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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BOATO

Marco"

[Mario Capanna] «[...] Storico leader alla Statale, ritratto in mantello nero e megafono in mano, amico di Cohn Bendit, Sofri, Viale e Rudi Dutsche, compagno di Marco Boato, allora ufficiale di collegamento con Trento [...]»
(Jacopo Iacoboni, ”La Stampa” 6/11/2005).

Eppure a me Marco Boato, di tutti quelli che sono scesi in campo a difesa di Sofri, mi pare uno dei pochi sinceri. Mi ricordo che negli anni caldi, quando poteva apparire una bestemmia, mi disse arrossendo: «Pensa che io sono quasi... contro la violenza». «Può essere. Boato era talmente cretino che poteva anche non essersi accorto di nulla. Solo uno scemo come lui poteva non vedere certi movimenti, gente che andava, gente che veniva, le molotov, eccetera. Però alla fin fine Lotta Continua aveva come inno ” l’ora del fucile” e quindi anche chi stava nel movimento con un’altra dimensione non può fare troppo l’anima bella». (Enrico Gilmozzi a Massimo Fini)

Fonte: Massimo Fini, Il Tempo, 12/02/1997

Però negli anni vien fuori che proprio Prima Linea attribuisce l’omicidio di Calabresi a Lotta Continua. Tanto che in un’intercettazione telefonica all’indomani dell’arresto di Sofri Marco Boato dice: « C’è questa chiacchiera che gira nel sottobosco degli ex di Prima Linea».
Fonte: Massimo Fini, Il Tempo, 12/02/1997

«Chicca Roveri, detenuta a San Vittore con l’accusa di favoreggiamento nell’omicidio di Mauro Rostagno, ieri ha inviato per conoscenza un telegramma ai deputati Boato e Melandri e al giornalista Mentana. rivolto al ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick: ”Quello che mi stanno facendo è pazzesco. Credevo di essere una cittadina italiana. Scopro di essere in Turchia. Forse le mie accuse ad alcuni carabinieri non sono piaciute. Da lunedì entrerò in sciopero della fame. Che mia figlia vi possa perdonare. Io non lo farò mai”. Il messaggio è stato immediatamente diffuso dal deputato verde Marco Boato». [12]
Fonte: Liberazione, 31/07/1996

Il record [del discorso più lungo in Parlamento] è attribuito a Marco Boato: 18 ore e 5 minuti. «Invece è mio – dice Massimo Teodori ”. Ho qui due volumi di resoconto stenografico: 4 febbraio 1981, decreto sul fermo di polizia, 18 ore e 20’». «Teodori è un falsario – ribatte Boato ”. Si aggiunge due ore. Lui si fermò a poco più di 16. Io presi la parola alle 8 di sera e la lasciai alle 14 e 05 del giorno dopo. Senza leggere, senza sedermi, senza interrompermi». Comunque, i primatisti dell’ostruzionismo sono i radicali (anche Boato, oggi Verde, era tra loro). […]«Però il record è mio – insiste Boato ”: 16 ore nel dibattito generale, 18 e 5’ in quello conclusivo. Ho le prove. Gli atti parlamentari, le registrazioni di Radio radicale, il libro di Andrea Manzella sul Parlamento. Ho i testimoni. Ero talmente disidratato che restai altre quattro ore senza fare pipì».
Fonte: Corriere della Sera 15/09/2005, pag.5 Aldo Cazzullo

Tullio Andreolli. Direttore amministrativo dell’Università, durante la contestazione. Per dissuaderli [gli studenti] dalle continue occupazioni si rivolse al più ragionevole dei contestatori, Marco Boato: "Tu un lavoro lo troverai sempre, perché sei più sveglio degli altri, ma pensa a tutti quelli che state traviando. Ragazzi intellettualmente subalterni che ripetono a pappagallo le vostre parole d’ordine, e scrivono scritte oscene sui muri, o fermano i passanti insultandolo. Li state trascinando verso una cosa più grande di loro".
Fonte: Notizie tratte da: Concetto Vecchio, Vietato obbedire, Bur, 2005

Alle 19,30 del 24 gennaio 1966 gli studenti universitari trentini dichiarano l’occupazione della facoltà contro il mancato riconoscimento della laurea in Sociologia: "Si era accettato un vergognoso compromesso, in base al quale l’istituto di Trento diventava di fatto un sottoprodotto della facoltà di scienze Politiche: una facoltà, quest’ultima, fondata dal regime fascista per formare i tecnocrati, i burocrati e gli ideologi della dittatura" (Marco Boato, tra i primi iscritti all’Università di Trento). L’occupazione dura diciotto giorni, col sostegno anche della curia, che manda attraverso una delegazione del seminario arcivescovile generi di conforto, tra cui un gigantesco prosciutto.
Fonte: Notizie tratte da: Concetto Vecchio, Vietato obbedire, Bur, 2005

Paolo Sorbi: ”Di quei giorni, ricordo lo sguardo gelido del mio amico Marco Boato durante la ritirata in facoltà. ”Lo vedi che hai combinato?’”.
(Marco Imarisio, ”Corriere della Sera” 21/11/2005).

