Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

DILEMMA A SINISTRA: SCALFARI FILOSOFO O DIVINIT?

Se non fosse il Sacerdote del laicismo la maiuscola con Lui è d’obbligo di quello che considera il Concordato un colpevole cedimento al Vaticano, si potrebbe dire che nella biblioteca Bibli, già prima che il rito cominci, si respira odore di santità. Laica naturalmente. Signore dai capelli bianchi e mise griffata, mescolate a studenti impegnati, aspettano Lui. Eugenio Scalfari, però, oggi non è qui come il Fondatore. Non solo, almeno. Qui, nel tempio della guache caviar romana, si parla in terza persona di lui presente, seduto in prima fila come Pensatore e/o Filosofo. Il libro in questione è di Angelo Cannatà: ”Eugenio Scalfari e il suo tempo”, edizione Mimesis. Comincia Antonio Gnoli, capo della cultura di Repubblica, raccontando di quando l’Arguto, a proposito del libro, gli raccontò di aver detto all’autore desideroso di scrivere: «Stia attento, perché se scriverà un libro su di me a favore, c’è il rischio che la ignorino o la stronchino. Le dò un consiglio: ne scriva uno contro». Risatine tra il pubblico. chiaro che di Lui non si può che scrivere bene. Il punto, semmai, è un altro: che Pensatore è Eugenio Scalfari? In quanto italiano, spiega Gnoli, non può prescindere da Croce e da Gentile. Ma ciò che più lo ha formato sono gli illuministi. Voltaire, Montaigne, certo. Ma in particolare Diderot. Di cui il Pensatore e/o Filosofo è «innamorato e sedotto». In questi ultimi anni, comunque, il Nostro si è lasciato sedurre da un altro filosofo: Nietzsche. In particolare dal Nietzsche che rivaluta il corpo e ne fa fondamento della morale. Mah. Cosa ci piace di questo Scalfari nietzschiano? Che in lui, dice Gnoli, «non troverete mai nulla di salvifico».
Per la verità Concita De Gregorio, direttore dell’Unità, ma per tanti anni firma della Repubblica, qualcosa di salvifico l’ha trovato. Il Fondatore, più che un giornale-partito e prima di una palestra professionale, ha creato una scuola etica. Dove si insegna «ad affrontare la vita con certi codici morali». Persino con un certo «lessico». Così che i discepoli del Fondatore, anche quando vanno in missione ai confini del mondo, per esempio lei all’Unità, e poi si incontrano, si riconoscono. Perché hanno lo stesso linguaggio, la stessa etica. Tipo? Hanno imparato a chiedersi, di fronte ai fatti da raccontare, qual è il senso, la chiave. (Che, con tutto il rispetto per il Fondatore e i suoi discepoli, è regola praticata da tutti i giornali di questo mondo). In effetti, ammette Concita, allora sembrava normale. Poi,
nei bui anni berlusconiani, si è imparato che quel modo di fare giornalismo era «un argine da difendere», qualcosa da «preservare dall’imbarbarimento dilagante». Un baluardo civico. In sintesi: la Repubblica è una casa in cui il Fondatore ha insegnato il rispetto delle regole, il senso della responsabilità, il vivere civile. Qualcosa che ancora «ci illumina» e «illumina». L’Illuminato che illumina. Ma anche questo non basta a spiegare chi è Colui che siede in prima fila. L’aiuto decisivo arriva da Giancarlo Bosetti, direttore di Reset, che racconta di tutte le volte in cui, da capocronista dell’Unità, ha sospirato: «Meno male che Scalfari c’è». Citazione che provoca trattenute risa tra il pubblico. Non si sa se per il collegamento con Cristicchi o con Silvio. «Meno male che Scalfari c’è» l’ha pensato negli anni di Piombo, leggendo illuminati editoriali del Nostro sul sequestro Moro. E poi negli anni ”80, quando la corruzione dilagava e il Nostro tuonava contro Craxi. Oppure quando alzava la voce contro Oriana Fallaci, preoccupata dall’avanzata dell’Islam, paragonandola a Le Pen. «Meno male che Scalfari c’è», pensò Bosetti. Come tutte le volte in cui il Nostro ha polemizzato con Galli Della Loggia o con Angelo Panebianco. «Meno male che c’è». Solo una critica gli muove: un laicismo eccessivo. Ben lontano, nota, dall’apertura che c’è nei democratici americani, i quali per far approvare la riforma sanitaria non hanno disdegnato di scendere a patti con gli anti-abortisti. Il pubblico rumoreggia. Il Nostro alza un sopracciglio di disapprovazione. Ma, si sa, anche nei processi di canonizzazione qualche macchia si trova.
Elisa Calessi, Libero 14/4/2010