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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

DA MICROSOFT SI STUDIA LA MEMORIA TOTALIZZANTE

L’accesso facile e istantaneo all’informazione ha sempre rappresentato una delle promesse più significative ed entusiasmanti dell’Era Digitale. Parlai per la prima volta di «informazione sulla punta delle dita» in un discorso del 1990, esprimendomi in questi termini: «Una persona può sedersi davanti al suo PC e consultare le informazioni che hanno importanza per lei. Se vuole maggiori dettagli, basta che punti e clicchi e questi dovrebbero apparire sullo schermo [...] tutte le informazioni che potrebbero rivestire un interesse per qualcuno, comprese alcune che oggi non sono neppure disponibili».
 incredibile quanta strada abbiamo fatto da allora. Grazie a Internet, a computer e dispositivi dotati di una potenza computazionale e una capacità di storage che superano di diversi ordini di grandezza quelle che avevamo a disposizione nel 1990, nonché grazie ai motori di ricerca e alle altre applicazioni che consentono di trovare e manipolare dati e contenuti, l’accesso all’informazione di cui godiamo oggi è realmente straordinario.
Ora diamo quasi del tutto per scontato di poter aprire un browser e collegarci a un numero di fonti praticamente illimitato per informarci, di fatto, su qualunque argomento: è esattamente ciò che mi ha permesso di trovare, in una manciata di secondi, una citazione tratta da un discorso che pronunciai quasi vent’anni fa. La maggioranza delle persone considera questo concetto di «informazione sulla punta delle dita» una versione più sofisticata di una visita in biblioteca. In realtà, ovviamente, si tratta di un’enorme rete globale di biblioteche collegate che non contiene solo libri, periodici, report, riviste e quotidiani, ma anche informazioni relative ad aziende, organizzazioni, prodotti e servizi, nonché contributi dedicati a qualunque tema possiate immaginare, pubblicati da autori più o meno esperti tramite i blog e le altre forme di comunicazione sociale.
 indubbiamente un elenco impressionante, ma c’è un aspetto importante che in genere non ne fa parte: le informazioni personali e le esperienze personali. Ogni giorno veniamo esposti a quantità sbalorditive di parole, dati e contenuti mediatici al lavoro, a scuola, in casa, nei negozi, su Internet, in televisione, ovunque andiamo. Interagiamo con molte persone, alcune di nostra conoscenza, altre che magari non vedremo di nuovo per molto tempo o addirittura mai più. Abbiamo un flusso costante di esperienze. Operazioni finanziarie, dati medici, appunti scolastici, fotografie di famiglia, eccetera, eccetera, eccetera. Che cosa succede a tutte queste informazioni? Ne immagazziniamo una piccola percentuale nel cervello e ne archiviamo un’altra in formato cartaceo o elettronico.
La verità, tuttavia, è che ne dimentichiamo gran parte e buttiamo via la maggioranza delle restanti. Sono davvero molte le cose da lasciarsi alle spalle. Che cosa accadrebbe se potessimo accedere istantaneamente a tutte le informazioni a cui veniamo esposti nell’intero arco della nostra vita? Se avessimo a disposizione un modo per ricordare tutto ciò che sapevamo un tempo su una persona che stiamo per rivedere dopo vent’anni? Se potessimo dire al medico tutto quello che abbiamo mangiato nella settimana precedente all’attacco di orticaria che ci ha colto ieri, nonché sei mesi fa?
Non riesco a immaginare una persona più adatta di Gordon Bell per iniziare a dare una risposta a queste domande. Negli ultimi dieci anni Gordon ha portato avanti con Jim Gemmell un progetto chiamato MyLifeBits (’i bit/pezzetti della mia vita”), centrato esattamente su di esse. Oggi siamo arrivati a un punto in cui queste non sono più soltanto domande astratte. Abbiamo a disposizione la capacità necessaria per immagazzinare centinaia di ore di video, decine di migliaia di fotografie e centinaia di migliaia di documenti in formato digitale a un prezzo assai accessibile. Nel giro di dieci anni saremo in grado di archiviare oltre un decuplo di tale quantità di informazioni a un costo ancora più basso dell’attuale.
C’è poi un aspetto ancora più significativo: si avvicina sempre più il momento in cui un software ci permetterà di organizzare e vagliare tutte queste informazioni in modo da poter trovare facilmente ciò di cui abbiamo bisogno, anche quando non sappiamo con certezza che cosa stiamo cercando. Il progetto MyLifeBits nacque con l’obiettivo di digitalizzare i libri scritti da Gordon e con l’andar del tempo si è trasformato in un’impresa pionieristica volta alla registrazione e all’archiviazione in formato digitale di tutto ciò che lui vede, sente, viene a sapere e sperimenta. Le implicazioni sono profonde ed entusiasmanti. Come spiegano Gordon e Jim in questo importante libro, è assai probabile che i risultati del progetto cambino la nostra visione della memoria, il modo in cui gestiamo la nostra salute, in cui condividiamo esperienze con gli altri, comprese le generazioni diverse dalla nostra, e molto altro ancora.
Non mi sorprende affatto che Gordon stia portando avanti un’impresa così innovativa. uno dei veri pionieri dell’informatica, ed è quasi impossibile dare un’enfasi eccessiva ai contributi che ha dato e continua a dare per il progresso di questo settore, tanto attraverso il ruolo che svolse nello sviluppo dei primi minicomputer da parte di DEC (Digital Equipment Corporation) negli anni Sessanta e Settanta, quanto grazie al suo operato in qualità di direttore del progetto della National Science Foundation dedicato alla cosiddetta information superhighway nonché al lavoro svolto all’interno di Microsoft a partire dal 1995 nelle aree della telepresenza e del telecomputing. Gordon è inoltre uno dei teorici più importanti del settore, non solo riguardo alla strada da seguire per far progredire la tecnologia digitale ma anche al ruolo svolto dalla tecnologia nella società e nella vita delle persone. Nutro molto rispetto e molta ammirazione per la profondità del suo pensiero e la qualità del suo operato.
Credo di conoscerlo da circa venticinque anni. Non potrei giurarci, però. Mentre mi preparavo a stendere questa prefazione, ho verificato se Gordon ricordasse la prima volta in cui ci siamo incontrati. Io ricordavo una cena a base di aragoste organizzata da lui nel settembre 1983 a Marlboro, nel Massachusetts, quando entrai in contatto con il Computer History Museum (da lui fondato). Secondo Gordon può anche essere che ci siamo conosciuti qualche mese prima, quando si recò a Seattle per discutere l’eventuale utilizzo del sistema operativo DOS nella linea di computer Rainbow di DEC. Ha anche verificato la cosa con un amico che lavorava in DEC come lui in quel periodo; a suo parere è probabile che il nostro incontro sia avvenuto nel 1982, agli albori delle trattative per la stipula di quella partnership. Mi piacerebbe poter situare quel primo incontro con un po’ più di sicurezza. A mano a mano che il Total Recall progredirà, avremo a disposizione tutte le informazioni di questo tipo senza il minimo problema. Sono certo che accoglieremo con favore tale cambiamento.