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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

CECILIA STRADA PRESIDENTE NEL NOME DEL PADRE

A nove anni dormiva con la foto di suo padre Gino sotto il cuscino. A dieci anni Cecilia Strada è andata fino a Quetta in Pakistan, a un passo dal confine afghano, per vedere da vicino il lavoro di questo suo padre chirurgo sempre in mezzo ai guai. «E’ stata la prima volta che mi ha detto che da grande voleva venire in giro con me», racconta il fondatore di Emergency. Sono passati un bel po’ di anni, Cecilia adesso ne ha trenta, e ha mantenuto la promessa di inseguire il suo sogno di bambina. Laureata in sociologia - con una tesi manco a dirlo sulle donne afghane - Cecilia Strada è da due anni la presidente di Emergency. Succede a sua madre Teresa, morta l’anno scorso. Dopo aver lavorato per anni sotto coperta della Ong fondata da suo padre quindici anni fa, con l’irruzione nell’ospedale di Lashkar Gah dei servizi segreti di Kabul e delle forze dell’Isaf, Cecilia Strada è diventata anche un volto televisivo, una voce sui giornali.
«Mi piaceva di più stare nell’ombra», dice lei, da sabato impegnata tra una conferenza stampa e un biberon, tra una chiamata al satellitare con gli altri volontari di Emergency rimasti a Kabul e un cambio di pannolini. Lo scorso novembre è nato Leone, il suo primo figlio. Il marito è Maso Notarianni, portavoce di Emergency e direttore di Peacereporter. «Cerco di organizzarmi. Se le donne afghane tornano nei campi dopo il parto io posso pure stare in ufficio», ripete a tutti quello che glielo chiedono. Del suo lavoro predestinato è più che innamorata. Ma non è l’unica cosa che la unisce al padre che da bambina vedeva quattro volte l’anno quando andava bene.
Il piglio è lo stesso. Cecilia Strada lo ha ripetuto un milione di volte, anche in questi giorni, anche quando le polemiche si facevano insopportabili: «Le persone ferite, sul tavolo operatorio, sono tutte uguali. Di fronte a loro la distinzione fra guerra e atto di terrorismo perde valore. Mica si può far dipendere tutto da chi getta le bombe». E poi stanno dalla stessa parte, lei e suo padre, anche quando parlano di calcio: «Quando mi sono messa con Maso, Gino mi ha chiesto se era interista». L’altra passione è il cinema. Ma tra i ricordi più belli c’è una vacanza spensierata tanti anni fa, un coast to coast negli Stati Uniti: «Alla faccia di chi dice che Gino sia antiamericano».