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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

NADAL, IL TENNIS NON E’ TUTTO «CHIEDIMI SE SONO FELICE»

Due o tre cose su Rafael Nadal Parera da Manacor, isola di Maiorca, 6 Slam e 23 anni. falso che, di persona, sia esile (sta meditando di tornare alla canotta per dimostrare che, dal trionfale 2008 all’annus horribilis 2009 – più precisamente da Parigi in poi ”, i bicipiti sono sempre gli stessi). vero che sa di dopobarba (di qualità) e che odia il formaggio (mangia la pizza senza). Serissimo, gentile (2 baci a convenevoli, per un totale di 4), sulla difensiva con qualche tic di timidezza, una breve risata come intercalare, con piccolo risucchio del naso incorporato. Accompagnato dal fedele Blackberry, cala nella hall del Montecarlo Bay in ritardo, jeans e elegante sahariana. Tracanna (con cannuccia) acqua gassata. Gli occhi sono due punture di spillo.
Rafa, dodici mesi fa era n. 1 del mondo. Federer giaceva steso sul lettino dello psicanalista. Oggi le parti sono invertite. Roger scappa, Nadal insegue. Che momento è, questo, per lei?
«Felice, più di quello che sembra. Sto giocando bene. Il livello del mio tennis è tornato alto. C’è un margine di crescita, ma piccolo. Manca un po’ di sicurezza, forse. Piccole cose. Fisicamente ora sono al 100%. Integro. Mi è passato pure il dolore al dente del giudizio!».
Come si è rigenerato, nel buen retiro di Maiorca, dopo il k.o. di Parigi e il forfeit per infortunio a Wimbledon?
«Io vivo a Manacor, dove il ritmo è tranquillo e la gente rilassata. La mia serenità nasce lì, dalla possibilità di comportarmi normalmente. Non sono né un vip né un idolo. Sull’isola gli autografi me li chiedono solo i turisti. Mi sveglio guardando il mare, e la giornata parte subito bene».
Qual è stato il ruolo di Maria Francisca, la sua ragazza, nella scalata per risalire al n. 3?
«Ha sempre saputo trovare il suo ruolo. Nei momenti felici e in quelli bui. Studia, ha la sua vita e la sua carriera. indipendente, e questo mi piace. Non è vero che viene più spesso ai tornei: non la vorrei sempre con me, a volte preferisco gli amici o la famiglia. Ma quando decidiamo insieme che Francisca venga, sono felice». Le giornate senza tennis erano lunghe? «Se stai a casa senza poterti allenare, sei triste. Pensavo alla sconfitta con Soderling a Parigi e al ritiro da Wimbledon. Ma non ho mai pensato di dover smettere di giocare. Nunca ».
Undici mesi e 13 tornei. il digiuno più lungo della sua carriera da top-player.
«Vincere non è un’ossessione. Sarei preoccupato se stessi male o non giocassi bene. Ma sono carico, in forma. La vittoria arriverà presto, lo sento».
La bella rivalità con Federer cosa le sta insegnando?
«Per me è fondamentale avere qualcuno così forte e talentuoso là davanti. Roger è un tennista molto più completo di me: per batterlo ho dovuto migliorarmi, alzare l’asticella del mio tennis, tirare fuori il meglio. Lui, in questo, mi aiuta».
 vero che vi scrivete spesso messaggi?
«Ho il suo numero, ci conosciamo da tanti anni, ci sentiamo per felicitazioni, auguri, complimenti. C’è un rapporto cordiale, rispettoso. Quando nel 2009 ha vinto a Parigi, gli ho scritto: ero davvero felice per lui, perché se lo meritava».
Con uno zio ex difensore del Barça, quanto è stato vicino a diventare calciatore?
«Poco, in realtà. Ma sarei stato un attaccante, veloce e molto fisico».
Il suo Real Madrid è in una fase di transizione, un po’ come lei.
«Giocatori, tecnico, progetto nuovo e poco tempo per assemblare tutto. Nella Liga non andiamo male: abbiamo perso el Clasico semplicemente perché oggi il Barça è più forte». Vedrà Inter-Barcellona di Champions? «Certo, e dico Barça: con Messi è la squadra migliore del mondo».
Simpatico il video di «Gipsy» con Shakira.
«Mi sono divertito, Shakira è forte. L’ho conosciuta a Miami, l’ho rivista al ristorante a New York, per caso. Quando si è fatta viva le ho detto subito sì: encantado! ».
 sempre stato intransigente con le regole dell’antidoping. Si è ammorbidito, con l’età?
«Mi spiace che sia passato il messaggio che io non voglio fare i test, perché non è vero. I controlli li faccio e li voglio fare. E voglio che li facciano tutti: il tennis deve essere pulito. Però sono onesto quando dico che le imposizioni dell’antidoping – restare in casa dalle 8 alle 9 del mattino o notificare la lista dei miei spostamenti, dove vado e con chi ”, sono un attentato alla privacy. la mia opinione, naturalmente». Quindi i controlli ve li fanno... «Sempre. Sono stato sorteggiato in ogni torneo che ho giocato quest’anno. La settimana scorsa ero a Manacor e sono venuti a suonare il campanello. Io non chiedo di non farli. Chiedo che le regole siano più ragionevoli. Il tennis è pulito, di test ne facciamo un sacco: io almeno 20 all’anno. Ma non devono essere uno show, qualcosa di clamoroso e plateale». L’emozione più forte vissuta finora? «Wimbledon, ma non è l’unica. Il primo Roland Garros, poi il secondo. Però anche la finale di Roma contro Coria fu emozionantissima». Ai figli, come Federer, pensa mai? Rafa si produce in uno sbadiglio pantagruelico. Sorride: «Ho risposto?». Il suo sogno di felicità. «Ho la salute, gli amici, una bella famiglia. Ho molto più di quello che ho mai sognato. Sono felice. E vincere non cambia nulla. Trionfare a Parigi o a Wimbledon dà una gioia momentanea. quell’altra felicità, quella vera, che mi interessa».
Gaia Piccardi