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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

I TORMENTI DI TELECOM

Un gruppo che poggia unicamente su due piedistalli – uno in Italia e l’al - tro in Brasile – con un fatturato di poco superiore a quello fatto segnare nel 2009 (27,16 miliardi di euro, in calo del 6,3% sul 2008) e con 6 miliardi di debito in meno rispetto ai 34 che gravano ancora adesso sulla società. Se dovesse arrivare single al 2012, senza cioè un’in - tegrazione con la spagnola Telefonica che aspira alle nozze da tempo, dovrebbe essere così nei suoi lineamenti più importanti la fisionomia di Telecom Italia per come è stata prospettata alla comunità finanziaria e alla stampa riunita ieri a Rozzano, hinterland milanese, per conoscere i conti del gruppo ed essere aggiornata sul piano industriale dei prossimi tre anni. L’Ad Franco Bernabè ha smentito le nozze nel ”medio per iodo”, ma la storia di Telecom è lastricata di smentite che si avverano e la decisione finale spetterà comunque ai soci e al governo. Il consiglio d’a m m i n i s t ra z i o n e ha confermato nella sostanza la volontà già espressa nel precedente piano, e cioè puntare solo sul Brasile come mercato di crescita esterno all’Italia, dove la società ha una leadership consolidata nel mercato dei cellulari (Tim Brasil) con il 23 per cento di quota di mercato. Lo stesso amministratore delegato Franco Bernabè ha confermato durante i lavori che Telecom Argentina, di cui la società possiede il 50 per cento, dovrebbe uscire dal perimetro del gruppo entro l’anno. L’Antitr ust argentino ha da tempo chiesto la sua cessione, motivata dall’entrata nel capitale italiano di Telefonica che è già presente in forze nel paese sudamericano, ed è in atto una durissima battaglia giudiziaria tra le autorità sudamericane e la società italiana, non disposta a cedere l’asset in fretta e furia con il risultato di svederlo. Ma Tim Telefonica è presente anche nel grande stato verde-oro con l’operatore Vivo, e se le due società si fonderanno, una delle due filiali sarà certamente sacr ificata. Altro capitolo importante, per l’impatto politico delle scelte di Telecom, sono gli investimenti, che hanno una ricaduta sulla competitività economica del Belpaese: nei prossimi tre anni la società metterà sul piatto un totale di 12 miliardi di euro. All’Italia saranno destinati complessivamente 9 miliardi di euro, di cui 3,1 da spendere nel 2010 per l’ammoder namento della rete in fibra ottica e per lo sviluppo delle frequenze radio, in attesa del lancio del Wi-Max di cui Telecom ha acquisito alcune licenze durante l’asta dello scorso anno. Molto o poco? Non è semplice rispondere a priori, e molto si capirà dalla reazione del ministro Claudio Scajola – il diretto interessato a questa voce – ma questa previsione di spesa è comunque in calo rispetto al 2009, quando in Italia la società ha investito 3,5 miliardi. D’al - tronde la ”maledizione” Tele - com Italia sono quei 34 miliardi abbondanti di debiti netti che pesano come un macigno e condizionano le scelte del cda dai tempi del duo Colaninno- Gnutti in poi. La questione Sparkle (frode carosello), che ha tenuto banco in questi due mesi, è stata affrontata in due direzioni: da un lato la società ha provveduto a rettificare i bilanci degli anni compresi tra il 2005 e il 2007 con accantonamenti, che sono voci di costo, per un totale di 507 milioni di euro; dall’altro il cda della controllata nell’oc - chio del ciclone chiederà all’as - semblea di votare l’azione di responsabilità solo nei confronti dell’ex amministratore delegato Stefano Mazzitelli, ancora agli arresti, e non di Riccardo Ruggiero, all’epoca presidente. Non è escluso che la questione torni in un secondo momento, quando ulteriori elementi delle indagini saranno rese note. Sempre sul fronte giudiziario, Telecom ha risposto in comunicato richiesto da Consob a un articolo di ieri del Corr iere della Sera che ipotizzava l’esi - stenza del reato di frode fiscale per l’ex amministratore Carlo Buora e il responsabile della fiscalità di gruppo Robero Moro, tutt’ora in carica, per fatti successi tra il 2003 e il 2006. La società ha dichiarato di essere a conoscenza dei procedimenti, che sono stati già spesati in bilancio per 186 milioni nel 2008 e che non costituiscono comunque fattispecie per attivare la legge 231 del 2001 come nel caso Sparkle. Ieri è stato approvato anche il bilancio 2009, che prevede ricavi consolidati in calo del 6,3 per cento a 27,16 miliardi di euro e utili netti in calo del 26,7 per cento a 1,58 miliardi. Sul calo del fatturato incide molto il pessimo andamento delle attività nei cellulari. Nel 2010 la società ha previsto un ulteriore calo dei ricavi del 2 o 3 per cento, mentre dal 2011 la tendenza dovrebbe invertirsi. Nel totale del periodo 2009-2012 i ricavi dovrebbero crescere comunque a un ritmo del 1 per cento medio annuo.