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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

2050 L’EUROPA PULITA

Meno di 70 centesimi al giorno, per tutta la famiglia. Un´Europa capace di non esalare quasi più anidride carbonica nell´atmosfera non costa di più e potrebbe anche costare meno. Diminuire dell´80 per cento le emissioni di CO2 al 2050, rispetto al 1990, stoppando l´effetto serra, comporterebbe, infatti, nelle previsioni peggiori, una bolletta di 250 euro l´anno per la famiglia media europea. Continuando a vedere la tv, girare in macchina, stare caldi d´inverno. Insomma, senza rinunce al proprio stile di vita. E senza aspettare il miracolo di qualche mirabolante scoperta scientifica di là da venire: le tecnologie necessarie ad un´Europa pulita ci sono già. Però, bisogna muoversi subito, perché più si aspetta più costa. il messaggio del rapporto "Roadmap 2050" (www.roadmap2050.eu), che ha appena lanciato la European Climate Foundation. La ricetta è drastica: basta petrolio, carbone, gas. Puntare con decisione su vento e sole, con il contributo di nucleare e combustibili fossili, ma con cattura e sequestro dell´anidride carbonica. Più le auto elettriche. Gli effetti sulla crescita economica sarebbero minimi, ci sarebbero più posti di lavoro e più esportazioni. Il succo è: si può fare, costa poco, conviene (quasi) a tutti.
Non è il miraggio di un pugno di ambientalisti arrabbiati. "Roadmap 2050" è un corposo rapporto, frutto di otto mesi di lavoro da parte di istituti autorevoli e rispettati: una grande società di consulenza come la McKinsey, l´Imperial College di Londra, Oxford Economics e l´Energy Research Center olandese. Nello studio ci sono alcuni presupposti coraggiosi, come un pieno utilizzo delle tecniche di cattura e sequestro (sotto terra) delle emissioni di anidride carbonica da parte delle centrali a carbone e a gas: i costi di queste tecniche e anche la loro sicurezza sono tuttora circondati da dubbi e perplessità. Sono, comunque, ostacoli che qualsiasi politica per il futuro dell´energia europea dovrà affrontare. Meno scontati altri due presupposti. Il primo è un prezzo delle emissioni di anidride carbonica, sul mercato già esistente in Europa dei relativi diritti, di 20-30 euro per tonnellata (le quotazioni di ieri erano di 14-16 euro). Il secondo è "una significativa espansione delle interconnessioni di rete fra e dentro le diverse regioni europee", cioè la possibilità di spostare facilmente elettricità fra aree anche lontane: l´unico modo per ovviare alla volatilità della produzione di energia delle centrali eoliche o solari, visto che sole e vento, quando non ci sono in un posto, ci sono sempre da un´altra parte. Il senso del rapporto, tuttavia, è che le difficoltà di un´Europa pulita non sono tecniche o economiche, ma politiche: la capacità di superare le resistenze degli interessi colpiti (come l´industria del gas, del petrolio, del carbone), l´inerzia dei governi, l´opposizione di singole popolazioni, contrarie a convivere con nuove centrali e nuovi elettrodotti. Il punto chiave, però, è muoversi subito: dato che si costruiscono continuamente nuove centrali (e lo studio prevede che quelle attualmente in funzione arrivino alla conclusione della loro vita attiva), se non si parte subito l´obiettivo si allontana.
Per arrivare al traguardo di una riduzione dell´80 per cento delle emissioni di gas serra, invece del 10 per cento cui porterebbe mantenere la rotta attuale, lo studio contempla tre scenari, diversi a seconda della quota di rinnovabili impiegata: 40, 60 o 80 per cento. Parallelamente, si modifica la percentuale lasciata al nucleare e al carbone o gas con cattura della CO2 che, a seconda dei casi, scende, per ognuna delle due fonti, dal 30 al 10 per cento. Se si andasse avanti come ora, nel 2050, la quota delle rinnovabili sarebbe del 34 per cento, quella del nucleare non molto diversa dagli scenari del rapporto (17 per cento), mentre la cattura della CO2 non ci sarebbe, ma carbone e gas, carichi di anidride carbonica, produrrebbero quasi metà dell´elettricità. Cosa comporta scegliere la strada indicata dal rapporto?
