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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

LA CRISI DURA PER TUTTI MA L’ITALIA A DONARE MENO

Qua e là, sembra una lista della spesa compilata da Arpagone, l’avaro di Molière. Ed è invece la statistica diffusa ieri dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, sugli aiuti concessi ai Paesi in via di sviluppo nel 2009. C’è qualcuno, almeno sulla carta, assai generoso: per esempio gli Stati Uniti, i migliori fra tutti, hanno donato 21,08 miliardi di euro, il 5,4% in più rispetto al 2008. E bene hanno fatto anche la Francia (+16,9%), la Finlandia (+13,1%), il Belgio (+11,5%), la Gran Bretagna (+14,6%), la Svezia (+7,4%), la Danimarca (4,2%), la Norvegia (+17,3%). Nel complesso, gli aiuti sono aumentati dello 0,7% in termini reali (+6,8% se si esclude dal calcolo la cancellazione dei debiti).
Ma poi, c’è quella parte della lista che potrebbe essere sottoscritta da Arpagone: Grecia, aiuti calati del 12%; Germania, -12%; Portogallo, -15,7%; Irlanda, -18,9; Spagna -1,2%; e via lacrimando, con governi dal braccino sempre più corto. Per molti Paesi, la spiegazione è immediata: sono gli effetti della recessione, e dell’austerità che ha asciugato i bilanci; se cala lo stipendio, restano meno spiccioli per la beneficenza. Certo sarà questo il caso di Portogallo, Irlanda, Grecia, e Spagna, non a caso accomunati dai critici più malevoli sotto la stessa sigla: «Pigs», Paesi porcelloni perché sciuponi. Ma peggio ancora di loro, anzi peggio di tutti ma proprio tutti, hanno fatto altre due nazioni: l’Austria (aiuti giù del 31,2%), e l’Italia (-31,1%).
Lasciamo i perché, che certo ci saranno, agli economisti. Anche qui, conterà molto la crisi. Però questo non allevia il rossore che sale alle guance quando si legge che la Svezia ha dedicato agli aiuti l’1,12% del proprio reddito nazionale lordo, l’Olanda lo 0,82%, e l’Italia lo 0,16%. Meno di lei, ha speso solo la Corea. Forse ha ragione Andris Piebalgs, commissario europeo allo Sviluppo, che commentando questi dati in generale sospira: «L’Ue resta il primo donatore al mondo, ma certe tendenze al calo devono essere invertite subito... La crisi non può essere una scusa».
Luigi Offeddu