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 2010  aprile 09 Venerdì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BONATTI

Walter"

Walter Bonatti, 69 anni, esploratore, e la moglie Rossana Podestà, attrice, si conobbero quando lui era senza soldi, aveva lasciato la prima moglie e abbandonato il lavoro a ”Epoca”, insomma «era con il sedere a terra». Lei, da poco divorziata dal regista Vicario, andava dicendo ai giornalisti che Bonatti era «più bello di Gary Cooper» e con lui sarebbe fuggita subito su un’isola deserta, anche solo per portargli le macchine fotografiche. Un giorno Walter le scrisse «una lettera epica», poi le telefonò (erano i primi di giugno) per dirle che magari sarebbe passato a trovarla in ottobre. Alle sette di sera richiamò: «Forse vengo prima, a luglio». Alle nove, altra telefonata: «Arrivo dopodomani». Si diedero appuntamento a Roma, davanti alla scalinata dell’Ara Coeli, il 3 giugno 1980. Rossana aspettò più di un’ora, poi lo cercò dall’altra parte della scalinata: «Ma che razza di esploratore è, se si perde davanti all’Ara Coeli?» (Emanuela Audisio, Il Venerdì, 07/01/2000).

La cima del K2 (8.616 metri d’altezza) fu raggiunta il 31 luglio del 1954. La spedizione, guidata da Ardito Desio, impiegò due mesi per arrivare alla vetta, e durante l’impresa Mario Puchoz morì per edema polmonare (21 giugno). Il 29 luglio venne decisa la strategia: bisognava portare l’ossigeno al campo più alto, dove si trovavano Compagnoni e Lacedelli. Furono incaricati Walter Bonatti e il portatore Mahdi, i quali dapprima scesero a prendere le bombole e poi risalirono, superando un dislivello di 700 metri con un peso di 20 chilogrammi sulle spalle. Compagnoni e Lacedelli non si fecero trovare al punto stabilito. Prima di notte Lacedelli rispose alle continue chiamate di Bonatti e ordinò di lasciare lì le bombole. Bonatti e Mahdi (che in seguito subirà anche delle amputazioni per il congelamento) passarono la notte accucciati sulla parete a 8.100 metri d’altitudine. Nella relazione ufficiale, il bivacco di Bonatti non venne mai citato e si disse che l’assalto finale fu effettuato senza l’aiuto dell’ossigeno (e. a. su la Repubblica del 21/06/01).

Quando il professor Desio fu messo a capo della spedizione per il K2, fece passare sotto silenzio la denuncia del giovane Walter Bonatti, sacrificato dalla macchina della spedizione (Enrico Camanni, La Stampa 14/12/2001).

[...] Il più giovane componente della spedizione, Walter Bonatti (anni 24) è subito insorto. Per quarant’anni Bonatti ha scritto, raccontato l’autentico K2, traendone l’amara conclusione, che nel nostro Paese, la verità fatica ad affermarsi proprio quando l’evidenza la soccorre, e ancora: che al mondo si viene immancabilmente puniti per le proprie buone azioni. Nel ’95, Bonatti, vinse (’il caso K2, quarant’anni dopo’), la menzogna, anche alla luce di testimonianze (impressionante, quella del dottor Marshall, di Melbourne) che sono inconfutabili. Fu un giallo ad ottomila metri, il K2. Il fuoco centrale del ’giallo’ è risaputo. Bonatti ha assunto volontariamente il ruolo estremo di trasportare fino ad una quota limite (metri 8100), nono campo base, il treppiede e le bombole d’ossigeno, che sarebbero servite a Compagnoni e a Lacedelli per l’ultimo balzo. Con Bonatti sale l’hunza Mahdi. Compagnoni e Lacedelli hanno spostato la tenda (per evitare una zona franosa, dicono) così che quando Bonatti e Mahdi giungono al punto convenuto, nell’oscurità incombente non possono che constatare l’assenza dei compagni. dramma pieno ad un’altezza abissale, oltre ottomila metri, con un freddo polare. Richiami ed urla. ’Lino e Achille dove siete, fatevi vivi’. Finalmente nel buio il brillio di una luce e la voce di Lacedelli: ’Non vorrai che stiamo fuori tutta la notte a gelare per te. Avete l’ossigeno? Lasciate le bombole e scendete subito’. ’ impossibile’, replica Walter. ’Mahdi è impazzito, farnetica, minaccia’. Non riesce a Bonatti di trattenere Mahdi fino al sorgere del sole. A quel... tepore, Bonatti miracolosamente si riprende. Pone in bella mostra il treppiede e le bombole così che Compagnoni e Lacedelli le trovino. Muniti di ossigeno i due raggiungono la vetta. La storia che ne segue è risaputa. Un perfido silenzio circonda dapprima Bonatti, a cui la relazione nega il fondamentale apporto all’exploit. Il cortometraggio ufficiale lo ignora. Bonatti ne scrive da pari suo (I giorni grandi). Lo accusano di avere sottratto ossigeno dalle bombole disposte da Compagnoni e Lacedelli. Un reato impossibile a verificarsi essendo gli erogatori in possesso esclusivo di Compagnoni e Lacedelli. La testimonianza cronometrica del dottor Marshall e una sentenza del Tribunale di Torino depongono a favore di Walter Bonatti. Ardito Desio non è più. Ha ricevuto onorificenze. Ho chiesto un giorno di poterlo intervistare. Nessuna risposta. Il dirigente del Cai, che aveva promesso di intercedere per me, è rimasto muto. ’Era un dirigente piuttosto su’ mi hanno riferito. Piuttosto su, appunto» (Mario Fossati, ”la Repubblica” 14/12/2001).

