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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

NAPOLI, MOLTO RUMORE PER NULLA (*

per vedere domande e risposte aprire il frammento) - Del diritto sportivo, l’avvocato
Mattia Grassani, bolognese
con la valigia sempre
pronta, è il massimo esperto
italiano. Da Calciopoli a C a lciopoli
II, passando per la sua
sapienza. Nel 2006, Grassani
fu uno dei protagonisti
del dibattimento che rase al
suolo le fondamenta dell’a ncien
régime. Oggi, che dei
protagonisti di allora si occupa
la giustizia penale,
Grassani osserva le discussioni
in corso sul processo
sportivo, che alcuni vorrebbero
riaprire. Analitico, tecnico,
serio, metodico fino alla
maniacalità.
Avvocato, qualcuno sostiene
che lo scudetto assegnato
all’Inter nel 2006,
potrebbe essere revocato.
Tutto questo caos processuale
e mediatico sotto il
profilo sportivo potrebbe
avere tutt’al più come riflesso
un’astratta idoneità a far
rivisitare alla Federazione
quella scelta. E’ una conseguenza
ipotizzabile, non
cer ta.
Allora, soffiava un altro
ve n t o.
Lo scudetto venne assegnato
in una condizione emergenziale
perché il Consiglio
federale era stato sciolto, il
presidente Carraro si era dimesso
e tutti i poteri erano
concentrati nelle mani di
Guido Rossi. Oggi il presidente
federale è pienamente
legittimato e se ci fossero fatti
nuovi, per una scelta di
quel genere non c’è mai prescrizione.
Ma, ripeto, ci vogliono
i presupposti.
In questi giorni, orientarsi
sembra difficile.
Per chi deve leggere i giornali
e ascoltare mille campane
la questione si può complicare.
A prescindere dal
contenuto lecito o illecito
delle nuove telefonate che
saranno ammesse il 20 aprile
a Napoli, se i fatti risalgono
fino a prima del 30 giugno
2005, sia per i club (che
si parli del Real Madrid o del
Borgorosso Football Club),
quanto per i dirigenti o ex
arbitri, esisterebbero i presupposti
temporali per un
procedimento di giustizia
spor tiva.
Neanche se si rivelassero
nefandezze indicibili.
N e a n ch e .
Questione di prescrizione?
Il vecchio codice, sostituito
nel 2007, stabiliva due anni
per i club e quattro per le
persone fisiche. Prescrizione
abbreviata.
E la possibilità di ricorrere
all’articolo 39?
E’ un’altra cosa. In ambito di
giustizia sportiva equivale
alla revisione del processo
nella giustizia ordinaria.
Quando emergono fatti nuovi
che non sono stati valutati
sulla base di precedenti giudizi,
questi fatti possono essere
ripresi in esame ma non
per accusare chiunque. La
prescrizione, rimane al proprio
posto.
O v ve ro ?
Se io sono stato prosciolto o
non sono stato nemmeno indagato
nel 2006, non posso
invocare l’articolo 39 per
mettere sotto processo chi
al tempo non venne giudicato.
Se invece ci fossero fatti
nuovi a discolpa di soggetti
già giudicati e condannati,
a quel punto, ovviamente,
non ci sarebbe prescrizione.
Che impressioni le hanno
fatto le conversazioni venute
alla luce l’altro ieri?
A me non pare che da Napoli
emergano telefonate che
scagionino la Juventus,
tutt’al più potrebbero rivelarsi
elementi in grado di
coinvolgere altri soggetti.
Una cosa molto diversa.
Ma le telefonate sono tutte
uguali?
A nessuno, sia che ci si trovi
nel 2006, sia che si respiri
nel 2010, può essere vietato
di fare gli auguri di Natale a
un designatore o di salutarlo
o anche magari di raccomandare
la massima attenzione
verso il proprio club
in vista di un ciclo di partite.
Parlare con i designatori non
è di per sé fonte di responsabilità disciplinare, anche
se è ovvio che ci sono colloqui
e colloqui, contenuti e
contenuti, frequentazioni e
intensità delle stesse che
possono determinare la liceità
e l’illiceità di un rappor
to.
Però parlare, di per sé, è
condannabile?
Non è contrario ai princìpi
di lealtà, probità e correttezza
semplicemente aver un
rapporto personale con un
designatore. Senza il dialogo,
ogni passo avverrebbe a
compartimenti stagni e senza
umanizzazione. Poi è ovvio
che da qui a intromettersi,
fare pressioni intervenire
a proprio vantaggio,
passa il discrimine tra ciò
che è lecito e ciò che non lo
è.
Un certo sistema volto a
condizionare il sistema
calcio, esisteva?
Lo spaccato che uscì dal procedimento
di Calciopoli, giudicato
sotto il mistero di collegi
giudicanti di altissimo livello,
fu desolante. Un m odus
operandi assolutamente
oliato e consolidato e uno
scenario di contaminazione
improprio che non rappresenta
e non rappresentava la
modalità virtuosa di gestire
rapporti, tra componenti e
delicate organi di giustizia,
arbitri, designatori. Quello
era un mondo che oggi non
c’è più.
E oggi?
A livello arbitrale forse oggi
si sbaglia anche di più ma
sono tutti sullo stesso piano,
gli errori sono in direzione
di tutti e non ci sono più
quelle correnti di potere e
quelle zone d’ombra che
c’erano all’epoca.
Dove porterà il tentativo
di difesa di ribaltare ciò
che emerse nel 2006?
Sotto il profilo penale ritengo
possa avere un obiettivo
finale, raggiungibile, sotto il
profilo sportivo è aria fritta,
tanto rumore per nulla, sul
piano sentimentale invece
chi opera nel mondo del diritto
sportivo voglio e devo
credere alle sentenze del
2006, non da quello che
emerge da un processo che
ben poca rilevanza potrà
avere in quello sportivo.