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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

CHI NON PAGA IL CIBO AI FIGLI INGUAIA LE GRANDI CITT

Si candida a diventare il tormentone dei prossimi giorni. Ci sono tutti gli elementi: i bambini, la scuola, un benefattore e il sindaco leghista. E così da domani mezza Italia dirà all’altra metà che sì, bisogna proprio battere le mani a quell’imprenditore che ha sborsato 10mila euro per rimborsare le rette non pagate dalle famiglie in difficoltà della scuola elementare di Adro, in provincia di Brescia. E questi risponderanno che, invece, ha fatto bene la giunta del Carroccio, guidata da Lancini: niente mensa per i figli delle famiglie morose. E fanno altrettanto bene i genitori ”adempienti” a lamentarsi, «perché come sottolinea una delle mamme ”in regola” la mensa non è un servizio, non è obbligatorio accedervi, mentre è obbligatorio pagare per entrarvi. E non si può certo risolvere la questione con la beneficenza perché a settembre si ripresenterà di nuovo».
Bene, prima di prendere posizione sarà il caso di dare uno sguardo ai numeri che escono dai bilanci delle amministrazioni locali. L’Anci, l’associazione che rappresenta i Comuni, non ha un dato complessivo. O meglio, non ha un disaggregato sulle mense, i singoli primi cittadini, invece, sì. Li hanno Milano, Torino, Genova, Verona, Varese, Monza e Bergamo. Altri, invece, come Brescia, hanno evidenziato come «la morosità non costituisca un problema per i conti pubblici», parola del sindaco Adriano Paroli.
Ci sono grandi metropoli e piccoli centri, e il numero va preso per quello che è, ma complessivamente, su sei Comuni analizzati, la somma degli inadempimenti alle rette annuali ammonta a circa sette milioni di euro. Più di uno a testa, insomma, non proprio bruscolini. E prima di fare le pulci ai singoli casi, sarà bene sottolineare il commento che arriva dal Comune di Verona. «A noi spiegano non risulta che la maggior parte degli inadempienti siano ”poveri” o extracomunitari, anzi, molti di questi sono esentati (la fascia di esenzione Isee va da zero a 5 mila euro ndr). In realtà c’è chi fa il furbo, avrebbe la disponibilità economica ma pensa di non pagare e farla franca». Parole da evidenziare perché rappresentano il filo conduttore delle spiegazioni che arrivano anche dagli altri Comuni.
La Lombardia. Milano, ovviamente fa da capofila. E la morosità nei pagamenti delle rette scolastiche come spiegava qualche giorno fa il Sole 24 Ore è ormai costante nel tempo. Più di 10mila famiglie che ogni 12 mesi non sono in regola e pesano sul bilancio di Palazzo Marino per circa 3 milioni di euro all’anno. Ma più che la metropoli meneghina, a fare scalpore è il dato di Monza. Qui i numeri arrivano a un milione di euro di debiti ”da mense”. Un’enormità per una città da quasi 150 mila abitanti. Dieci volte il dato di Varese, dove il sindaco, Attilio Fontana, spiega: «L’evasione è dell’8,5%, e pesa sul bilancio per 90 mila euro all’anno». E più di dieci volte rispetto a quello di Bergamo dove la giunta aveva stanziato 75 mila euro per far fronte ai debiti nei confronti delle mense di circa 80 mila euro.
A Torino. Di Verona si è detto tutto, eccezion fatta per i numeri: dal 2004 al 2009 i mancati pagamenti hanno raggiunto quota un milione e 300 mila, più di 200 mila euro all’anno. Di Torino, invece, poco o nulla e varrà la pena parlarne perché fa da cartina di tornasole. «Noi sottolinea l’assessore alle risorse educative, Beppe Borgogno gestiamo le mense per la ristorazione dei nidi, scuole materne, elementari e medie. Le affidiamo a società esterne attraverso una gara d’appalto. Le tariffe variano a seconda del reddito, ma recentemente abbiamo commissionato uno studio sul gradimento di insegnanti e famiglie che ci hanno dato un bell’otto». Bene, nonostante questo, il tasso di insolvenze tocca l’8%, che si abbassa al 5 dopo i vari solleciti e pesa sul groppone del sindaco Chiamparino per circa un milione e mezzo ogni anno.
Il caso Genova.Su Genova e mense il discorso sarebbe lungo. ancora in corso la cosiddetta mensopoli, l’inchiesta del pm Francesco Pinto su un presunto giro di mazzette per gli appalti delle mense pubbliche e private della città. Ma, tornando alle inadempienze, il dato si allinea a quello delle altre metropoli. «Un milione di euro», ci dicono dal Comune. E sempre dalla Lanterna arriva la proposta di Enrico Musso, l’ultimo sfidante PdL dell’attuale primo cittadino Marta Vincenzi: «Spesso i servizi alla persona forniti dalle amministrazioni pubbliche prevedono gare non sempre trasparenti e quindi costi molto superiori a quelli di mercato. Una soluzione basata sui voucher (buoni dati direttamente alle famiglie dei bambini) consente di eliminare i rischi di corruzione e gli incentivi a gare pilotate».