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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

ALLARMI INASCOLTATI PER 15 ANNI I CAPI DI ROMA SI VERGOGNINO" - MILANO

Professor Massimo Cacciari, Prodi lancia il "Pd federale", ma Bersani mostra freddezza e boccia un eventuale "Pd del Nord". Lei che ne pensa?
«Guardi, io comincio dall´ineffabile Prodi. Uno che dovrebbe vergognarsi di parlare adesso. E con lui dovrebbero vergognarsi tutti: D´Alema, Rutelli, Fassino. Sì: ma come si fa a venire a proporre adesso il partito federalista dopo che per 15 anni, tutti assieme, non hanno voluto ascoltare?».
Arrabbiato, professore?
«Arrabbiato? Io userei il turpiloquio, ma so già che lei non lo riporterebbe. Non ci sarebbe neppure da discutere un minuto: se non vogliono far morire il Pd in pochi mesi, serve subito il Partito Democratico del Nord, con Sergio Chiamparino segretario. E Bersani deve capirlo: subito, ma forse è già troppo tardi».
Perché?
«Dopo la farsa di Mantova, ho paura che sia già troppo tardi. In politica servono le idee giuste, ma ci sono anche dei tempi da rispettare. E il tempo quei signori lo hanno lasciato trascorrere da almeno 15 anni. Vuole che le faccia l´elenco di tutti gli allarmi inascoltati?»
Proviamoci. Li ricorda tutti?
«Eccome, a cominciare dal 1995 quando radunai a Venezia D´Alema, alcuni sindaci leghisti e il mio amico Giorgio Lago, allora direttore del Gazzettino. La Lega aveva appena rotto con Forza Italia e se avessimo continuato con quel dialogo non sarebbe mai tornata con Berlusconi. Occorreva però una struttura politica che seguisse il Nord e che si infilasse come un cuneo tra Forza Italia e il Carroccio. Crede che mi abbiano dato retta?».
Poi che cosa è successo?
«Nulla. Ad ogni ogni tracollo, ci riunivamo, rilanciavamo l´idea, la chiamavamo Ulivo, nuovo partito, persino Pd del Nord, la offrivamo ai vertici nazionali, ma dopo non accadeva nulla. Nel 2001, con la sconfitta di Rutelli, ne riparlammo io e Aldo Bonomi con Prodi e Fassino e proponemmo il modello del partito socialista catalano, federato con quello nazionale. Ci furono persino delle riunioni con Chiamparino e con Penati: anche in quel caso invano. L´ultima volta è avvenuto dopo la vittoria di Berlusconi nel 2008. Si avviò il coordinamento dei segretari regionali del Pd del Nord: si è riunito una sola volta, poi basta. Una cosa da ridere».
Adesso, però, Prodi mette sul tavolo qualcosa che assomiglia alla vostra idea di allora. Almeno questo glielo concederà?
«Ripeto, Prodi e gli altri devono innanzitutto vergognarsi e poi fare un´autocritica precisa. La verità è che nel centrosinistra italiano nessuno paga mai il dazio per gli errori. La questione mi sembra evidente: la sinistra ha il problema del Settentrione d´Italia. Un posto dove non conta più. Che cosa credono dunque i nostri dirigenti nazionali: di vincere le elezioni e poi di governare senza il Piemonte, la Lombardia e il Veneto? Se è così, allora io dico che sono dei pazzi e che bisogna farli ricoverare. Se non è così, si agisca immediatamente: un Pd del Nord autonomo, federato con quello nazionale solo sui temi della politica estera e delle direttive generali dell´economia. Per il resto, indipendenza riguardo al finanziamento, alle strategie, alla dirigenza, alle alleanze e alle candidature. Ammesso che tutte le vacche non siano già scappate dalla stalla... «.
Ma questo parlare di federalismo, visto che il copyright politico del federalismo ce l´ha Carroccio, non è controproducente?
«Le ho fatto l´elenco: era una cosa che dovevamo aver messo in piedi già 15 anni fa. Ora non saremmo qui a discutere su chi l´ha pensata per primo».
Per un eventuale Pd del Nord lei indica la leadership di Chiamparino. Come mai?
«Perché c´è solo lui con un simile prestigio al Nord. Più volte in passato abbiamo condiviso queste proposte, anche se Chiamparino alla fine manifesta sempre certe timidezze da piemontese e soprattutto da ex comunista. Ma occorre fare il più in fretta possibile: ora tocca a Bersani. L´ultimo treno sta passando e forse l´abbiamo già perso».
Proprio il sindaco di Torino spiega però che, oltre a un partito radicato nel territorio, servono delle idee da offrire alla gente. Ci sono queste idee?
«Mi creda: a bizzeffe. Con Michele Salvati, Tito Boeri e Aldo Bonomi ne abbiamo elaborate per anni e su ogni tema possibile. Basta prenderle, scegliere quelle più utili, modificarle e poi agire. Senza tentennamenti e senza farci trascinare dal primo che parla: un Nanni Moretti o i tanti giustizialisti che si affacciano ogni giorno sulla scena».