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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

FOGLIO ARTICOLI - MANO STRANIERA SUL DEBITO ITALIANO SFIORATI I 1800 MILIARDI, MET ALL´ESTERO - ROMA

In un anno il debito pubblico italiano è cresciuto di 87 miliardi, ha raggiunto - secondo i dati del febbraio scorso di Bankitalia - quota 1.795 miliardi. Un record con cifre da capogiro. Nel 2010, secondo i documenti ufficiali del governo, dovrebbe raggiungere il 117,3 per cento del Pil. Una spina conficcata nel fianco dell´economia italiana da molto tempo e che rende ormai un miraggio il raggiungimento del parametro di Maastricht che imporrebbe la riduzione del debito al 60 per cento del Pil. Un traguardo dal quale dopo la crisi 2007-2008 sono lontani ormai molti paesi.
Ma c´è un nuovo aspetto che viene tenuto sotto stretta osservazione dagli analisti e riguarda la quota di debito pubblico, cioè titoli di Stato, Bot e Btp, detenuta in mani straniere, cioè oltreconfine. Si tratta delle «posizioni patrimoniali sull´estero», come si chiamano in gergo tecnico, puntualmente diffuse dalla Banca d´Italia, e che hanno registrano una vera e propria esplosione negli ultimi anni. Basti pensare che il debito pubblico italiano collocato su piazze straniere era pari al 36,5 per cento dell´intero debito nel 2003 e che a settembre del 2009 - cui si riferiscono gli ultimi dati diramati - è salito di quasi 8 punti percentuali raggiungendo il 44,3 per cento. In tutto si tratta di 780 miliardi di Bot, Btp e Cct in mani straniere. Banche e grandi finanziarie che possono decidere di sottoscrivere o meno, con l´occhio ai giudizi delle agenzie di rating.
Nella recente crisi greca l´Italia non è stata aggredita dalla speculazione: in primo luogo perché, come vanta il governo, il deficit-Pil è rimasto ancorato al 5 per cento trasmettendo ai mercati il messaggio che il nostro paese tiene le briglie abbastanza serrate sulle spese. Ma anche perché il debito in mani straniere, in pratica ostaggio dei mercati finanziari, è compensato da circa 500 miliardi di titoli esteri in mani italiane. Di conseguenza, a conti fatti, la posizione netta del nostro paese sull´estero ammonta a circa il 20 per cento del Pil mentre la posizione della Grecia (che non può contare sulla stessa apertura del mercato dei titoli) risulta superiore all´80 per cento. Ciò non toglie che la guardia deve restare alta perché i volumi stanno aumentando: la lettera dell´Fmi del 30 marzo scorso parla di un debito italiano «vulnerabile agli shock esterni», riconosce che è ben gestito ma richiama nuovamente l´opportunità di ridurlo.
Tutto torna alla questione dei conti pubblici, ma stavolta con un occhio anche alle cause che favoriscono la crescita del debito estero, a partire dal calo delle esportazioni e dalla perdita di competitività. Più scontato il ruolo delle finanze pubbliche e i dati di Bankitalia e Tesoro confermano che la situazione resta critica. Le entrate fiscali sono ancora in calo: del 2,5 per cento nel febbraio di quest´anno per Via Nazionale e dell´1,4 per cento nel primo bimestre per Via Venti Settembre. Il Tesoro tuttavia resta fiducioso: da un confronto con gli altri paesi europei - spiega una nota - emerge una «buona tenuta». In particolare, spiega il Dipartimento delle Finanze, nel primo bimestre dell´anno le entrate in Germania hanno accusato una flessione del 5,3 per cento e in Spagna del 3,6 per cento.