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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

DEI 9 MILIARDI STANZIATI SOLO 20 MILIONI A NUOVE OPERE GI AFFIDATE

Stanziamenti per le grandi opere rimasti sulla carta a distanza di un anno, ”piano casa” mai decollato, tempi per i pagamenti dalla pubblica amministrazione che si prolungano ancora. Nel resoconto dei costruttori sullo stato di salute - tutt’altro che buono - del proprio settore i fattori che dipendono dalla crisi in atto si mescolano con quelli legati a difetti di fondo del sistema italiano. L’occasione è un convegno dedicato al tema ”legalità e qualità”. E il punto di partenza del presidente dell’Ance Paolo Buzzetti è proprio la richiesta di «regole efficienti e moderne». Richiesta che dovrebbe concretizzarsi - questa la richiesta alla politica - di una «riforma organica e complessiva degli appalti pubblici».
In tema di appalti Buzzetti ha dato alcuni numeri significativi: «In Italia ci vogliono ci sei anni per bandire una gara di medio-grandi dimensioni, per realizzarla quindi ci vogliono oltre dieci anni». Tempi che il numero uno dei costruttori definisce «inaccettabili per un paese civile», perché «favoriscono l’illegalità, aiutano i furbi che scelgono corsie di sorpasso e deprimono le imprese migliori».
Non è mancato un accenno polemico a progetti come ”Protezione civile spa” (accantonato) o il Piano straordinario delle carceri, nei quali la situazione di illegalità «che già penalizza fortemente le imprese» si trasforma in «alibi per sottrarre al mercato interi programmi infrastrutturali».
Ma a proposito di tempi Buzzetti ha voluto ricordare anche l’anno ormai trascorso da quando il Cipe approvò un programma di opere prioritario, che prevedeva risorse anche per i programmi di piccole e medie opere, come quelle destinate relative alle scuole. Le decisioni del Cipe «sono rimaste per buona parte sulla carta» e i cantieri di conseguenza chiusi.
Su questo aspetto l’Ance ha fornito un quadro di dettaglio. Con le decisioni del marzo 2009, poi sfociate nel piano delle opere prioritarie 2009 approvato dal Cipe il 26 giugno, il governo prevedeva investimenti per complessivi 29,6 miliardi: di questi 11,2 derivavano da finanziamenti pubblici, i restanti 18,4 da risorse private provenienti essenzialmente dai concessionari autostradali. Al momento sono stati confermati (con l’approvazione di progetti definitivi) il 59 per cento dei fondi pubblici e il 41 per cento di quelli privati. Nel frattempo circa 1,5 miliardi sono stati assegnati dal governo ad altre emergenze, per cui non risultano più disponibili. Ma soprattutto, fanno notare i costruttori, la quota destinata a nuove opere (non alla prosecuzione di interventi esistenti) che risultino già affidate, dunque sul punto di partire è di soli 20 milioni.
Sono cifre che si inseriscono in un contesto di crisi generale del settore. Per il 2009 l’Ance stima una riduzione degli investimenti in costruzione del 9,4 per cento in termini reali. Per l’anno in corso si prevede un ulteriore calo del 7,1 per cento. Particolarmente critica, a giudizio dei costruttori, è la situazione del comparto delle nuove abitazioni, che dal 2008 al 2010 - secondo le stime - perderà il 30 per cento del volume degli investimenti. A questo proposito i costruttori lamentano l’inefficacia del cosiddetto ”piano casa 2”, quello cioè che prevedeva, in base a leggi regionali, la possibilità per i proprietari di casa di ampliare la cubatura fino al 20 per cento. Su questo piano «erano state riposte molte aspettative per la ripresa del settore», ma i suoi effetti si potranno vedere solo nel 2012 e nel 2013. Dunque «la funzione anticongiunturale è mancata».
Ad aggravare la situazione concorre anche il crescente ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Secondo un’indagine dell’Ance tra le imprese associate, oltre la metà lamenta uno slittamento, rispetto ai tempi contrattuali, da un minimo di due mesi fino a oltre un anno.