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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

FEDERALISMO, STRUMENTO PER DARE LA CACCIA AGLI EVASORI

La caccia agli evasori fiscali che nascondono i loro patrimoni nei conti bancari dei paradisi fiscali internazionali si arricchisce ora di un episodio rocambolesco. Spunta la lista di diecimila presunti evasori italiani che avevano un conto riservato presso il colosso bancario inglese Hsbc, su una filiale di Ginevra, che era in possesso di un bancario infedele italo-francese, tale Hervè Falciani. Tale elenco viene ora chiesto dalla magistratura di Torino a quella di Nizza, in quanto i diecimila nominativi fanno parte di un elenco di 130mila conti bancari, trafugato da Hervé Falciani, alla Hsbc in cui lavorava. Li voleva offrire alle autorità tributarie dei vari paesi interessati, in cambio di denaro, con cui sarebbe scappato in Libano. Falciani è stato catturato a Mentone, dalle autorità giudiziarie di Nizza. Probabilmente solo un 10 per cento dei nominativi che la Procura di Torino otterrà da quella di Nizza, riguardano posizioni ancora aperte. Nel frattempo molti hanno spostato i possessi su conti in altri Stati o li hanno rimpatriati, avvalendosi dello scudo fiscale. E proprio nel quadro di tale scudo la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle entrate stanno svolgendo indagini a tappeto, su elenchi di possibili conti esteri in paradisi fiscali, di soggetti con posizioni irregolari. L’Agenzia delle entrate manda anche avvisi ai proprietari di immobili all’estero, avvertendoli che se hanno omesso di denunciare i proventi o i guadagni di capitali tassabili, ora debbono fare le pratiche per mettersi in regola, onde non incorrere in sanzioni maggiori.
Fra somme recuperate con la carota dello scudo fiscale o con il bastone della caccia fortunata agli evasori o con il bastone e la carota degli avvisi ai titolari di beni all’estero che non li hanno dichiarati e sono ancora in tempo a fare un «ravvedimento operoso» (un concordato con cui si ha uno sconto sulle sanzioni pecuniarie), le somme rientrate o che stanno rientrando in Italia si contano a decine di miliardi. Non è uno scontro sanguinoso fra fisco e evasori che sconvolgerebbe l’economia e la finanza, in un periodo delicato, ma una azione severa, graduata nel tempo che si rivela straordinariamente efficace, anche perché riscuote l’approvazione della pubblica opinione. La tradizionale tolleranza verso l’evasione fiscale è in declino sia perché l’azione di recupero è svolta senza esagerazioni giustizialiste, sia perché ora si va verso il federalismo fiscale e ciò sta modificando drasticamente il punto di vista sul rapporto fra cittadino e fisco. Infatti con il federalismo fiscale, una parte dell’imposta personale sul reddito andrà alle Regioni ove tale reddito è prodotto e dove risiede o è domiciliato chi lo produce, per finanziare direttamente i servizi gestiti dalla Regione e dagli enti locali operanti sullo stesso territorio. Dunque con il federalismo chi evade non sottrae questo gettito fiscale allo Stato nel suo complesso, cioè al grande calderone di tutte le spese pubbliche che vanno in mille canali e rivoli sconosciuti. Le sottrae alla propria Regione che le usa per scopi ben precisi. Fra essi faranno spicco, oltre alla Sanità e la viabilità e i trasporti di interesse regionale e locale, già ora di competenza regionale soprattutto la pubblica istruzione dalle elementari, alle medie inferiori e superiori e vari servizi sociali. Da ciò consegue che meno evasioni ci sono più mezzi ci sono a parità di aliquote fiscali per le scuole, gli ospedali, i trasporti, le strade e le altre cose concrete che il cittadino contribuente chiede in cambio delle imposte che paga. Inoltre poiché le aliquote potranno essere variate dalle Regioni in rapporto alle somme ottenute per le spese a proprio carico e per quelle demandate agli enti locali, la riduzione dell’evasione consentirà di avere aliquote minori. Quando l’imposta appare come il prezzo dei servizi pubblici a cui è direttamente collegata, chi paga non gradisce che gli altrui evadano, perché si sente danneggiato da tale comportamento. Ha la reazione negativa verso di lui che ha l’automobilista, che essendo in coda, in attesa di passare a un ingorgo, si vede sorpassato sulla destra da un’autovettura che usa la corsia di emergenza.
Per ora il modello federalista è solo annunciato. Man mano che esso si realizzerà, il cambiamento che si sta notando, nel giudizio collettivo verso l’evasione fiscale si accentuerà. La disapprovazione per essa crescerà e sarà più facile per il fisco combatterla. Attenzione, però, tutto questo presuppone che il cittadino consideri eque le imposte che paga e non vessatori i modi per farle pagare. Il metodo prudente che il fisco si sta adottando verso i conti esteri rientra in questa linea. Ma la strada per arrivare al rapporto equo fra cittadino e contribuente è ancora lunga. Assieme al federalismo, occorre la revisione del sistema tributario. E non si tratta di «un semplice tagliando».