Le polemiche più gravi ed ”eterne” (ci sono voluti 53 anni per ave re la parola fine), quelle legate alle bombole di ossigeno che Walter Bonatti, insieme al l’hunza Mahdi, portò fino a circa 8.100 m per la cordata di punta. La quale però non si trovava nel punto concordato. Né si fece trovare nonostante un contatto vocale a sera già scesa. Così il giovane Bonatti e il suo compagno pakistano furono costretti a un drammatico bivacco all’addiaccio. Tutto bene? No, perché nella relazione ufficiale, scritta da Desio in base alle indicazioni dei soli Compagnoni e Lacedelli, l’apporto di Bonatti fu cancellato e poi colui che, nel frattempo, era diventato l’alpinista più forte al Mondo fu addirittura accusato d’aver utilizzato l’ossigeno delle bombole (impossibile: non aveva la maschera), che per questo si sarebbero esaurite ben prima della vetta (Scheda biografica COMPAGNONI Achille).

"Oggi agli idoli sportivi imbottiti di droga tutto viene perdonato perché sono l´immagine del paese" (Walter Bonatti). Framm.78997

LACEDELLI Lino, compagno di Bonatti nella scalata al K2: « Ho riconosciuto che quella notte Bonatti non trovò il nono campo perché l’avevamo montato in un luogo diverso da quello concordato; Compagnoni aveva voluto così, io avevo insistito per non muoverci più, non sono riuscito a convincerlo; sono andato in colpa anch’io, ma lì per lì non avevo capito che lui non voleva essere raggiunto da Bonatti. La mia versione e quella di Bonatti coincidono. Il punto su cui Bonatti non avrà soddisfazione è quello dell’ossigeno. Proprio non so perché si sia intestardito tanto su questa storia. Può dire tutto quello che vuole, magari la teoria è come dice lui; ma la realtà è che a un certo punto l’ossigeno è mancato. Agli americani era successa la stessa cosa sull’Everest: l’ossigeno che sarebbe dovuto bastare si esaurì. Anche perché noi siamo partiti verso la vetta alle 7 e 30, non alle 8 e 30 come dice Bonatti. Ma in questi anni non ho mai disconosciuto i suoi meriti» (Aldo Cazzullo, ”Corriere della Sera” 12/8/2004).

Ardito Desio (1897-2001), guidò nel 1954 la spedizione sul K2. La vetta fu conquistata da Compagnoni e Lacedelli. Un ruolo importante ebbe Walter Bonatti che portò fin quasi alla cima le bombole di ossigeno. Desio non riconobbe i meriti di Bonatti e non lo citò nella relazione ufficiale. Seguirono 40 anni di polemiche, non sopite (Il Giornale 25/02/2006, Giancarlo Perna).

Nei primi mesi del 1957 è ancora vivo lo sgomento per una tragedia alpinistica avvenuta alla fine di dicembre del 1956. Due giovani alpinisti francesi partono per scalare il versante della Brenva del Monte Bianco. Nel corso della scalata incontrano il famosa alpinista Walter Bonatti che guida un cliente. Il gruppo porta a termine insieme l’ascensione. Poi le due cordate si separano: Bonatti si dirige verso la cima del Bianco, mentre i Francesi tentano una rischiosa discesa diretta verso Chamonix. Ben presto però si perdono nella tormenta di neve restando intrappolati al bordo di un seracco. I soccorsi tardano a partire e, nonostante l’intervento di Lionel Terray ed la partenza di un elicottero, non hanno successo (Corriere della Sera Magazine 11/01/2007, Aldo Grasso).