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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

BENVENUTI A CINTERNET

La disputa tra Google e il governo cinese, la decisione di BigG di trasferire i server a Hong Kong, i tentativi di aggiramento compiuti dagli attivisti nei confronti della censura di stato. Di tutte queste cose si è parlato e scritto molto negli ultimi mesi. C’è però una domanda che è rimasta a lungo ai margini del dibattito: come funziona nel quotidiano la Rete cinese, e quali sono le tendenze principali in atto oltre il Grande Muro? Per capirlo meglio abbiamo interpellato Donnie Dong,
fellow presso il Berkman Center di Harvard e autorevole esperto della materia.
Una prima evidenza, segnalata dal nostro interlocutore e confermata da tutti i rapporti recenti, riguarda le dimensioni quantitative del fenomeno: internet in Cina continua a crescere e lo fa secondo ordini di grandezza impensabili al di qua del Muro. Il Rapporto 2009 del China Internet Network Information Center (Cnnic) rivela infatti che i cittadini cinesi connessi in rete sono ormai 384 milioni (+86 milioni sul 2008) e documenta traiettorie espansive sostenute in tutti gli ambiti applicativi principali: dall’ecommerce al search, dal social networking fino alle connessioni mobili (cresciute in un anno del 110%).
Ma i numeri raccontano solo un pezzo della storia. Perché la websfera cinese, spiega Dong, presenta caratteristiche culturali, linguistiche e normative precipue, che la rendono diversa rispetto a quella occidentale. Al punto che lo stesso ricercatore ha coniato un nuovo termine, Cinternet, per meglio descrivere il fenomeno. «Parlando di "Cinternet" – spiega – non intendo dire che la Rete cinese sia isolata dal resto di internet, né che esistano confini netti a livello fisico o di software. Più semplicemente, il termine serve a descrivere una serie di attitudini degli utenti, dei policy makers, degli internet service provider, e che trovano riflesso nei modi dipraticare l’ecommerce, la governance di internet o lo stesso design di pagine web».
 quindi la differenza culturale la chiave per comprendere Cinternet.
Secondo Dong, infatti, i riflessi della cultura locale permeano di sé ogni dimensione della vita digitale, dalla progettazione degli spazi, alle attività individuali, fino alle varie forme di interazione online. «Prendi ad esempio i poke di Facebook. Si tratta senz’altro di un modo di relazionarsi molto ben disegnato rispetto alle aspettative di un navigatore occidentale. Ma gli utenti cinesi – anche se capiscono che si tratta di un modo per dire ciao – tendono a non trovarlo bizzarro, non divertente». Un discorso analogo, continua, vale anche per l’architettura degli spazi web. Diversamente da quanto accade in Occidente, spiega, i maggiori siti web del paese sono costruiti intorno ai servizi di instant messaging
’ popolarissimi soprattutto tra i giovani – e si presentano come portali integrati, con news, giochi, social network e funzioni di ecommerce racchiusi in un ambiente unico.
Vi sono poi elementi di interesse legati alla traiettoria storica e regolamentare di Cinternet. Anzitutto, argomenta Dong,l’atteggiamento delle autorità pubbliche nei confronti della Rete è molto cambiato nel tempo:«All’iniziodi questo decennio l’impatto di internet sulla società cinese era ancora circoscritto, per cui i decisori vi prestavano poca attenzione. Ma poi la sua influenza sociale è aumentata. E allora l’amministrazione ha cominciato a controllare i contenuti digitali attraverso misure di vario tipo: dapprima con mezzi tecnologici e poi, quando è apparsa evidente l’inadeguatezza di tali strumenti, con mezzi normativi».
Tuttavia, continua, il crescente interventismo dei legislatori ha portato con sé nuovi problemi, legati allo scarso coordinamento e alla frammentazione delle misure. Spiega il ricercatore: «A emettere le norme oggi in vigore per internet non sono stati il Congresso del Popolo o il Consiglio di Stato, ma autorità di livello più basso (per la maggior parte dipartimenti e ministeri) che hanno agito ciascuna su aspetti separati e a partire da una comprensione superficiale e vecchia del fenomeno ». Il risultato, aggiunge, è stato il cristallizzarsi progressivo di una "jungla regolamentare" che limita ancor oggi lo sviluppo dell’intero movimento.
E il futuro? Per quanto concerne il versante interno, Dong si dice convinto che Cinternet continuerà a crescere, e che il caos normativo testé descritto troverà presto ricomposizione grazie a un intervento "di sistema" del legislatore. Il vero nodo, argomenta, è invece legato al riconoscimento delle differenze esistenti tra i diversi "rami" della Rete a livello internazionale. «Il cybermondoè un universo pieno di differenze edè difficile pensare che esso possa svilupparsi in maniera indipendente dal mondo fisico e dalle influenze culturali e normative». Per questo, prosegue Dong rispondendo implicitamente ai sostenitori dell’internet "unitaria e universale", sarebbe necessario adottare un approccio più pluralistico rispetto alla comprensione della Rete: «Credo che la connessione e la collaborazione tra le diverse parti della web-sfera, tanto a livello infrastrutturale come legale, risulterà più semplice quandoi vari attori (in Oriente come in Occidente) si renderanno conto che le loro attitudini rispetto a internet non sono necessariamente le uniche, né le uniche valide».