E infine [Giuliano Ferrara] inventa e fonda ”Il Foglio”, con i soldi di Veronica Lario, il sostegno di qualche amico e una quota di finanziamento pubblico (dato che il giornale si autodefinisce ”Organo della convenzione per la giustizia”, una struttura parlamentare trasversale creata da Marcello Pera e da Marco Boato, e sopravvissuta al trasferimento del filosofo lucchese alla presidenza del Senato).
Fonte: Edmondo Berselli, Post italiani, Mondadori

[Intervista a Gianfranco Micciché] Chi ti piace a sinistra? «Chi non ha rubato, e sono pochi. Chi è intellettualmente onesto e sono ancora di meno. Chi non è violento. Ne rimane uno solo, Marco Boato».
Fonte: Claudio Sabelli Fioretti Corriere della Sera magazine, 03/12/2004

I partiti non potranno dare vita a fondazioni, né incassare - attraverso quelle nuove «scatole» - finanziamenti pubblici, peraltro abrogati dal referendum dell´aprile ”93 e in parte già compensati dagli ingenti rimborsi elettorali garantiti dallo Stato. L´accordo per introdurre l´escamotage era stato tacitamente siglato dai grossi partiti: Ulivo, Forza Italia e An, poi Lega e Udc. E messo nero su bianco dal tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti, e dall´ex ministro forzista Giulio Tremonti. Si trattava di superare il penultimo ostacolo, il voto in commissione Affari costituzionali prima dell´approvazione definitiva in aula. Ma l´opposizione delle formazioni minori del centrosinistra, Italia dei valori, Rosa nel pugno e Comunisti italiani, ha convinto i promotori a fare marcia indietro. La norma aveva suscitato proteste già quando era stata presentata, in gennaio. Si tratta di un emendamento, firmato dal verde Marco Boato, al disegno di legge che riapre i termini del rimborso elettorale per alcune liste della Valle d´Aosta e due in corsa per gli italiani all´estero. Ieri, in commissione, il testo base lungo mezza paginetta ha ottenuto il via libera definitivo, ma Boato ha dovuto ritirare l´emendamento della discordia, quello che avrebbe dato appunto la possibilità ai partiti di istituire delle fondazioni per consentire loro operazioni finanziarie e l´accedere ai finanziamenti pubblici.
Fonte: Carmelo Lopapa, la Repubblica 4/5/2007

Se capo della Polizia diventerà forse il funzionario Manganelli, e se Visco si occupa di fisco, allora pare assolutamente opportuno che la legge sulle intercettazioni prenda il nome di "legge Boato". Come si usa, il riferimento diretto è al cognome dell’onorevole Marco Boato: un cognome che come origine appartiene a una vasta famiglia di cognomi che alludono alla pastorizia e alla lavorazione della carne, da Bove a Buy, passando per Bo, Boeri, Boetti, Bobbio, Bova fino a Ligabue e al quartiere milanese della Bovisa.
Fonte: Stefano Bartezzaghi, la Repubblica 8/6/2007, pagina 56.

[Giampiero Mughini sull’omicidio Calabresi]: Marco Boato è un mio carissimo amico, penso che lui sappia e lui lo sa che lo penso.
Fonte: Libero 21 maggio 2008, GIAMPIERO MUGHINI

Anche gli oppositori [al leader Pecoraro Scanio durante l’ultima assemblea dei Verdi], però, si sono divisi in due tronconi. Una parte con Marco Boato che accusa la vecchia guardia di aver deragliato dallo spirito ecologista originario e di aver trasformato i Verdi in un partito di «estrema sinistra, centralista, autoritario, fondato sulla compravendita delle tessere». Un´altra con il toscano Fabio Roggiolani, per niente pentito dell´esperienza dell´Arcobaleno, che avrebbe voluto lanciare Monica Frassoni, co-presidente dei Verdi europei con Cohn-Bendit, l´unica che avrebbe potuto sparigliare una partita altrimenti scontata.
Fonte: Luciano Nigro, la Repubblica 20/7/2008

Ora Bonelli è il presidente del partito, o di quel che ne resta. Ha vinto l’ultima assemblea nazionale (ottobre a Fiuggi), sostenuto da quel galantuomo di Marco Boato e da una smarrita idea di purezza, e cioè che i Verdi non dovessero prediligere i temi sociali, quelli del pacifismo, quelli più tradizionalmente della sinistra storica per concentrarsi sulla ciccia: l’ambientalismo.
Fonte: Mattia Feltri, La Stampa 2/3/2010, pagina 1