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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

NOZZE TRA OMOSESSUALI, NO AI RICORSI

La Corte Costituzionale ha detto no ai matrimoni fra omosessuali. Meglio: ha definito «inammissibile» e «infondata» l’eccezione di costituzionalità sollevata dai ricorsi. E ha ripassato la palla al Parlamento.
Certo, adesso bisognerà aspettare che Alessandro Criscuolo, il giudice relatore, estenda per bene la sentenza e le relative motivazioni. Ma già ieri la Consulta ha spiegato: i ricorsi presentati dal Tribunale di Venezia e dalla Corte di Appello di Trento sono inammissibili rispetto agli articoli 2 (diritti inviolabili dell’uomo) e 117 (ordinamento comunitario).
Sono infondati, invece, per via dell’articolo 3, ovvero il principio di uguaglianza, ma anche per l’articolo 29 che è quello che sancisce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Non sembrano esserci molte scappatoie. Non sulla linea della costituzionalità, perlomeno.
Non sembrano esserci stati nemmeno troppi dibattiti in proposito fra i giudici dell’Alta Corte, tutti uomini, una donna soltanto. Si erano riuniti lo scorso 23 marzo in assemblea pubblica per discutere anche di questi ricorsi, accorate le arringhe dei legali della coppie gay: avevano chiesto «una risposta coraggiosa». Ma chiuse le porte dell’udienza, erano stati in tanti a prevedere già l’esito di una battaglia per la quale diverse comunità di omosessuali si erano riunite in un unico cartello: «Sì, lo voglio».
Ma la Consulta non lo ha voluto. Gabriella Palmieri, l’avvocato dello Stato, lo aveva già annunciato, in udienza: tocca al legislatore decidere. Non ai giudici costituzionali. E il giudice Criscuolo ha studiato i ricorsi per preparare il comunicato che ieri, hanno firmato tutti quanti.
Immediate le reazioni del mondo omosessuale, in testa Franco Grillini e Aurelio Mancuso, già presidente dell’Arcigay. Che ha detto: «Adesso deve agire il movimento», sottolineando l’importanza della costruzione di un tessuto sociale nel nostro Paese dove già si fatica a far approvare una legge per i diritti delle coppie di fatto. «Ed è da lì che si deve ripartire, subito», ha commentato Paola Concia, deputata del Pd, unica omosessuale dichiarata rimasta in Parlamento.
Poi ha aggiunto Concia: «Si scatenano tutti pro o contro. Ed è tutto molto ottuso: non ha senso tirare la Corte per la giacchetta. La Consulta si è espressa con chiarezza: ci deve pensare il Parlamento: soltanto alla Camera ci sono sei proposte di legge sui diritti delle coppie di fatto, tre sono mie, una anche del centro destra».
Felice per la decisione della Consulta Carlo Giovanardi, sottosegretario con delega alla Famiglia, ma anche Maurizio Lupi, vice-presidente della Camera: «Condividiamo pienamente. Non ha senso scimmiottare un’istituzione civile e religiosa. La famiglia è il pilastro della nostra Costituzione».
Decisa Barbara Pollastrini, uno dei due ministri che nel governo Prodi, provò a far passare il testo sui Dico: «Questa è una sentenza che responsabilizza il Parlamento: non è più rinviabile una legge sulle coppie di fatto».
Alessandra Arachi