Innanzitutto, installare, nell´arco di 40 anni, 5 mila chilometri quadrati di pannelli solari, che coprirebbero circa lo 0,1 per cento della superficie della Unione europea (a condizione che metà stiano, in realtà, sui tetti). Poi alzare 100 mila turbine a vento (metà in mare), ovvero fra 2 mila e 4 mila nuove turbine l´anno. Per l´industria eolica non sarebbe una novità: più o meno, questo è il ritmo di installazione di turbine degli ultimi anni. Queste turbine dovrebbero essere, però, più alte e più grosse. E il nucleare? Nell´ipotesi minima di ricorso alle rinnovabili (40 per cento) la produzione di energia atomica dovrebbe aumentare del 50 per cento rispetto ad oggi. Questo significa che oltre un centinaio di centrali nucleari (considerato che un numero cospicuo sta uscendo di produzione) dovrebbe essere in costruzione entro il 2040. Nell´ipotesi di un 80 per cento di rinnovabili, invece, il nucleare subirebbe un secco taglio e ci si limiterebbe a rimpiazzare metà delle centrali attuali. In realtà, dice il rapporto, il nucleare non è assolutamente necessario. Quel 20 per cento che manca, in un mix energetico con le rinnovabili all´80 per cento, potrebbe arrivare da altre due fonti. La prima (per il 5 per cento) è il ricorso alla geotermia, oggi ancora in fase sperimentale. La seconda è l´importazione di energia da centrali solari in Nord Africa, come già prevede il progetto Desertec, lanciato lo scorso anno.
Tutto ciò, fino a pochi anni fa, non ci avrebbe, comunque, liberato dalla ossessione-benzina e dalla dipendenza dal petrolio. Ma il panorama è cambiato con l´arrivo dell´auto elettrica. Il rapporto prevede che vengano messe su strada 200 milioni di vetture elettriche (in pratica, l´intero parco macchine europeo attuale). Contemporaneamente, negli edifici dovrebbero essere installate 100 milioni di pompe di calore (il sistema per riscaldare le case, sfruttando il calore sotto terra), ridimensionando, così, l´altra ossessione: quella del metano. Il rapporto riconosce che il ricorso alle auto elettriche aumenta il fabbisogno di elettricità. Di fatto, tutti i risparmi realizzati con una maggiore efficienza verrebbero mangiati da questi nuovi consumi: al 2050, la domanda di elettricità sarebbe, nell´ipotesi virtuosa del rapporto, la stessa che ci sarebbe in assenza di interventi. Ma si ridurrebbe la dipendenza energetica dalla Russia e dal Medio Oriente: mentre, nello scenario senza interventi, nel 2050 il 35 per cento del totale dei combustibili fossili arriverebbero dalla Gazprom o dagli sceicchi, questa quota scende al 7 per cento con la rivoluzione verde.
Quanto costa questa rivoluzione? In termini di crescita economica, assai poco. Il rapporto calcola che, da qui al 2020, la crescita economica europea sarebbe più bassa dello 0,02 per cento l´anno, rispetto al tasso di sviluppo senza interventi. Ma crescerebbe, invece, lo 0,03 per cento in più del previsto, dopo il 2030. Anche il saldo dell´occupazione sarebbe positivo. L´abbandono di gas, petrolio e carbone comporterebbe la perdita di 250 mila posti di lavoro in questi settori, più che compensata da 300-500 mila assunzioni nei settori delle nuove tecnologie. Essere leader in queste tecnologie, peraltro, paga: lo studio calcola che le esportazioni di questi settori potrebbero far crescere le esportazioni europee di 25 miliardi di euro l´anno.
Non è, comunque, una rivoluzione gratis. L´elettricità, nell´Europa pulita, potrebbe costare il 10-15 per cento in più di quanto avverrebbe senza puntare con decisione sulle rinnovabili. Ma consumeremmo meno gas e petrolio: il costo, dunque, non dell´elettricità, ma dell´energia in generale scenderebbe del 20-30 per cento rispetto allo scenario senza rivoluzione verde. Poiché, però, sfortunatamente, il costo dell´energia (per unità di prodotto) si registra nel complesso dell´economia, mentre quello dell´elettricità si vede, ogni due mesi, nella bolletta, è il secondo che interessa più da vicino. Tuttavia, un calcolo è difficile: dipende da vari fattori, a cominciare dal prezzo di gas e petrolio. Se il prezzo del petrolio fosse più alto del previsto, le famiglie ci guadagnerebbero, anche in bolletta, con l´Europa pulita: 250 euro l´anno. Se fosse più basso, ci perderebbero: 250 euro l´anno. Sono oscillazioni relativamente piccole: nell´ipotesi peggiore, l´Europa pulita costa meno di settanta centesimi al giorno. Neanche un caffè.