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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

RAI, UNA A ME E UNA A TE

Il blu Pdl, il rosso Pd e l’azzurrino Udc. Ecco a voi l’Italia dell’informazione pubblica: regioni per governo, opposizioni e miste. Il federalismo Rai si chiama Tgr, i telegiornali locali. Sembra una cartina politica, fresca di pittura, tra elezioni al primo turno e spolveratina di ballottaggi: sarà che le sedi dei Tgr Rai replicano – fedelmente – i colori politici. O viceversa. Fare l’Italia a pezzi è un giochino, ma il risultato - simile alle elezioni amministrative - ha un valore oggettivo, oltre che cromatico: undici regioni per il governo, cinque al Pd, una ciascuna per Lega e Udc. A capo delle venti redazioni – con potere di nomina e di revoca – c’è Alberto Maccari, ex vicedirettore del Tg1, amico fidato di Carlo Rosella e, per amicizia transitoria, luogotenente di Silvio Berlusconi. Anche Maccari ha il suo Bossi, alleato fedele: Alessandro Casarin di Varese, condirettore con delega al Nord, gradito ospite alle cene di Arcore tra il Senatur e il presidente del Consiglio. La sterzata a destra del duo Maccari- Casarin è stata dolce: il predecessore faceva di nome Buttiglione, Angela sorella di Rocco, professionista seria e vicina con discrezione all’Udc (tant’è che il partito di Casini conserva le Marche, un pezzo di Piemonte e un altro di Lazio). I Tgr fanno il lavoro sporco, seguono i consigli comunali dei capoluoghi, pedinano il governatore: politica dal basso, interesse dall’alto. Perché i Tgr fanno audience, entrano nelle case sperdute di provincia, negli altopiani dove persino Mediaset lotta contro l’embargo delle frequenze: 17 per cento di share per 3 milioni di spettatori, punte del 19 per l’aggiornamento serale (medie di marzo 2010, elaborazione dati Auditel – Studio Frasi). Le sedi regionali hanno un responsabile scelto dal direttore generale e, per la testata giornalistica, un caporedattore. Una procedura da sistema feudale con passaggio formale in Cda: dove il re in viale Mazzini (Mauro Masi) – a quattro mani con il vassallo (Maccari) – boccia o promuove i valvassori. I cambi di guardia di Maccari, a pochi mesi dalle elezioni, premiano il governo. Scacco matto in sei mosse. A Cosenza c’è Annamaria Terremoto, ex An, area Maurizio Gasparri e dunque Giuseppe Scopelliti, nuovo presidente della Calabria e già sindaco di Reggio. Amico di Gianni Alemanno, Nicola Rao è l’autore de ’Il sangue e la celtica’ e, da pochi mesi, capo del Tgr Lazio. Avvicendamento stile coast to coast tra Basilicata e Puglia: Renato Cantore (centrosinistra) lascia Potenza per Bari, il lucano Oreste Lo Pomo (più Pdl che Pd) è profeta in patria. In Veneto è tornato Beppe Gioia, in posizione intermedia tra Lega e Pdl: in sintonia con Giancarlo Galan, sarà intoccabile con il successore Luca Zaia. Il colpo grosso è in Emilia-Romagna, nella terra delle cooperative rosse e dell’Ulivo, c’è Luca Gianferrari, iscritto con entusiasmo al fu sindacato Rai che voleva annientare l’Usigrai. La restaurazione di Maccari è iniziata con le regioni più o meno in bilico al voto e proseguirà con i fedeli a corrente alternata. A Napoli c’è Massimo Milone, ultimo residuo del ventennio di Bassolino: un giornalista che vien dal centro, moderava i convegni del Pdl, eppure il governatore socialista Caldoro ha bersagliato di critiche: ”Qui c’è Tele Kabul”, diceva il portavoce del Pdl campano. A proposito di impero. In Lombardia c’è sempre Roberto Formigoni: al Pirellone nulla è invariato, pari immobilismo al Tgr che, in tre mesi, aveva concesso 86,87 minuti al Pdl e 5,4 al Pd (fonte Osservatorio di Pavia). Così i capigruppo del partito democratico: 1,3 a Porcari (regione), 4,10 a Majorino (comune) e 0 a Mauri (provincia). Il capo di Milano è Ezio Trussoni, da giovane militava nel partito comunista, poi ha conosciuto la galassia di Confindustria, doveva gestire la tv del Sole 24 Ore. E’ rientrato in Rai nel pieno dell’epopea Formigoni. Necessità virtù. Nelle isole basta l’ascendente: Tonino Oppes (Sardegna) è amico di Beppe Pisanu (ministro dell’Interno con Berlusconi), Vincenzo Morgante (Sicilia) proviene da una famiglia di centrodestra. Carlo Cerrato (Piemonte) è un ibrido: se avesse un’etichetta, sarebbe dell’Udc. Il Tgr del Piemonte era con la Bresso contro la Tav, mercoledì sera ha intervistato per dieci minuti il governatore leghista Cota. Filippo Massari (Molise) è considerato un aziendalista: così la Regione Molise – presidente Michele Iorio del Pdl – ha citato per danni la testata perché aveva in rassegna stampa un quotidiano che ”lederebbe l’immagine della regione e dei suoi rappresentanti”.