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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

20 dicembre 1882
Un kamikaze a Trieste
Nella più arcigna caserma della Trieste austriaca, là dove oggi sorge il mausoleo a lui dedicato, un ragazzo di ventiquattro anni pallido e biondo sale sul patibolo con un sorriso irreale. Mentre la corda del boia gli cinge il collo, urla: «Evviva l’Italia! Evviva Trieste Libera!». Si chiama Wilhelm Oberdank ed è il figlio illegittimo di una slovena di Gorizia, che lo ha avuto da un soldato veneto dell’esercito imperiale. Anche Wilhelm viene chiamato a servire l’Austria, ma durante l’occupazione di Sarajevo diserta pur di non sparare addosso ai bosniaci in lotta per l’indipendenza. Fugge a Roma, italianizzando il suo nome in Guglielmo Oberdan. Imbevuto di irredentismo, dopo la morte di Garibaldi si convince che solo un gesto clamoroso potrà «risvegliare l’animo dei giovani dal loro vergognoso torpore». Decide che quel gesto lo compirà lui, lanciandosi come una bomba umana contro l’imperatore Francesco Giuseppe, il marito di Sissi, atteso a Trieste per i 500 anni dell’annessione della città all’Impero. Ma alla vigilia dell’attentato un traditore consegna l’aspirante kamikaze ai gendarmi di Monfalcone. I cuori romantici d’Europa si infiammano. Victor Hugo scrive a Francesco Giuseppe per chiedere la grazia. Gli risponde Giosuè Carducci: «Perdoni il grande poeta, ma Oberdan non è un condannato. È un martire. Egli andò non per uccidere, ma per essere ucciso». E così va a finire: Oberdan giustiziato, Carducci tonante contro «l’imperatore degli impiccati» e le piazze italiane in subbuglio. Le manifestazioni di protesta sono soffocate dal governo con un certo imbarazzo, di cui sul momento non si comprende appieno la ragione. Qualcuno vocifera di un patto segreto che l’Italia avrebbe appena stretto con Austria e Germania. Ma il ministro degli Esteri, che lo ha firmato sette mesi prima, smentisce sdegnosamente. La verità verrà a galla soltanto dopo la Prima guerra mondiale (e l’ennesimo cambio di campo). Nel maggio 1882 la Sinistra al potere aveva ribaltato segretamente la tradizionale politica del nostro Paese, staccandolo dall’influenza della Francia (che ci aveva soffiato la Tunisia) per legarlo alla sorte degli Imperi centrali con un accordo chiamato Triplice Alleanza. «La via fra Roma e Vienna passa da Berlino» era intervenuto il cancelliere tedesco Bismarck, tanto per mettere subito in chiaro chi avrebbe comandato. Il suo disprezzo per il nostro esercito è racchiuso in una battuta: «Questi italiani hanno ottimo appetito, ma pessimi denti. L’unico contributo che mi aspetto da loro è un caporale con la bandiera, un tamburino, e la fronte rivolta verso la Francia invece che verso l’Austria». La fronte di Oberdan si è dunque girata dalla parte sbagliata. Ma svetta così alta e fiera che davanti a essa anche Bismarck deve trangugiare un borbottio di ammirazione.