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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

«I VERI ROMEO E GIULIETTA? VISSERO A SIENA NEL TRECENTO»

Giulietta e Romeo, i più celebri amanti della letteratura universale, non sono di Verona. Vissero, e morirono, a Siena, intorno al 1340. A sostenere questa versione è Anne Fortier, giovane scrittrice danese, autrice di un romanzo, «Juliet», acquistato in 27 paesi e i cui diritti per la riduzione in film sono stati venduti alla Universal. L’anteprima mondiale tocca all’Italia, alla Sperling & Kupfer, che lo manda in libreria in questi giorni con il titolo La chiave del tempo (pp.564, 20,90). Il 18 giugno Anne Fortiere sarà a Siena a presentare il suo libro e a fare da guida tra i palazzi, chiese e sotterranei dove si ambienta la sua storia.
Invenzione romanzesca o ricostruzione basata su documenti? Alla Fiera di Francoforte 2009 Anne Fortier raccontava così la storia di «Juliet». «Agli studiosi di Shakespeare è nota la questione delle fonti di Romeo e Giulietta. Si sa, cioè, che Shakespeare attinse alle traduzioni inglesi della novella di Matteo Bandello che narrava la tragica vicenda dei due amanti di Verona. Bandello, a sua volta, aveva preso la trama dal vicentino Luigi da Porto che aveva raccontato della guerra tra Capuleti e Montecchi e dell’amore impossibile tra Giulietta Capuleti e il giovane Romeo Montecchi. Eruditi e ricercatori, comunque, sanno che la prima versione della storia appare nel Novellino di Masuccio Salernitano, pubblicato nel 1476; e che lì, nella novella numero 33, l’azione si svolge a Siena. I protagonisti, Mariotto Mignanelli e Gannozza o Giannozza Saraceni, si sposano segretamente, e quando lui deve fuggire dopo aver ucciso un eminente concittadino, lei, pur di non sposare un uomo imposto dalla sua famiglia, chiede a un frate un farmaco che la faccia sembrare morta. Nelle successive rielaborazioni, molte cose vengono aggiunte, altre cambiate. Ma il nucleo originario sta qui». Shakespeare, però, non conosceva la novella di Masuccio Salernitano. «No certamente. Ame, però, è servita come punto di partenza per il mio romanzo. Ero venuta in vacanza a Siena, dove mia madre passa molti mesi dell’anno. Cercavo l’idea per una grande storia, la città mi offriva uno scenario incomparabile. Il fatto poi che Siena poteva essere la patria di Giulietta e Romeo ha fatto partire il romanzo».
La chiave del tempo comincia ai giorni nostri. Una studentessa americana, Julie Jacobs, riceve una strana eredità: la chiave di una cassetta di sicurezza di una banca di Siena e una lettera, in cui la defunta zia Rose la invita ad andare a Siena per prendere qualcosa che sua madre le ha lasciato. Sappiamo che la madre e il marito, un Tolomei di Siena, sono morti molti anni prima in circostanze mai chiarite. Dalla lettera della zia, Julie apprende che il suo vero nome è Giulietta Tolomei. Poi, arrivata a Siena e aperta la cassetta, trova un cofanetto che contiene un crocifisso, una edizione tascabile del dramma di Shakespeare, un taccuino con dei disegni, alcune lettere e una serie di dattiloscritti che riproducono passi di una Cronaca del 1340, la novella di Masuccio Salernitano, alberi genealogici e il testo di una maledizione. l’avvio di una pericolosa caccia al tesoro, in cui la protagonista dovrà scoprire che all’ultima discendente dell’appassionata eroina spetta il compito di spezzare il secolare maleficio. Incontrerà un grande amore, ma realizzerà anche che gli antichi odi vivono ancora, che qualcuno la segue, la spia, forse vuole eliminarla. Intorno c’è la Siena dei giorni del Palio, colorati cortei di contrade, suoni e grande eccitazione, rivalità, intrighi, segreti. «Nella Siena del Trecento c’erano famiglie potenti in contrasto perenne, come i Tolomei e i Salimbeni: un’ostilità che risaliva agli scontri fra Guelfi (Tolomei) e ghibellini (Salimbeni). Spesso, per porre fine allo spargimento di sangue, si ricorreva a dei matrimoni combinati tra due giovani delle opposte casate. La tragedia dei due amanti nasce proprio da questa decisione». Ma cosa c’è di vero nella ricostruzione d’epoca? «Mia madre, che ha fatto molte ricerche per me negli archivi senesi, ha rintracciato alcuni episodi che possono aver ispirato l’autore del Novellino. Certo, poi, ho lavorato con l’immaginazione. Mi sono presa tutte le libertà possibili. Con l’idea di far sì che quasi sette secoli dopo una Giulietta e un Romeo potessero finalmente coronare un antico sogno d’amore».
Ranieri Polese