidenza il nome di Dario Fruscio, pavese sanguigno ed ex consigliere dell’Eni.

Nomine in arrivo anche alla Serenissima, dove è in corso un confronto tutto interno al Carroccio fra il presidente Attilio Schneck (che guida anche la Provincia di Vicenza e vorrebbe vendere le sue quote) e il suo predecessore Manuela Dal Lago, oggi deputato (che quelle quote acquistò). In Veneto non mancano altre camicie verdi al vertice delle società stradali: il presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro siede nei consigli di Autostrada Alemagna e Veneto strade, e presto un altro leghista potrebbe entrare in quest’ultima società. Il Carroccio chiede spazio anche in Aiscat e vorrebbe mettere un piede, e magari qualcosa di più, nell’Anas, dove i cinque consiglieri sono scaduti.

Sono in quota Carroccio, poi, il consigliere dell’Infrastrutture lombarde Claudio Ferrini, Giuseppe Bonomi, presidente della Sea, società che gestisce Linate e Malpensa con risultati lusinghieri, e Giorgio Piatti, consigliere dell’Enav, società pubblica per il traffico aereo.

In ambito locale i leghisti possono contare su Luciana Frosio Roncalli, consigliere di Ferrovie Nord Milano, dove non sono esclusi rimpasti.

Lo Zaia-network

Da ministro delle Politiche agricole Zaia ha collocato alcuni fidatissimi nei posti chiave per l’agroalimentare italiano. il caso di Franco Contarin, leader della Coldiretti veneta e commissario straordinario dell’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, e di Walter Brunello, ex presidente dell’Agenzia regionale veneta di promozione turistica, al vertice dell’ente Buonitalia, che coordina le attività di promozione dei consorzi italiani. Ma il vero recordman di cariche dello Zaia-network è l’assessore al Bilancio del Comune di San Vendemiano (Treviso), Nicola Cecconato, che compare nei collegi sindacali di Rai Trade e Coni Servizi, è presidente dell’Istituto sviluppo agroalimentare e sindaco supplente della società di trasporti pubblici di Treviso La Marca. La stessa società dove si era messo in luce Tiziano Baggio, commissario dell’Unire (Unione nazionale incremento razze equine).

In Lombardia la Lega è presente nell’Arpa, l’Agenzia regionale protezione ambiente, con Silvia Anna Bellinzona, e nell’Ersaf (agricoltura e foreste), dove c’è Vittorio Braga. Vicini a Zaia, anche se non sono militanti, il leader del Consorzio Asiago Roberto Gasparini e Gianluca Bisol, titolare dell’omonimo marchio di Prosecco e consigliere del Consorzio Marca Turismo.

Municipalizzate

Nelle controllate lombarde la Lega vanta alcuni avamposti importanti. in quota Carroccio, per esempio, Italico Maffini, consigliere della Lombardia Informatica, che probabilmente verrà affiancato da un collega di partito a giugno. In Finlombarda il presidente è il leghista Giampaolo Chirichelli, mentre all’Irer c’è Marco Praderio, segretario generale dell’Api di Varese e consigliere dell’Atv spa, l’azienda varesina di trasporti. I leghisti sono anche nella A2A, società che fornisce energia e gas a mezza Lombardia, con Bruno Caparini (padre del deputato Davide e proprietario del castello di Ponte di Legno dove Umberto Bossi trascorre le vacanze), ma hanno già chiesto una seconda poltrona. Vicini alla Lega sono poi l’ingegnere Giuseppe Frattini nel cda dell’Atm e il numero uno dell’Aspem (municipalizzata di Varese) William Malnati.

Sarà comunque Milano la città nella quale i leghisti punteranno a fare una scorpacciata di poltrone, perché nei prossimi mesi scadranno i vertici di alcune importanti partecipate: Atm, Metropolitana, Sogemi (la società che gestisce l’ortomercato) e Milano Ristorazione. Il Carroccio avrebbe chiesto una o due presidenze, oltre a un membro aggiuntivo nel consiglio di ciascuna società. Sia per l’Atm, dove Elio Catania non godrebbe più dell’appoggio del sindaco Letizia Moratti, che per la Sogemi il candidato in pectore è sempre Dario Fruscio.

