Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

TORNANO A CRESCERE LE «BUSTE PAGA» DEI MANAGER IN ITALIA

Per le buste paga dei manager di Piazza Affari la crisi è ormai dietro le spalle. Nel 2009 almeno 150 dirigenti di società quotate hanno ricevuto almeno un milione di euro di stipendio prima delle imposte, che a queste vette dimezzano il guadagno netto. Almeno 44 hanno guadagnato più di due milioni, 24 manager almeno tre milioni e dieci più di 4 milioni lordi, secondo un’inchiesta del Sole 24 Ore nei bilanci pubblicati dalle società quotate.
In questo «pay watch» i milionari sono un po’ meno del 2008, ma numerosi dirigenti, soprattutto nelle banche, hanno guadagnato più che nel 2008. E la busta paga più ricca è più generosa rispetto al capoclassifica dell’anno precedente. Il re dei compensi è Carlo Puri Negri, con 15,2 milioni lordi, anche se l’importo percepito l’anno scorso è di 12,2 milioni e per una parte della somma accordata, 3,067 milioni, il pagamento è spalmato in due anni.
Nel 2008 la busta paga più ricca era di Roberto Tunioli della bolognese Datalogic, 8,26 milioni. Il 21 aprile 2009 Tunioli ha lasciato la società e lo stipendio è tornato sulla terra: "solo" 354mila euro.
Puri Negri ha guidato per 19 anni il settore immobiliare della Pirelli, con bilanci positivi fino alla perdita di 195 milioni di euro nel 2008 per Pirelli Re, dopo l’esplosione della bolla immobiliare. Il manager ha dato le dimissioni l’8 aprile 2009 con una buonuscita di 14 milioni lordi, in parte (circa 3 milioni) da erogare in due anni. Puri Negri ha inoltre ricevuto 755mila euro di «compensi ordinari» per 100 giorni di lavoro, oltre ai gettoni per le cariche, che ricopre tuttora, di vicepresidente nella controllante Pirelli & C. (385mila euro) e nella holding Camfin (132mila euro). Nel 2009 Pirelli Re ha avuto una ricapitalizzazione di 400 milioni dai soci, la perdita si è ridotta a 104 milioni.
Nella classifica degli stipendi, quotidianamente aggiornata sul sito del Sole 24 ore, al secondo posto un altro ex Pirelli, Claudio De Conto, direttore generale fino al 16 settembre 2009, liquidato con tre annualità (4,95 milioni) che portano il suo totale a 7,36 milioni. Il numero uno Pirelli, Marco Tronchetti Provera, ha guadagnato 5,94 milioni (+27% sul 2008), con il ritorno al bonus (1,52 milioni) come per gli altri dirigenti. Il gruppo Pirelli nel 2009 è tornato all’utile netto consolidato di competenza per 22,7 milioni e al dividendo. E gli stipendi dei top manager sono di nuovo ai livelli pre-crisi.
Così è stato anche per Antoine Bernheim, presidente delle Generali, con 5,08 milioni (+48%). Il gruppo assicurativo ha aumentato l’utile del 52% a 1.309 milioni, ma i profitti sono meno della metà rispetto al 2007, quando lo stipendio di Bernheim era di 4,83 milioni, inferiore al 2009.
In rialzo, dopo il quasi dimezzamento del 2008, gli stipendi dei vertici Fiat. Luca Cordero di Montezemolo ha ricevuto 5,09 milioni (+55%), Sergio Marchionne 4,78 milioni (+40%), di cui 1,34 di bonus. Fiat ha chiuso il 2009 in perdita per 838 milioni, ma è tornata la cedola per le azioni ordinarie. Al sesto posto un outsider, Mauro Pessi, con 5,1 milioni lordi: il 31 agosto 2009 ha lasciato l’incarico di direttore generale e a.d. della Brembo, dove era arrivato l’anno precedente a 41 anni.
Tra i primi dieci l’unico con stipendio in calo è Pier Francesco Guarguaglini di Finmeccanica, 4,7 milioni lordi (-15% sul 2008). Guarguaglini è il più pagato tra le società controllate dallo Stato, grazie a un premio di 3,11 milioni per il quale può essere definito «Mister Bonus». Dietro di lui Paolo Scaroni dell’Eni, con 4,27 milioni (+40%), di cui 2,82 di bonus. L’Eni ha dimezzato gli utili a 4,37 miliardi, ma per Scaroni è scattato l’«incentivo monetario differito» triennale.
Il banchiere più pagato è Alessandro Profumo di UniCredit, con 4,27 milioni lordi (651mila di bonus), il 23% in più del 2008, meno della metà del record 2007. Unicredit ha fatto meno utili di Intesa Sanpaolo, ma Profumo ha guadagnato più del concorrente, Corrado Passera (con 3,5 milioni lordi, +27%, di cui 1,5 di bonus). La busta paga di Passera è tornata ai livelli del 2007, quando Intesa aveva però 5,8 miliardi di utile, più del doppio del 2009. Una lieve crescita, 32mila euro, per il presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi, con un totale 3,28 milioni, mentre l’utile netto consolidato di Mediobanca è diminuito del 99,9% a 2,4 milioni.
Aumenti di stipendio per Franco Bernabè di Telecom Italia con 3,13 milioni (+76%) di cui 1,35 di bonus e Vittorio Merloni di Indesit con 3,17 milioni (+40%), di cui 1,35 di bonus. Flavio Cattaneo di Terna ha raddoppiato a 1,9 milioni, con i positivi risultati del bilancio 2009 (+135% l’utile netto a 771 milioni, con plusvalenze per 417 milioni) e l’aumento del 20% del dividendo.
In calo del 40% circa i compensi dei tre figli di Salvatore Ligresti, poco sotto i tre milioni, stabili Rodolfo De Benedetti (1,6 milioni) e Pier Silvio Berlusconi (1,469 milioni).