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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

DAI SINDACI AI GOVERNATORI, I NUMERI DEL CROLLO

Un lento e apparentemente inarrestabile declino iniziato il 24 gennaio 2008 con la caduta del governo Prodi II. da allora che il Pd perde consensi, credibilità e soprattutto eletti. Se l’emorragia a Roma (14 deputati e 9 senatori in meno) e in Europa (-4 europarlamentari) è ammortizzata da una complicata alchimia politico-matematica, il dato degli enti locali è netto: 7 governatori, 75 sindaci importanti (11 nelle metropoli tra cui Roma), 32 presidenti di provincia (2 nel 2008, 26 nel 2009 e 4 quest’anno) e dozzine di consiglieri in meno. Anche sulle percentuali non c’è scampo. Dal 33,2% del 2008 il Pd è crollato al 25,9% di marzo 2010. Mentre l’esercito dell’ex Armata rossa si assottiglia, Pierluigi Bersani parla come Alì il Comico, il capo della propaganda irachena che continuava a dire che il regime di Saddam Hussein non sarebbe mai caduto mentre gli americani liberavano Baghdad e le statue del Rais venivano abbattute. In questa sua coraggiosa mission impossible ricalca quasi alla perfezione le orme dei suoi predecessori. Il quasi che stona è Walter Veltroni, che se ne andò quando il Pd era il primo partito italiano (Forza Italia e An non erano ancora confluite nel Pdl): un risultato «politico» che oggi suonerebbe come un trionfo.
Ma è qui che serve il primo ragionamento: su quel 33,2% del 2008 ha contribuito e non poco la vulgata (decisamente «bipartisan») del voto utile contro i cespugli della galassia di sinistra, da Rifondazione ai Verdi. Perché la soglia di sbarramento al 4%, confermato anche alle Europee 2009, ha cancellato la sinistra estrema dal Parlamento a tutto vantaggio di Pd e Italia dei Valori, che hanno preso più seggi perché i loro ex alleati non ne hanno preso uno. La matematica non sarà un’opinione, ma con la politica e i meccanismi elettorali qualche volta va d’accordo. Vediamo perché.
Alle Politiche del 2008 alla Camera per il Pd sono stati eletti 206 deputati (da 220 del 2006, -14) e 114 senatori (-9 dai 123 del 2006) ai quali andrebbero sottratti i 9 eletti tra Camera e Senato dei Radicali. La distanza «politica» dal centrodestra, depurata della soglia di sbarramento ai partiti di sinistra che hanno gonfiato il dato del Pd, la danno i numeri del Pdl: in due anni il principale partito del centrodestra ha guadagnato 62 deputati (270 da 208 di Forza Italia e An) e 35 senatori (dai 109 di Fi-An ai 144 Pdl). Come si vedrà, il combinato disposto del voto utile e della soglia di sbarramento è venuto in soccorso del Pd anche alle Europee del 2009. Il Pd ha eletto 21 europarlamentari (da 25 dell’Ulivo nel 2004), l’Idv li ha addirittura triplicati (da 2 a 6) mentre la sinistra è rimasta a zero. Nel centrodestra invece il Pdl è salito a 32 eurodeputati (dai 25 di Fi e An), la Lega ha raddoppiato i seggi (da 4 a 8), mentre l’Udc ne ha perso uno (da 5 a 4). Questa sostanziale tenuta del Pd si scontra con il numero dei voti persi: oltre 2,1 milioni di voti rispetto alle precedenti Europee (-21%) e oltre 4,1 milioni di voti rispetto alle politiche del 2008 (-34%).
Sono le elezioni amministrative il vero banco di prova, dove le alchimie della legge elettorale non incidono più di tanto. Tra il 2008 e il 2010 sono passati di mano 75 città tra cui Roma, 32 province e sette Regioni. Nella sempre ostile Sicilia il Pd è passato dal 26% e 24 consiglieri al 18,8% e 19 consiglieri. La potente Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, non riuscì neppure ad avvicinarsi al 41,6% di Rita Borsellino che sfidava l’Udc Totò Cuffaro (53,1%) e contro Raffaele Lombardo (65,3%) si fermò al 30,4%. Undici punti secchi in meno. Ma la prima a cadere è stata il Friuli Venezia Giulia: la sconfitta dell’uscente Riccardo Illy ha portato in dote 15 consiglieri (29,9%) dai 19 del 2003 (31,4% la percentuale di Ds e Margherita). Poi è toccato all’Abruzzo, dove si è votato il 14 dicembre del 2008 per lo scioglimento anticipato legato all’inchiesta giudiziaria sull’allora governatore Pd Ottaviano Del Turco. Il Pd prese il 19% e sette consiglieri dal 33,3% di Quercia e Margherita del 2005 (allora gli eletti furono 12). Un dimezzamento, o giù di lì. L’ex segretario Walter Veltroni, l’uomo del 33,2% mollò il Pd dopo l’incredibile sconfitta alle Regionali della Sardegna di Renato Soru. Era il 17 febbraio dell’anno scorso: il Pd prese il 24,4% contro il 31,1%, il patron di Tiscali (gettonatissimo, dato vincente e persino avversario di Veltroni alla segreteria) perse 8 punti e finì al 42% e rotti dal 50% del 2004. E siamo alle Regionali del 2010, con la sconfitta in Piemonte, Lazio, Campania e Calabria. Il povero Alì Bersani non fa nemmeno più ridere...