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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

Quinzi Gianluigi

• Cittadella (Padova) 1 febbraio 1996. Tennista • «Il destino può avere la forma di un vecchio maestro di tennis. ”Signori, Gianluigi ha ”qualcosa’” pronunciò nel 2003 Antonio Di Paolo, navigato uomo di campo del circolo di Porto San Giorgio, provincia di Fermo, Marche. Di fronte a lui una giovane coppia, i coniugi Quinzi. Sorpresi: loro figlio il nuovo Pietrangeli-Panatta? Il coach sapeva quel che diceva: da mesi vedeva quel bimbetto di quasi 7 anni gironzolare sul campo a raccogliere palline, ne aveva intuito un interesse per dritti e rovesci. Un paio di lezioni e nessun dubbio sulla valutazione: un diamante allo stato grezzo. ” un fenomeno. Vede prima la palla. Non so, portatelo in giro, sentite la federazione”. Luca e Carlotta, i signori Quinzi, ne discussero a casa, travolti da quello che il fato sembrava avergli riservato. Lui aveva imbracciato da giovane la racchetta, proprio in quel circolo di cui il papà era stato presidente; lei nazionale di pallamano. Così la decisione prese una piega clamorosamente diversa. ”Il tennis è uno sport internazionale. Fosse vero quel che ci ha detto il maestro, dovremo fare dei sacrifici, ma ne deve davvero valere la pena. Vogliamo un parere? Andiamo all’estero”. E biglietto aereo prenotato per Bradenton, Florida. Destinazione Bollettieri Academy. Il più famoso dei college di tennis, dove sono stati forgiati Agassi e Kournikova, Sharapova, le sorelle Williams, la Seles. Dove sono passati Becker e Sampras. Perfino Borg. Sembrava un gioco, o un sogno, fino a quando il piccolo Gianluigi non incantò il vecchio e scafato Nick. La prima leggenda, il primo aneddoto di questa storia: Bollettieri che nota il giovane Quinzi a cinque campi di distanza. ”Portatemi quel ragazzo laggiù” ordina ai suoi scagnozzi e il piccoletto si ritrova davanti al ”papa”. Senza timori reverenziali lo conquista con i suoi colpi mancini. Borsa di studio, niente retta e foresteria da pagare: status da privilegiato, altro che recluta. il momento del non ritorno. Sono tante le famiglie del tennis italiano che pensano di avere in casa il salvatore azzurro. La decisione è delicata. I Quinzi decidono di continuare la partita. C’è da trasferirsi in Florida? Sarà mamma Carlotta a prendere armi e bagagli, portandosi dietro anche Gianluca, il fratellino minore. Papà Luca supervisionerà dall’Italia. Da buon ingegnere edile investirà sul mattone Usa, approfittando della crisi economica. ”Non potevamo tirarci indietro”. Economicamente parlando non è proprio un salto nel vuoto, grazie a un paio di sponsor che annusano l’aria e decidono di puntare sul piccolo italiano. in Florida che Quinzi jr scopre di essere un cittadino del mondo, nel traffico di un melting pot asiatico, americano ed europeo. Soprattutto dell’Est, i talenti prediletti da Bollettieri per la loro ”fame”. ”Ho fatto molte amicizie, in particolare orientali” confessa Gianluigi, innamorato pazzo del sushi e non solo. ”Ormai passo per quello curioso, che fa mille domande su ogni cosa”. In Italia la notizia della sua avventura a stelle e strisce comincia a diffondersi, tra invidie e incomprensioni. Tanti gli juniores bruciati, così i Quinzi comprendono il pericolo e alzano le barricate. ”Gli sono tutti intorno”. Un fatto quasi inconcepibile per chi vede i big del tennis a Bradenton comportarsi come l’ultima matricola del gruppo. ” davvero tutta un’altra cultura sportiva. Come finirà? Boh, intanto ho imparato l’inglese. O meglio, lo slang...” [...]» (Paolo Rossi, ”la Repubblica” 14/4/2010).