Anche in Veneto se ne vedranno delle belle: i vertici di 18 partecipate regionali su 37 sono nominati direttamente dalla politica. Fra i bocconi più appetibili ci sono Arpav, Veneto Sviluppo e Veneto Innovazione. Ma già ora gli uomini del Carroccio non si possono lamentare. Al comando della società di trasporti trevigiana La Marca, per esempio, ci sono due consiglieri leghisti, Stefano Busolin e Massimo Stocco, oltre al presidente Mario Piovesan, consigliere anche del Centro regionale di ricerca e formazione per il settore vitivinicolo. Mentre Fulvio Zugno è tra i sindaci della Ascotrade e della asl Veneto 8 e nel consiglio direttivo di Veneto Energia.

Altri due manager in quota Lega sono nelle partecipate immobiliari: Pierantonio Fanton, presidente della Progetto Casa, e Cristiano Paro, architetto e consigliere comunale a Casier (Treviso), che siede nel consiglio dell’Istituto regionale ville venete.

Buona la presenza anche nelle società che gestiscono spazi fieristici. Nel cda della Fondazione FieraMilano, orfana del simpatizzante Luigi Roth, sono indicati dalla Lega il vicepresidente Vittorio Belotti e i consiglieri Simona Norreri e Christian Chizzoli. Presidente della VeronaFiere è Ettore Riello, imprenditore simpatizzante leghista, ma la partita più grossa riguarderà l’Expo 2015: a Lucio Stanca il Carroccio vuole affiancare un direttore generale.

Boiardi verdi

Nutrita la delegazione leghista nelle più importanti società pubbliche. All’Eni c’è il consigliere d’amministrazione Paolo Marchioni, sindaco di Baveno (Verbania); all’Enel c’è Gianfranco Tosi, ex primo cittadino di Busto Arsizio e al suo terzo mandato. Nel cda delle Poste siede l’ex deputato Mauro Michielon; in Fintecna Guido Tronconi, con un passato in Credieuronord. Poi ci sono le poltrone meno appariscenti. Al Gse (Gestore servizi elettrici) siede Giuseppe Maranesi, ex assessore provinciale alle Attività produttive di Como ed ex Terna. Alla guida dell’Inail c’è il presidente-commissario Marco Fabio Sartori, ex deputato ed ex braccio destro di Roberto Maroni. Ma nell’agenda di Giorgetti, alla voce richieste, compaiono almeno altri tre enti dove si dovrà trovare spazio per un leghista: l’Autorità per l’energia di Alessandro Ortis (mancano tre consiglieri); l’Isvap e la futura Agenzia per il nucleare.

Imprenditori

Gli outing a favore della Lega vengono sempre più spesso dai leader delle associazioni di categoria. il caso del presidente della Confartigianato Giorgio Guerrini; del leader della Confapi Paolo Galassi; di Gianandrea Bellati, direttore dell’Unioncamere Veneto; di Stefano Pellicciari, presidente dei costruttori veneti; del presidente di Unindustria Treviso Alessandro Vardanega; del collega di Vicenza Roberto Zuccato e dei padovani Fernando Zillo e Francesco Peghin, rispettivamente numeri uno dei commercianti e degli industriali. Simpatie leghiste di diversa intensità sono attribuite poi a Furio Bragagnolo (pasta Zara), Andrea Tomat (Lotto), Mario Moretti Polegato (Geox) e Lauro Buoro (Nice).

Fuori dai confini del Lombardo-Veneto, invece, i due coming out di maggior peso degli ultimi mesi sono stati quelli del marchigiano Enrico Bracalente, patron del marchio NeroGiardini, e di Fabio Ravanelli, titolare della Mirato spa (azienda di profumeria che controlla i marchi Breeze e Intesa). Vorrebbe scalare i vertici dell’Unindustria Novara, ma bisogna vedere se il suo nome è nell’agendina di Giorgetti.