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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

DOLCE VITA, CAPOLAVORO SENZA PADRONI IL COPYRIGHT UN PASTICCIO MONDIALE

Un mistero kafkiano, un vero giallo avvolge a sorpresa La dolce vita di Federico Fellini: fermo restando la paternità artistica del regista, non si sa più chi sia, invece, il titolare da un punto di vista produttivo e legale. La dolce vita è un film di tutti e di nessuno: non appartiene più alla Cineriz, che lo produsse nel 1959: la società da tempo scomparsa ha ceduto i diritti di tutti i suoi film, ma in compenso sono diventati numerosi i soggetti che rivendicano la titolarità del capolavoro felliniano.
Il caso è esploso durante la causa per violazione del copyright che la IMF (International Media Film), società americana che sostiene di detenere i diritti del film a livello planetario (Italia e Francia escluse), ha intentato tempo fa contro la Lucas Entertainment, che ha realizzato per la regia di Michael Lucas una versione erotica ed omosessuale del celeberrimo capolavoro felliniano, intitolata come l´originale e vincitore di 14 statuette dei porno Oscar americani. John G. Koetl, giudice della corte distrettuale di New York, ha però archiviato la causa ritenendo che la IMF non abbia esibito prove sufficienti per dimostrare di essere titolare dei diritti di La dolce vita.
A chi appartiene dunque il film? Cercare di capirlo vuol dire addentrasi in una serie di vendite, fallimenti, sparizioni, passaggi di proprietà, veri o presunti, partendo da un´unica certezza: a produrre il film fu nel 1959 la Cineriz. Secondo la IMF, già nel 1962 i diritti passarono alla Cinemat SA, che nel 1980 li trasferì alla Hor AG, che l´anno seguente li passò alla Oriental Films, per essere assegnati nel 1998 alla Cinestampa, da cui la IMF li rilevò nel 2001. Una versione contestata dagli avvocati della Lucas, secondo i quali la catena dei diritti non corrisponderebbe a verità e la titolarità per il territorio Usa spetterebbe invece ad una società del gruppo Paramount.
La situazione è intrigata anche per ciò che riguarda l´Italia, tanto che Mediaset, che pure vanta la titolarità dei diritti per il territorio nazionale, in occasione del cinquantenario dell´uscita del film, celebrata ai primi di febbraio, non è riuscita, come riferisce Claudio Trionfera, capo ufficio stampa di Medusa, a realizzare un restauro digitale per riproporre in sala La dolce vita. «Il fatto è - spiega l´avvocato Mario Gallavotti, che difende i diritti di Mediaset - che per film molto antichi, come appunto il capolavoro di Fellini, accade che esistano contrasti circa la titolarità nei vari territori, ma anche sulle modalità di sfruttamento. Per ciò che riguarda l´Italia non ci sono dubbi che i diritti di La dolce vita appartengano a Mediaset, mentre la sentenza americana, mi pare che, fra le righe, sottintenda l´esistenza di imbrogli».
«Senza contare - commenta Vittorio Boarini, direttore della Fondazione Fellini - che oltre ai diritti commerciali di sfruttamento, esiste un diritto d´autore di tipo morale, il cui ambito prevede anche di impedire che venga fatto scempio di un´opera, come nel caso specifico di un remake pornografico. Ma in questo senso, titolari dei diritti non possono che essere gli eredi di Fellini». Insomma sono loro che potrebbero avviare un nuovo procedimento per bloccare La dolce vita porno, il cui trailer, privo di parole, ma ricco di chiari ed espliciti rimandi all´originale, compresa una scena dentro una fontana, è intanto scaricabile in rete.