Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 15 Giovedì calendario

LA MARCIA DEI TERRORISTI VERSO L’ATOMICA – I

qaedisti avevano una voglia matta di avere la Bomba al punto da farsi fregare. Diverse testimonianze raccontano di truffe organizzate alle spalle dei seguaci di Osama, mandati in Africa e nell’Est Europa, ad acquistare materiale «strategico». E qualcosa sarebbe andato male anche in Sud Africa, dove si muoveva un’agguerrita cellula incaricata di pianificare attentati ma anche di trovare sponde al desiderio di possedere quella che i militanti chiamano mobtaker, l’invenzione. L’atomica. Era l’estate 1998, un momento chiave per il movimento.
Bin Laden è in guerra con l’Occidente, sta raccogliendo gli uomini per il prossimo attacco all’America e annuncia pubblicamente che i musulmani hanno diritto di dotarsi di mezzi non convenzionali. Un impegno più volte rinnovato e santificato da una fatwa, emessa nel maggio 2003, dal teorico saudita Nasir Al Fadh. Ventisei pagine per giustificare l’uso dell’atomica contro il nemico.
Per gli osservatori americani, che hanno fornito a Obama le conoscenze alla base del discorso di due giorni fa sulla minaccia nucleare terrorista, Al Qaeda si è impegnata nella ricerca per 15 anni abbondanti. Ma più che veri studi – dove?, non avendo laboratori e centrali – si è trattato di tentativi velleitari di agganciare scienziati. La storia «ufficiale» del movimento – e quella dei servizi segreti – individua in Midhat Mursi, alias Abu Khabab, il capo delle ricerche. In realtà l’estremista egiziano, dato per morto diverse volte e poi ucciso da un drone nel luglio 2008, si è limitato a fare esperimenti per mettere a punto veleni nei due campi che l’organizzazione aveva a Derunta e Tarnak, Afghanistan. Ben più serio il rapporto stabilito tra gli islamisti e un gruppo di scienziati pachistani, raccolti attorno all’associazione «Utn». I ricercatori, tutti integralisti convinti, volevano dotare il movimento jihadista di un’arma nuova. Uno sforzo molto vicino all’attività di A.Q. Khan, il pachistano accusato di aver venduto tecnologia proibita a chi non poteva averla: Libia, Iran e Corea del Nord.
Ma anche questo contatto – incluso un incontro tra Osama e Bashiruddin Mahmoud, figura chiave del settore atomico in Pakistan – pur senza sfociare in qualcosa di concreto ha indicato una via da seguire. Gli esperti non hanno dubbi nell’affermare che arrivare ad acquisire una Bomba e poi poterla usare è qualcosa di complesso. Per ora sarebbe fuori della portata dei qaedisti. E se i tentativi dei terroristi segnalano una tendenza pericolosa, è altrettanto chiaro di come procedessero al buio. Si dice che Osama avesse stanziato un miliardo e mezzo per un’operazione in Sud Africa, tesa al recupero di materiale fissile. Ayman Al Zawahiri, in un’intervista, semplificava così: «Basta avere 20 o 30 milioni di dollari, andare in Asia centrale e fare un’offerta a qualche scienziato sovietico scontento. In questo modo puoi tornartene a casa con una dozzina di ordigni portatili».
Il dottore egiziano, esagerando, evocava uno degli scenari prefigurati dall’ intelligence. Che qualcuno – inteso come Stato o entità ufficiale – possa cedere un ordigno a gruppi eversivi. Ecco perché l’Iran o la Corea del Nord sono tenuti sotto osservazione: gli americani non escludono che, se si dovessero sentire in pericolo, potrebbero dare una mano ai terroristi. Il secondo scenario riguarda, invece, il Pakistan, un Paese dove non mancano i simpatizzanti di Bin Laden e che è dotato di un arsenale atomico. Cosa accadrebbe se un giorno il potere fosse assunto da forze integraliste? Islamabad continua a dare garanzie, gli americani tengono puntati i loro satelliti-spia, le unità speciali sono pronte a muovere ma i recenti rapporti ribadiscono che la sicurezza degli impianti non è così sicura. Il terzo scenario ha come sfondo le ex repubbliche sovietiche, teatro di un fiorente mercato nero di tecnologia e armi. Qui non mancano i «pataccari dell’atomica» che offrono mercurio rosso e «tubi radioattivi», ma nel contempo ci sono i fornitori giusti. Mosca, con l’assistenza statunitense, ha migliorato la vigilanza. L’intelligence occidentale come l’Aiea (l’Agenzia internazionale dell’energia atomica) veglia, però la rete non è ermetica. Tutto ha un prezzo. Le sparizioni di materiale sensibile in tutto il mondo dimostrano che c’è ancora molto da fare: le statistiche indicano almeno 18 «incidenti».
A giudizio degli uffici anti-terrorismo, sostenuti dal parere dei tecnici, i criminali potrebbero accontentarsi di mettere insieme una «bomba sporca», qualcosa che sprigioni radiazioni e sembri uno strumento di morte di nuova concezione. Una minaccia più piccola rispetto a quella paventata dal segretario di stato Hillary Clinton per la quale un’esplosione nucleare a Times Square a New York causerebbe, come primo impatto, un milione di morti.
E scendendo lungo la scala della paura’ altra ipotesi considerata’ c’è quella di un attacco con sostanze chimiche o batteriologiche. Anche queste sono difficili da maneggiare, tuttavia l’esperienza di questi anni segnala che gli estremisti hanno provato a usarle. Parliamo sempre di versioni «amatoriali». Un nucleo di algerini voleva impiegare la ricina a Londra. Lo stesso intendeva fare Al Zarkawi in Iraq mentre altri ribelli hanno fatto esplodere ordigni contaminati con prodotti chimici. Azioni, tuttavia, senza effetti.
Il problema è che la «passione» attira, in altri quadranti, elementi che nulla hanno a che vedere con Bin Laden. Diverse indagini negli Usa hanno rivelato l’interesse degli ultrà di destra’ miliziani, apocalittici, folli – per i virus. E come dimenticare l’attacco del 1995 nel metrò di Tokio della setta Aum Shirinkio, capace di produrre il micidiale gas sarin. Questo per dire che la sorpresa potrebbe arrivare da qualcuno che hai già in casa.
Guido Olimpio