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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

UOMINI DEL CARROCCIO IN CORSA PER IL RISIKO

«Abbiamo i comuni e le province, è chiaro che anche le banche più grosse del Nord avranno uomini nostri ad ogni livello...». L’ambizione fa un certo effetto perché a parlare è direttamente Umberto Bossi. Non il felpato Giancarlo Giorgetti nè il doge Luca Zaia, teorico della banca che «più è locale più ci piace?».
Parole forti quelle del Senatur. Tanto da mandare in fibrillazione un pezzo di establishment bancario alle prese con i rinnovi in Intesa San Paolo (poco dopo la sparata bossiana è stata ufficializzata guarda caso l’indicazione in CdG del tremontiano Siniscalco, si veda aritcolo a pagina 41) e il difficile parto del "bancone" profumiano. Ma parole inattese solo per chi mal frequenta la Lega, all’incrocio con una crisi che sta mordendo le grandi province manifatturiere a corto di credito, e alle prese con bilanci locali incatenati dal patto di stabilità. Più prosaicamente: troppo egemone la Lega per disinteressarsi di quelle fondazioni bancarie grandi azioniste dei big del credito.
La partita dunque è di potere. Dice il sindaco di Verona, Flavio Tosi, «che sul risiko delle fondazioni è saltato nientemeno che Giulio Tremonti». Correva l’anno 2003, un’era geologica fa rispetto alla odierna pax bancaria siglata con il patron dell’Acri,Giuseppe Guzzetti. Per Tosi, che influenza i destini di quella Cariverona socio forte di UniCredit, «le Fondazioni devono tornare sotto il controllo del territorio e i sindaci essere determinanti negli orientamenti delle erogazioni ». Non potendo espugnare il palazzo d’Inverno,causa meccanismi di rinnovo bizantini, il Carroccio intensificherà la sua moral suasion. Lo si vede nelle accuse lanciate da Zaia al patron di Cassamarca, Dino De Poli, reo di una gestione «autoreferenziale e inefficiente ».Insomma si fa pesare l’egemonia elettorale, e si tenta qualche blitz ai vertici gestito dal fido Giorgetti.
In attesa dei grandi rinnovi 2012-2013.
Nel Piemonte di Cota, la Compagnia di San Paolo, primo azionista di Ca’ de Sass, scadrà a giugno 2012. Anche se un primo test scatterà afine mese quando la vicepresidente Elsa Fornero passerà al CdS di Intesa Sanpaolo. Al suo posto si parla delle pidielline Annamaria Poggi e Patrizia Poliotto, ma salgono anche le quotazioni di Adalberto Giraudo, revisore dei conti in Compagnia dotato di un robusto cotè leghista. Un nuovo corso padano sigillato soprattutto dall’arrivo "pesante" del tremontiano (e gradito al Carroccio) Domenico Siniscalco al vertice del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo (al posto di Salza), in quota Compagnia di Angelo Benessia.
In Fondazione Crt, socio decisivo di piazza Cordusio, non ci saranno rinnovi fino al 2013. Ma la piena leghista sta plasmando vertici e strategie. Uno dei due vice presidenti è il cuneese Gianfranco Quaglia, dc d’antan alla guida dell’autostrada Torino-Savona e amico del
deus ex machina Fabrizio Palenzona,
a sua volta in ottimi rapporti con Tremonti e il solito Giorgetti. Al pari del segretario generale Angelo Miglietta, regista dell’ingresso in Generali. Non basta. Nella verde Cuneo, il Carroccio punta a penetrare la locale fondazione, seconda azionista della Banca regionale europea e socia di Ubi. Mentre con Cota in sella a Torino s’intensificano i rapporti con il presidente della Popolare di Novara, Franco Zanetta.
In Lombardia, il risiko più goloso è quello in Fondazione Cariplo, un forziere che ogni anno distribuisce 200 milioni sul territorio. La presidenza di Giuseppe Guzzettiè blindata fino al 2013. Per ora Bossi dovrà accontentarsi della sua mediazione. I meccanismi di nomina impediscono infatti di sfruttare il rinnovo dei 6 consiglieri in agenda il mese prossimo. Più fluida la situazione tra le Popolari. Massimo Ponzellini è attivissimo alla presidenza di Bpm, giocandosi da vero banchiere padano. Non è un caso che sia proprio piazza Meda a lanciare l’idea di un secondo giro di aggregazioni tra Popolari attive su territori a egemonia leghista. Nomi segnati sul taccuino di Giorgetti, per le prossime mosse di finanza padana: Marcello Sala, attuale consigliere di Intesa Sanpaolo; Danilo Broggi, ad di Consip; Dario Fruscio e il bocconiano Christian Chizzoli.
In Veneto già ad ottobre si andrà al rinnovo della Cariverona di Paolo Biasi, che il Carroccio punta a sostituire intestandogli il flop del progetto di "cittadella finanziaria", in asse con l’ex sindaco Pd,Zanotto. Dei 32 membri del Consiglio generale che nomina il cda solo 14 sono di derivazione politica. Spingendo così a riposizionamenti leghisti de facto: è il caso di Luigi Ca-stelletti, vicepresidente di UniCredit in quota fondazione scaligera, astenutosi sul progetto di "bancone". Più lontane le altre partite: nel 2012 il rinnovo di Cassamarca, nel 2013 Cariparo. Ci sono infine le popolari. Zaia spinge per una fusione amica tra Popolare Vicenza e Veneto Banca. Nella nuova Baviera d’Italia,i nomi in ascesa sono invece quelli di Luca Antonini, consigliere per il federalismo del ministro Tremonti e membro di Cassamarca, dell’avvocato Massimo Malvestio, e di Marco Baga, oggi in Banca Profilo.