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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

IL SOGNO ATOMICO DI BIN LADEN - NEW YORK

Gli analisti lo chiamano "worst case scenario", lo scenario peggiore, ma non è che gli altri siano più tranquillizzanti. Lo scenario peggiore, dunque, è anche il più semplice da immaginare: Al Qaeda mette le mani sull´atomica nella maniera più facile, afferrando la valigetta nucleare pachistana. Rolf Mowatt-Larssen, un ex detective della Cia, dice che la possibilità che i Taliban travolgano il governo del Pakistan è, appunto, l´ipotesi più drammatica. Ma così non la vede certamente Sayeed Al-Masri, il numero tre di Al Qaeda: «Se Dio vorrà» ha tuonato qualche mese fa «le armi nucleari dei pachistani finiranno nelle mani dei mujaheddin. Che le useranno contro gli americani».
C´è tanto da avere paura: la situazione sarebbe anche più grave a dare retta a certe ricostruzioni. Come quella che giura che «Al Qaeda avrebbe ottenuto almeno 40 armi nucleari dall´ex Unione Sovietica». Serviranno ad attuare il piano battezzato in codice con poca ma macabra fantasia "American Hiroshima". Le armi entrerebbero negli Usa dal confine colabrodo del Messico. Da lì, boom: almeno 4 milioni di americani morti, l´obiettivo di Bin Laden, di cui 2 milioni «dovranno essere bambini. Soltanto a questo punto», giura un altro ex agente, questa volta dell´Fbi, Paul Williams, «Bin Laden considererà vendicati i crimini commessi dall´America nel mondo musulmano».
Spy-story? Errore. L´incubo atomico di Al Qaeda è nero su bianco su «Securing the Bomb», un report realizzato questa settimana dal Belfer Center for Science and International Affairs dell´Università di Harvard. Pagina cinque: «Al Qaeda sta cercando di impossessarsi di armi nucleari e ha ripetutamente cercato di acquisire i materiali e le conoscenze necessarie a fabbricarli». Pagina 13: «Subito dopo gli attacchi dell´11 settembre, Bin Laden e Ayman al-Zawahiri si incontrarono con due importanti scienziati nucleari per discutere di armi atomiche. L´ex capo della Cia George Tenet ha raccontato che i due fornirono ad Al Qaeda una bozza del disegno di un´arma atomica: i funzionari Usa erano così preoccupati che il presidente Bush li spedì a discutere la materia direttamente con il presidente pachistano Musharraf».
Non basta. «Nel 2002-2003, l´Intelligence Usa ricevette una serie di report sul fatto che la cellula in Arabia Saudita di Al Qaeda stava negoziando l´acquisito di tre ordigni nucleari russi». E questo mentre nello stesso periodo Bin Laden in persona cercava di convincere un leader religioso saudita a lanciare una fatwa che autorizzasse l´uso dell´atomica contro i civili americani. Se guerra dev´essere, che sia sempre nel nome di Dio.
L´incubo delle mani di Al Qaeda sull´atomica riemerge periodicamente, riaffacciandosi come il fantasma di Abdul Qadeer Kahn, il padre di quel "bazar atomico" al quale si rifornì una ventina d´anni fa l´asse del male di allora: Iran, Corea del Nord e Libia. Vent´anni dopo, solo il paese di Gheddafi è uscito, a suon di miliardi di dollari concessi, dalla lista nera. Ed è spuntata invece Al Qaeda.
E pensare che alla vigilia dell´11 settembre, la leadership era appunto divisa tra Osama e il suo luogotenente Al Zawahiri da una parte e il numero tre Al Masri dall´altra. Perché investire uomini e denaro nell´attacco aereo?, si chiedeva il secondo egiziano del gruppo. Lui avrebbe preferito proseguire i suoi esperimenti: «Con l´esplosivo convenzionale erano già stati condotti test sull´uso di una bomba atomica».
Dice oggi «Securing the Bomb» che 18 sono stati i casi di perdita o furto di plutonio e uranio arricchito. Ma quello che inquieta di più è la facilità con cui i terroristi si possono impossessare del materiale. Il caso più clamoroso è quello dei blitz nella base Usa belga di Klein-Borge, dove per ben due volte in due anni alcuni gruppi pacifisti sono riusciti a intrufolarsi senza che nessuno li fermasse. La bomba era lì, a portata di mano. Klein Borge è la stessa base che nel 2001 un militante di Al Qaeda confessò di volere attaccare. Sarebbe stata l´apocalisse. E l´11 settembre doveva ancora venire.